Che possa l'uomo abbandonare la forza come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e individuali. Che ogni uomo possa ricordare di essere al mondo per un atto di amore. Che le diversità possano costituire patrimonio comune anziché motivo di diffidenza. Che ogni religione abbia un unico senso: l'amore. Che i politici possano scomparire dalla faccia della Terra, lasciando il posto a uomini comuni animati da onestà, buona volontà e possenti zebedei. Che possano scomparire tutte le lacrime, salvo quelle di gioia, MA in misura moderata. Che possa l'anno nuovo, cioè il fatidico 2012, non seppellirci tutti, ma lasciare in vita solo coloro che, incapaci di ipocrisia, siano capaci di amore non solo nella profondità della propria anima, ma anche nella superficie delle proprie azioni.
So sprach Pino Freda, che regala a Silvana Stremiz, consigliata in uno a Herman Hesse, Kahlil Gibran, Pablo Neruda, e - mi pare - anche Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi, un bel 10 di incoraggiamento come presente (e futuro) per il nuovo anno.
Detto il che, mi associo ai buontemponi che già iniziano gli spari dei botti di Capodanno.
P+A+X V O B I S C U M.
COMUNICAZIONE PER LO STAFF: un sesto senso mi dice che la frase, sicuramente di Blake (1757-1827), molto difficilmente può essere stata "composta Domenica 9 Gennaio 2011". :: //
Ah, ecco... Il dannato profilo...
Seguirò il tuo consiglio.
Quanto a questo nuovo brano (e nuovo exploit di Zarathustra), io... ho qualche dubbio.
Secondo me, ciascuno di noi può fabbricare da sè una proposta di destino, non il proprio destino.
Tempo fa, in una giornata molto ventosa, ero a spasso con il mio cagnolino; quando, d'improvviso, dinanzi a noi, cadde la tegola di un tetto, frantumandosi al suolo con grande fracasso. Cadde a non più di un metro dai miei piedi, e di fianco alla testa del caro e piccolo cagnolino, che mi precedeva. Era grossa, e poteva uccidere. Ma così non fu.
Ora vedi, per quanto io o Zarathustra o chiunque possiamo fantasmagoricamente riconoscere o partorire il nostro destino, e con ciò tramutarci in dèi, bastano un coccio e un pò di vento a mandare un essere umano al creatore...
Il destino, a me pare, lo si può riconoscere dopo, non prima che si sia compiuto.
Prima, c'è sempre una possibilità che il destino sia in realtà l'opposto di quello che appare.
Hai seguito i miei post, e ti parlo per esperienza personale: io ho lottato contro il destino apparente, e ho vinto.
Certo, Hesse e Zarathustra mi diranno: "No, no: il tuo destino era in realtà la tua volontà, tu hai partorito il tuo destino..".
Belle chiacchiere. "Prima", mi avrebbero detto l'opposto. Nessuno ci avrebbe scmmesso un centesimo bucato.
Io ho combattuto, e ho vinto il mio (solo apparente) destino.
In barba a Zarathustra, a Hesse e a chiunque appoggi la sciabola senza lottare.
Secondo me però, anche lottando, non ci si trasforma in dèi.
Solo in esseri umani...
Ti aspetto sulle barricate, Giulio. ; )))))
So sprach Pino Freda, che regala a Silvana Stremiz, consigliata in uno a Herman Hesse, Kahlil Gibran, Pablo Neruda, e - mi pare - anche Alessandro Manzoni e Giacomo Leopardi, un bel 10 di incoraggiamento come presente (e futuro) per il nuovo anno.
Detto il che, mi associo ai buontemponi che già iniziano gli spari dei botti di Capodanno.
P+A+X V O B I S C U M.
Seguirò il tuo consiglio.
Quanto a questo nuovo brano (e nuovo exploit di Zarathustra), io... ho qualche dubbio.
Secondo me, ciascuno di noi può fabbricare da sè una proposta di destino, non il proprio destino.
Tempo fa, in una giornata molto ventosa, ero a spasso con il mio cagnolino; quando, d'improvviso, dinanzi a noi, cadde la tegola di un tetto, frantumandosi al suolo con grande fracasso. Cadde a non più di un metro dai miei piedi, e di fianco alla testa del caro e piccolo cagnolino, che mi precedeva. Era grossa, e poteva uccidere. Ma così non fu.
Ora vedi, per quanto io o Zarathustra o chiunque possiamo fantasmagoricamente riconoscere o partorire il nostro destino, e con ciò tramutarci in dèi, bastano un coccio e un pò di vento a mandare un essere umano al creatore...
Il destino, a me pare, lo si può riconoscere dopo, non prima che si sia compiuto.
Prima, c'è sempre una possibilità che il destino sia in realtà l'opposto di quello che appare.
Hai seguito i miei post, e ti parlo per esperienza personale: io ho lottato contro il destino apparente, e ho vinto.
Certo, Hesse e Zarathustra mi diranno: "No, no: il tuo destino era in realtà la tua volontà, tu hai partorito il tuo destino..".
Belle chiacchiere. "Prima", mi avrebbero detto l'opposto. Nessuno ci avrebbe scmmesso un centesimo bucato.
Io ho combattuto, e ho vinto il mio (solo apparente) destino.
In barba a Zarathustra, a Hesse e a chiunque appoggi la sciabola senza lottare.
Secondo me però, anche lottando, non ci si trasforma in dèi.
Solo in esseri umani...
Ti aspetto sulle barricate, Giulio. ; )))))