Scusatemi, ma sono abituato a dare un senso preciso alle parole, sia quelle che scrivo che quelle che leggo. Chi vuole evitare malintesi, per favore parli chiaro come faccio io; o si astenga dall'interloquire.
Vi prego quindi caldamente di non riprendere l'argomento "concorso" con pannicelli caldi, vaghi accenni a critiche immotivate, o generiche convalidazioni che mi suonano sinceramente come untuose "captationes benevolentiae". Personalmente non intendo più parlare dell'argomento, tranne, come ho detto, per avanzare proposte che lo ottimizzino per il futuro, sempre che anche questo non venga ritenuto fuori luogo, dal popolo o dallo staff. Ove però ne riparliate asserendo, in maniera imprecisa, che siano state mosse critiche esagerate anziché considerazioni precise e documentate, non posso non riaprire un libro che per parte mia considero definitivamente chiuso,per chiarire in dettaglio il mio pensiero a chi ancora non lo avesse compreso.
Per me dunque l'argomento è chiuso.
...E vediamo se questa volta si può tornare a leggere e scrivere aforismi e poesie. : ))
La risposta è esatta.
Sai quale è il problema? E' che gli uomini vivono al massimo 100 anni, e non 500 o 600. Le cose si dimenticano presto, e per ogni vecchio uomo smaliziato prossimo al grande viaggio nascono sempre nuovi pollastri e faraoni che "non avevano conosciuto Giuseppe".
Tuttavia, ripeto: le cose serie ci sono, e come: bisogna però fare opera di pulitura.
E' normale.
Un po' come con le aragoste.
Ma buttare via tutto, quello no.
Nel campo dell'agire umano, non conta ciò che è, ma ciò che dovrebbe essere.
L'uomo, che il fine della convivenza sociale sottopone alla necessità di norme imposte dall'esterno, è in realtà padrone di se stesso, e legge a se stesso.
E' quindi non fruitore, ma creatore di realtà.
A me sembra che Tina si ponga su questo piano: non cioè sul piano di ciò che è, ma sul piano di ciò che dovrebbe essere.
D'altra parte, l'assurdo di norme MORALI imposte dall'esterno viene in chiara evidenza ove si pensi che, diversamente dalla norma giuridica, cui è necessaria la mera osservanza esteriore anche senza adesione interiore, una norma morale non può dirsi rispettata se non nella condivisione ed adesione totale.
E' questo il motivo per cui Cristo, nel discorso della montagna, parla del "non desiderare". Il desiderio dell'atto immorale viene equiparato tout court alla sua esecuzione.
Tuttavia, ciò che asserisce Vincenzo non è a mio avviso da gettar via. Solo chi conosce il male può rifiutarlo appieno: la conoscenza del male era necessaria...
Del resto, nulla di nuovo: "i pubblicani e le prostitute vi precedono nel rego dei cieli". L'ha detto Lui.
Ed è testualmente evangelico che il primo essere umano a giungere in Paradiso, insieme a Cristo, fu un ladro, messo in croce insieme a lui.
Per questo motivo non dobbiamo mai giudicare: rischiamo davvero di condannare persone migliori di noi... e, così facendo, condanneremmo noi stessi.
Vi prego quindi caldamente di non riprendere l'argomento "concorso" con pannicelli caldi, vaghi accenni a critiche immotivate, o generiche convalidazioni che mi suonano sinceramente come untuose "captationes benevolentiae". Personalmente non intendo più parlare dell'argomento, tranne, come ho detto, per avanzare proposte che lo ottimizzino per il futuro, sempre che anche questo non venga ritenuto fuori luogo, dal popolo o dallo staff. Ove però ne riparliate asserendo, in maniera imprecisa, che siano state mosse critiche esagerate anziché considerazioni precise e documentate, non posso non riaprire un libro che per parte mia considero definitivamente chiuso,per chiarire in dettaglio il mio pensiero a chi ancora non lo avesse compreso.
Per me dunque l'argomento è chiuso.
...E vediamo se questa volta si può tornare a leggere e scrivere aforismi e poesie. : ))
Sai quale è il problema? E' che gli uomini vivono al massimo 100 anni, e non 500 o 600. Le cose si dimenticano presto, e per ogni vecchio uomo smaliziato prossimo al grande viaggio nascono sempre nuovi pollastri e faraoni che "non avevano conosciuto Giuseppe".
Tuttavia, ripeto: le cose serie ci sono, e come: bisogna però fare opera di pulitura.
E' normale.
Un po' come con le aragoste.
Ma buttare via tutto, quello no.
L'uomo, che il fine della convivenza sociale sottopone alla necessità di norme imposte dall'esterno, è in realtà padrone di se stesso, e legge a se stesso.
E' quindi non fruitore, ma creatore di realtà.
A me sembra che Tina si ponga su questo piano: non cioè sul piano di ciò che è, ma sul piano di ciò che dovrebbe essere.
D'altra parte, l'assurdo di norme MORALI imposte dall'esterno viene in chiara evidenza ove si pensi che, diversamente dalla norma giuridica, cui è necessaria la mera osservanza esteriore anche senza adesione interiore, una norma morale non può dirsi rispettata se non nella condivisione ed adesione totale.
E' questo il motivo per cui Cristo, nel discorso della montagna, parla del "non desiderare". Il desiderio dell'atto immorale viene equiparato tout court alla sua esecuzione.
Tuttavia, ciò che asserisce Vincenzo non è a mio avviso da gettar via. Solo chi conosce il male può rifiutarlo appieno: la conoscenza del male era necessaria...
Del resto, nulla di nuovo: "i pubblicani e le prostitute vi precedono nel rego dei cieli". L'ha detto Lui.
Ed è testualmente evangelico che il primo essere umano a giungere in Paradiso, insieme a Cristo, fu un ladro, messo in croce insieme a lui.
Per questo motivo non dobbiamo mai giudicare: rischiamo davvero di condannare persone migliori di noi... e, così facendo, condanneremmo noi stessi.