Gaetano, non mescoliamo le carte. : )))
...Parente... di chi ???
E poi: cosa cambia che sia parente povero dell'amore, o che sia un parente (nostro?) povero, cioè carente di amore?
Il risultato è sempre lo stesso.
Sotto altro aspetto, per adombrare che non si tratta di un parente dell'amore avresti dovuto scrivere: Sesso: un (e qui possibilmente un aggettivo, tipo caro) parente povero d'amore. Il doppio senso sarebbe rimasto, ma sarebbe stato intuibile.
Ecco: sesso, un caro parente povero d'amore.
Se volevi dire questo, non ti pare suoni meglio? : ))))
In caso contrario, fammi capire... : ((
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 18) di altri utenti.
Come lo chiamiamo? Club degli inurbani, disurbani, extraurbani, misurbani, sovraurbani, ultraurbani, ipourbani, cataurbani...?
Ecco, io propenderei per cataurbani.
Nel sostantivo composto, la rara preposizione di derivazione greca catà, che può assumere vari significati, dà all'espressione un significato insieme ricercato ed evanescente, e si presta quindi più di altre all'utilizzo del fattore sorpresa (secondo me essenziale, quanto meno a farsi 4 risate...). : ))
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 12) di altri utenti.
Non vedo espedienti retorici nel rivolgersi al vento. Che c'è di strano? Non hai mai parlato col vento?? : )
E poi, dalla prigione alla zolla di terra i semi non possono arrivarci diversamente.
Quanto alla metrica, ognuno è libero di usarla o meno.
Altrimenti, a furia di limare, quando un oggetto è di sostanza delicata si rischia di ritrovarsi polvere tra le mani.
Infine quell'affacciarsi alla vita non mi pare un riaffacciarsi.
In quanto tale mi comunica un sentire molto poeticamente velato, che allude a qualcosa di molto diverso da una pura e semplice liberazione.
La stessa prigione, poi, in questo senso, è tutta da inture.
E dunque: prima di pensare a metriche e lavori di lima, badiamo d entrare in sintonia con ciò che l'animo umano ha voluto esprimere, ma soprattutto con ciò che esprime il NOSTRO animo.
Di fronte all'arte, gli artisti siamo noi.
Possiamo solo tentare di dire ciò che abbiamo sentito.
Al limite, Agostino: non senti niente, non ti piace, e tutto OK.
C'è gente che ha sfregiato la pietà di Michelangelo.. : )
Ma tentare di "capire" un artista è l'operazione più risibile che possa immaginarsi. Ancor più ridicolo è consigliargli cosa debba cambiare.
Sono discorsi da apprendisti, da primo anno di istituto d'arte. : ))))
Rinnovo il 10, Flavia.
PS: non capisco come Tina, con la sua splendida sensibilità, possa essere coinvolta in tutto questo, anche solo per semplici legami di parentela. Un vero mistero.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 25) di altri utenti.
Sì, mi rendo conto che detto così possa apparire una visuale truce..
Ma ti assicuro che è meglio che moneta contante.
Certe esperienze, soprattutto, se vissute con forza e superate, fortificano lo spirito. Ti possono rendere un gigante.
Dico sul serio.
Eh, devo darti cinque... : )))
Ma se l'ho detto proprio a te pochi giorni fa..
Certo che sì.
Lo sono stato.
Ora esercito però solo su pensieri e parole.
(Ah, no: rompo le scatole pure da qualche altra parte, ma solo per consulenza a giovani colleghi di primo pelo).
Però dimmi ora perché me lo chiedi.
Ho forse scritto qualcosa che assomigliasse a una comparsa di risposta? : )))
13 anni e 6 mesi fa
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...Parente... di chi ???
E poi: cosa cambia che sia parente povero dell'amore, o che sia un parente (nostro?) povero, cioè carente di amore?
Il risultato è sempre lo stesso.
Sotto altro aspetto, per adombrare che non si tratta di un parente dell'amore avresti dovuto scrivere: Sesso: un (e qui possibilmente un aggettivo, tipo caro) parente povero d'amore. Il doppio senso sarebbe rimasto, ma sarebbe stato intuibile.
Ecco: sesso, un caro parente povero d'amore.
Se volevi dire questo, non ti pare suoni meglio? : ))))
In caso contrario, fammi capire... : ((
Ecco, io propenderei per cataurbani.
Nel sostantivo composto, la rara preposizione di derivazione greca catà, che può assumere vari significati, dà all'espressione un significato insieme ricercato ed evanescente, e si presta quindi più di altre all'utilizzo del fattore sorpresa (secondo me essenziale, quanto meno a farsi 4 risate...). : ))
E poi, dalla prigione alla zolla di terra i semi non possono arrivarci diversamente.
Quanto alla metrica, ognuno è libero di usarla o meno.
Altrimenti, a furia di limare, quando un oggetto è di sostanza delicata si rischia di ritrovarsi polvere tra le mani.
Infine quell'affacciarsi alla vita non mi pare un riaffacciarsi.
In quanto tale mi comunica un sentire molto poeticamente velato, che allude a qualcosa di molto diverso da una pura e semplice liberazione.
La stessa prigione, poi, in questo senso, è tutta da inture.
E dunque: prima di pensare a metriche e lavori di lima, badiamo d entrare in sintonia con ciò che l'animo umano ha voluto esprimere, ma soprattutto con ciò che esprime il NOSTRO animo.
Di fronte all'arte, gli artisti siamo noi.
Possiamo solo tentare di dire ciò che abbiamo sentito.
Al limite, Agostino: non senti niente, non ti piace, e tutto OK.
C'è gente che ha sfregiato la pietà di Michelangelo.. : )
Ma tentare di "capire" un artista è l'operazione più risibile che possa immaginarsi. Ancor più ridicolo è consigliargli cosa debba cambiare.
Sono discorsi da apprendisti, da primo anno di istituto d'arte. : ))))
Rinnovo il 10, Flavia.
PS: non capisco come Tina, con la sua splendida sensibilità, possa essere coinvolta in tutto questo, anche solo per semplici legami di parentela. Un vero mistero.
Ma ti assicuro che è meglio che moneta contante.
Certe esperienze, soprattutto, se vissute con forza e superate, fortificano lo spirito. Ti possono rendere un gigante.
Dico sul serio.
Ma se l'ho detto proprio a te pochi giorni fa..
Certo che sì.
Lo sono stato.
Ora esercito però solo su pensieri e parole.
(Ah, no: rompo le scatole pure da qualche altra parte, ma solo per consulenza a giovani colleghi di primo pelo).
Però dimmi ora perché me lo chiedi.
Ho forse scritto qualcosa che assomigliasse a una comparsa di risposta? : )))