Certo non all'altezza dell'originale di McTiernan, ma non più mediocre degl'altri sequel del franchise. Incasinato al massimo, almeno cerca di divertire, se non fosse per una trama che coinvolge una discutibile teoria scientifica a favore della neurodiversità: le persone autistiche con qualità savant rappresenterebber'un passo in avanti nel percorso evolutivo umano.
Le solite 4 idee della Disney (qui: "Finding Mommy") in formato Marvel. Mentre ti sforzi di fartelo piacere, t'accorgi che lo stai già dimenticando e confondendo con tutti gl'altri, sempr'uguali eppure ripetuti all'infinito. Mirabolant'esempio di creatività.
Carriera quasi 20ennale, Chiesa parte dal cinem'impegnato e con ambizioni autoriali mentr'ora è spiaggiato su remake spagnoli, scritti con la moglie e prodotti dalla Colorado. Storia convenzionale s'una famiglia estesa/allargata, personaggi e attori da macchietta, dialoghi con risate o lacrime sporadiche e a comando, piacerà a chi s'accontenta di poco, molto poco.
Eli Roth si cimenta in un fantasy familiare che vorrebb'essere un Harry Potter diretto da Tim Burton, però con rituali satanici e demoni come l'Azazel de "Il tocco del male" (Hoblit, 1998). Disastroso.
"Bela Lugosi's Dead Bela Lugosi's dead
Bela Lugosi's dead
Undead, undead, undead
Undead, undead, undead."
Bauhaus 1982, tormentone musicale del film. "Dead or undead", il cinem'italiano? Ma Bela Lugosi aka Drac.ula vive morèndo e muòre vivendo, come Sorrentino e Virzì, così involontariamente sc.ult da trascendere pur'il metacinematografico e raggiungere l'iperrealismo: più i loro lavori son'osceni, più diventano rappresentativi della realtà odierna e verranno ricordati nonché rivalutati proprio per il loro valore di testimonianza epocale.
C'è un punto del film che può esserne la chiave di lettura, quando Dick James, fondatore nel 1969 dell'omonima casa discografica "DJM Records" (appunto "Dick James Music Records") e già nel 1963, con Brian Epstein, della Northern Songs che mise sotto contratto i Beatles, dice a Reginald Dwight: "Questi brani sono deprimenti... Al 99% questa roba è di mèrda. Ma è l'1% che m'interessa. Scrivetemi canzoni che i vecchi barboni fischieranno per strada." Elton John e Bernie Taupin si ripresentarono con "Your Song", una delle innumerevoli ballate alla McCartney composte dal duo, e Dick James commenta: "Favolosa. È la cosa migliore da Let It Be". Falso, ma la musica degli anni '70 stava vivendo una fase nuova, diversa e involutiva. Orchestrazioni barocche, pianoforti al posto delle chitarre elettriche, il symphonic rock, il glam rock, il progressive rock, le rockstar rimpiazzate dalle popstar, dai performer e dai vocalist. Elton John e Bernie Taupin hanno svolto un ruolo centrale in tale allontanamento dal paradigma della composizione rock. Sono pochissime le loro canzoni che fanno eccezione, e non è un caso che corrispondano agl'attimi di gran lunga più potenti del film: "Crocodile Rock" (che non aprì il concerto al Troubadour poiché non era stat'ancora scritta), la cover di "Pinball Wizard" di Pete Townshend per il film "Tommy" (Ken Russell, 1975), la straordinaria "Rocket Man", che trascende ogni categorizzazione. Il regista Dexter Fletcher coglie due occasioni su tre per catapultarsi nella visionarietà, più di preciso in un audiovisivo sospeso fra tempo ed eternità. Decent'e interessante il resto (un musical camuffato da biopic, eppure sincero), però in quei due istanti s'avverte il brivido del grande cinema.
La saga non sarebbe dovuta esister'affatto, iniziando e finendo col primo capitolo. Una volta accettata la decisione opposta, il canovaccio è stato rispolverato tante volte e spesso con una conclusione decente. Ma qui siamo in casa Disney e perciò il family movie domina anche tra gli X-Men: "So quello che devo fare adesso... proteggere la mia famiglia" ("I know what I need to do now... protect my family"). Basta, è troppo.
Sbagliando tempi e modi della black comedy e dello humor inglese, il regist'affronta fallimento e delusione per via omeopatica: il suo film non ha quasi nulla di salvabile.
Torrenziale ma scorrevole biopic su Gerhard Richter: matrice televisiva cosparsa di frasi fatte (sull'arte e quant'altro) e paradossali scene di nudo con attori d'eugenetica bellezza. von Donnersmarck si ripresenta ossessionato dalla memoria d'una storia ch'invece non è ancora affatto passata ("Lui è tornato", Wnendt 2015).
Bela Lugosi's dead
Bela Lugosi's dead
Undead, undead, undead
Undead, undead, undead."
Bauhaus 1982, tormentone musicale del film. "Dead or undead", il cinem'italiano? Ma Bela Lugosi aka Drac.ula vive morèndo e muòre vivendo, come Sorrentino e Virzì, così involontariamente sc.ult da trascendere pur'il metacinematografico e raggiungere l'iperrealismo: più i loro lavori son'osceni, più diventano rappresentativi della realtà odierna e verranno ricordati nonché rivalutati proprio per il loro valore di testimonianza epocale.