Dal dramma in un atto unico "Salomè", scritt'in francese nel 1892 ("le mystère de l'amour est plus grand que le mystère de la mort") e tradott'in inglese l'anno successivo: "the mystery of love is greater than the mystery of death". La frase non è così ottimista come potrebbe sembrare a una prima lettura, anzi, signific'affermare ch'il sinora irrisolto problematico enigma dell'amore è più grave dell'altro. Perciò equival'a sostenere ch'a tutt'oggi "the misery of love is greater than the misery of death".
Invece nel nichilismo postmoderno si viv'il carpe diem immanentista ch'annienta svalutandoli tant'il futuro quant'il passato, mentre risparmia col suo "presentismo" solo l'hic et nunc dove risiede l'attuale soggettività.
"Harvie Krumpet" d'Adam Elliot, Oscar al miglior cortometraggio d'animazione nel 2004.
Prima d'attribuire spiegazioni ovvi'e liquidatorie al fallimento generazionale, bisognerebb'avere l'umiltà, l'onestà, la lucidità e il coraggio di chiedersi se la propri'idea alternativa del mondo fosse poi così giust'e corretta, dunque se dovevamo cambiar'anzitutto noi ma non ci siamo riusciti oppur'addirittura ci siamo riusciti però in peggio.
"Les miroirs feraient bien de réfléchir un peu plus avant de renvoyer les images" (voce off, "Le sang d'un poète", 1930, https://books.google.it/books?id=Sy3udhFGWXUC&pg=PA52&dq="Les+miroirs+feraient+bien+de+réfléchir+un+peu+plus"
Penso che si possa tracciare un discrimine tra "fallito" e "perdente": il secondo è colui che rinuncia in partenza, mai contagiato dal desiderio di provarci, fare un tentativo, intraprendere la ricerca, cercare di riuscire nell'impresa. Si dà per sconfitto a priori.
"Harvie Krumpet" d'Adam Elliot, Oscar al miglior cortometraggio d'animazione nel 2004.
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