Come chi si mett'al mattin'un sassolino nella scarpa per sentire sollievo la sera quando se lo toglie. Oltre l'idiozia pura. Semmai l'opposto: "La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile dell'infelicità".
L'Essere parmenideo e il Divenire eracliteo sono due speculàri estremizzazioni-assolutizzazioni logiche autocontraddittorie. Qualora fosse tutt'Essere, verrebbe eternizzata pure l'esperienza fenomenica del divenire, la quale dunque esisterebbe anch'essa da sempre e per sempre. Idem se fosse tutto Divenire: allora esso sarebbe perenne, le sue ininterrotte discontinuità costituirebber'un continuum altrettant'ininterrotto e i suoi incessanti cambiamenti designebber'un'immutabile costante.
Quanto possa essere solid'un piacere fondato su dell'illusioni consapevoli, e persino coscientemente vane, proprio non lo so.
"Tutto il piano della natura intorno alla vita umana si aggira sopra la gran legge di distrazione, illusione e dimenticanza. Quanto piú questa legge è svigorita tanto piú il mondo va in perdizione." Ipse dixit.
"Was mich nicht umbringt, macht mich stärker" ("Götzen-Dämmerung", 1888-9). In italiano: "Il crepuscolo degli idoli" (https://www.google.it/search?tbm=bks&q="ciò+che+non+mi+uccide,+mi+fa+più+forte").
Bah: ciò che non c'uccide, ci prolunga l'agonia.
"Tutto il piano della natura intorno alla vita umana si aggira sopra la gran legge di distrazione, illusione e dimenticanza. Quanto piú questa legge è svigorita tanto piú il mondo va in perdizione." Ipse dixit.
Bah: ciò che non c'uccide, ci prolunga l'agonia.