Oggi, a 5 mesi di distanza, la leonessa che dorme è sulla bocca dell'amica piumarossa70, nella mia pagina personale.
L'ho cercata (la lonessa), l'ho trovata, e mi sono sciroppato con attenzione tutta questa discussione, sviluppatasi quando ancora non avevo iniziato le mie peregrinazioni su questo sito.
Della frase, io percepisco innanzitutto che la saggezza dorme. E questo non è una bella cosa, perché la saggezza, per potere operare nel mondo, dovrebbe essere sempre ben sveglia.
Ma, a quanto pare, è una leonessa: nobile animale, con cui però c'è poco da scherzare. E poi, non potrà dormire in eterno.
Ecco: forse impostandola in questi termini la discussione sarebbe stata più interessante e costruttiva.
Personalmente, preferisco parlare chiaro.
Ma rispetto chi parla per enigmi. E' anche simpatico: alla fine, un rebus è una sottile opera dell'ingegno...
Prendersela con la sfinge, che senso ha? E' come stracciare una settimana enigmistica sotto l'ombrellone perché non si riesce a risolvere un rebus...
Comunque secondo me questa discussione ha dimostrato, cme meglio non poteva, che quella leonessa dorme per davvero.
E mi chiederei: "Ma il leone, dov'è??"
Perché dove c'è una leonessa di solito c'è anche un leone: e se si sveglia il leone, incazzato per giunta, sono veramente cavol(e)oni amari...... : ))))
Mi sembra credibile che lo abbia detto lui: a differenza di tanti professoroni di oggi (mi vengono in mente Zichichi e Odifreddi, che, quantunque su opposti versanti e l'un contro l'altro armati, accomuno, insieme a Sgarbi e Stephen Hawking, nella medesima categoria degli "intellettuali mediatici" di recente venerazione), Einstein era solito fare sfoggio più di quanto non conosceva che di quanto conoscesse. Ne è prova il suo ultimo scritto, in cui testualmente asseriva: "secondo la mia opinione, siamo ancora lontani dal possedere una base concettuale della fisica alla quale poterci in qualche modo affidare" (prefazione al volume "50 anni di relatività"- ed. Giuntine 1955, scritta da Einstein il 4 aprile 1955, cioè 14 giorni prima della m0rte).
D'altra parte, quanto alla frase di cui è commento, mi sembra che il problema se essa sia o meno di Einstein rivesta una rilevanza esclusivamente filologica, posto che il non conoscere noi stessi (e quindi anche l'energia che ci fa vedere,sentire, parlare e pensare) è problema antico quanto il mondo e tuttora irrisolto; problema che non aveva bisogno di Einstein per essere evidenziato.
Ove dovesse dunque perdurare l'incertezza circa l'autore della frase, con grande entusiasmo, e sottoscrivendola pienamente, mi dichiaro disposto ad assumerne la paternità. : ))
L'ho cercata (la lonessa), l'ho trovata, e mi sono sciroppato con attenzione tutta questa discussione, sviluppatasi quando ancora non avevo iniziato le mie peregrinazioni su questo sito.
Della frase, io percepisco innanzitutto che la saggezza dorme. E questo non è una bella cosa, perché la saggezza, per potere operare nel mondo, dovrebbe essere sempre ben sveglia.
Ma, a quanto pare, è una leonessa: nobile animale, con cui però c'è poco da scherzare. E poi, non potrà dormire in eterno.
Ecco: forse impostandola in questi termini la discussione sarebbe stata più interessante e costruttiva.
Personalmente, preferisco parlare chiaro.
Ma rispetto chi parla per enigmi. E' anche simpatico: alla fine, un rebus è una sottile opera dell'ingegno...
Prendersela con la sfinge, che senso ha? E' come stracciare una settimana enigmistica sotto l'ombrellone perché non si riesce a risolvere un rebus...
Comunque secondo me questa discussione ha dimostrato, cme meglio non poteva, che quella leonessa dorme per davvero.
E mi chiederei: "Ma il leone, dov'è??"
Perché dove c'è una leonessa di solito c'è anche un leone: e se si sveglia il leone, incazzato per giunta, sono veramente cavol(e)oni amari...... : ))))
D'altra parte, quanto alla frase di cui è commento, mi sembra che il problema se essa sia o meno di Einstein rivesta una rilevanza esclusivamente filologica, posto che il non conoscere noi stessi (e quindi anche l'energia che ci fa vedere,sentire, parlare e pensare) è problema antico quanto il mondo e tuttora irrisolto; problema che non aveva bisogno di Einstein per essere evidenziato.
Ove dovesse dunque perdurare l'incertezza circa l'autore della frase, con grande entusiasmo, e sottoscrivendola pienamente, mi dichiaro disposto ad assumerne la paternità. : ))
Chissà che, nel silenzio della pesca, tu non senta il suono di un'arpa... : )))