Esperienze


Scritto da: Lina Viglione
in Diario (Esperienze)
Non si può avere tutto. Solo la nostra mente a farci credere nella fortuna o nella sfortuna. Nella paura che qualcosa vada di traverso ci affidiamo alla presunta fortuna, e se non tutto va secondo i nostri piani ci consideriamo sfortunati. Cambia in base alle nostre azioni e i nostri pensieri.
La fortuna oggi viene considerata spesso legata al denaro, alle vincite di denaro o di beni che appagano i nostri vizi o le nostre passioni.
La fortuna al contrario è solo una buona sorte, basta avere un po di salute, e mettere ogni giorno un piatto in tavola per mangiare, un lavoro, dei figli che ti danno appagamenti, queste sono le vere fortune!
Lo sfortunato non è chi gioca al lotto e non vince, quello è uno che sperpera solo soldi, lo sfortunato è chi viene abbandonato dalla società, non ha nessuno che lo aiuti, non ha amici, non ha un lavoro, e non ha neppure una casa, l'ammalato nel letto, chi sta sulla sedia a rotelle, e anche il drogato. Coloro che non pensano a questo è davvero sfortunato nella sua vita... e non nella vita.
Composto sabato 1 gennaio 2005
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    Scritto da: Lina Viglione
    in Diario (Esperienze)
    La fortuna e la sfortuna. Fortuna e sfortuna non esistono è un fatto di convincimento che noi ci facciamo, insomma noi ogni giorno possiamo dare una modificazione la nostra vita anche con fatti banali quindi saremmo noi a dare origine alla sfortuna e alla e fortuna. La fortuna è una convinzione mentale, ed è soggettiva. Ognuno la vede secondo prospettive diverse. Io credo che la fortuna sia un sintomo di un pensiero al quanto positivo verso noi stessi e verso ciò che ci circonda. Se fosse davvero esistita la fortuna, allora saremmo stati tutti degli esseri perfetti, in quanto io credo che se qualcosa esiste, esiste per sempre e non si dissolve o compare a momenti. Se ad esempio, noi ribadiamo che è il nostro "giorno fortunato" quando in questo giorno ci va tutto per il verso giusto. Il contrario, invece, se ci va tutto di traverso. Ecco, proprio in questo esempio possiamo notare molto bene che la fortuna non è sempre presente, e ciò ci porta alla compimento che la fortuna non esista affatto. A parer mio, quindi, la fortuna è solo un caso e per la maggior parte delle volte ci appare solo quando pensiamo in positivo. Quindi se un tizio "abbia fortuna" quando il suo pensiero viene influenzato dalla "positività" in quanto, noi persone umani, posizioniamo la nostra vita da soli, attraverso pensieri positivi o negativi, che determiniamo appunto la fortuna o la fortuna. Quindi la fortuna è solo il nome che viene dato ad uno stato che giovi a noi stessi, e questa situazione favorevole a per noi viene individuato da pensieri positivi. Poiché la fortuna e la sfortuna sono frammenti della stessa medaglia. In sé non ci saranno mai cose fortunate e cose sfortunate. È il loro mutamento che le porta a... prendere da un lato o dall'altro.
    Composto domenica 1 gennaio 2006
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      Scritto da: Lina Viglione
      in Diario (Esperienze)
      La fortuna non aspetta noi. A parere mio la fortuna è un qualche cosa che abbiamo dentro di noi. Ciascuno di noi è più o meno fortunato nella propria vita. La fortuna sono le opportunità che ci pervengono, che traspaiono, o entrano nel nostro quotidiano e sta poi a noi acciuffarle e saperle riconoscere. Tante volte sono a tal punto bizzarre e grande le occasioni che si riconoscono che è come bere un bicchier d'acqua, altre volte siamo molto favoriti dalla sorte ma non lo vediamo nemmeno, anche se è ad un palmo dal nostro naso. La fonte siamo sempre noi, perché se la nostra fortuna è qualcosa che ci spetta, vuol dire che siamo noi a crearcela. La creiamo con delle azioni che a prima vista possono essere casuale o scontate, quotidianamente e etc, ma siamo sempre comunque noi a crearcela. Arrivare a questa conclusione che si potrebbe rivolgere a chi ha la capacità di prediligere davvero il futuro, il resto dei comuni mortali se la vedono arrivare all'improvviso... è davvero fortunato.
      Composto domenica 1 gennaio 2006
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        Scritto da: Lina Viglione
        in Diario (Esperienze)
        Credere o non credere nella fortuna? La fortuna è solo il nome che diamo al caso quando sembra appoggiarci. Ovvero è un termine pubblico barbaro che indica il potere casuale che ha una una persona nel fare qualcosa che non ne era in ogni caso capace. Certamente non esiste quella signora bendata che raffiguravano gli antichi. E non esiste nemmeno un'entità a se stante, capace di scelte, di stime e di antipatie, che possiamo qualificare come fortuna. Non più di quanto sussiste la gloria in sé o lo splendore in sé, salvo che come opinioni. E ormai nessuno crede più che le nozioni esistano al di fuori della mente degli uomini. Se la fortuna è un buon concetto, se ne può tentare una descrizione, restanti tuttavia lontani da miti mitologie e preconcetti. Restando cioè convinti che non esiste la signora bendata che ogni tanto bacia qualcuno dando luogo a una vincita della lotteria. La casuale per la quale si riscontra una meteora, per esempio la pioggia, è del tutto ignota ai più. Dunque il fatto che piova un giovedì mentre voleva andare al mare proprio quel giorno è considerato sfortuna. In verità, più che di sfortuna, si tratta qui ignorantaggine. Il meteorologo, in possesso di questi dati, avrebbe potuto avvertire: "possibilità di pioggia al ottanta per cento". Il che oltre tutto avrebbe lasciato ancora un venti per cento alla "fortuna" cioè all'impossibile. Quindi solo gli uomini sciocchi aspettano il giorno fortunato. Ma ogni giorno è fortunato... ma per chi sa darsi da fare.
        Composto sabato 1 gennaio 2005
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          Scritto da: Marco L.
          in Diario (Esperienze)
          Le canne, la vodka, ed il vino avevano provocato in me uno stadio di viaggio nell'entroterra dei miei neuroni.
          Volevo evadere, dimenticare ma cazzo, sto loop mi perseguita, non me ne fregava nulla della sua camminata, dei suoi abiti alla moda o da stracciona, del suo fisico, delle sue forme, delle diete assurde e delle troppe sigarette che fumava, io avevo bisogno del suo sguardo, volevo solo il suo cuore, ma è sempre così complessa come cosa, lei è lontana, forse con altri, ed io con altre, forse stasera aurora è intenzionata a darmela, ma che amarezza tutto ciò. Io volevo quel cuore, quelle sfumature di carattere, volevo solo litigarci ancora, ridere e farla ridere, ormai non ricordo nulla eppure... Chissà se il suo fratellino cresce bene, se ancora fa judo, chissà se lei dorme la notte, se rilegge o guarda qualcosa, e porco cane, vorrei solo andare avanti, vorrei solo farmi i fatti miei, ma non ci riesco, come se avessi un legame con lei... Una croce, un ancora. Sprofondo. Annego.
          Composto venerdì 3 novembre 2017
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            Scritto da: As.82
            in Diario (Esperienze)
            L'esperienza è quella cosa che la vita ci insegna giorno dopo giorno, continuamente, diversamente tutti i giorni ed infine, stimolante a noi stessi, al fine di renderci "capaci" di affrontarne nuovamente ma con "corazze" diverse, le sfide che nell'arco della nostra esistenza possono accaderci una seconda volta.

            Oggi, voglio definire "l'esperienza" che mi ha portato a ripercorrere ancora una volta uno sbaglio.
            Lo sbaglio, non è stato ne amare; ne ricadere nell'errore del compiere determinate cose che non starò qui a descrivere.
            L'esperienza, è stata stavolta ben capita, concepita, assuefatta da me medesimo, e con questa parte della mia vita che ho vissuto, posso dire a me stesso che, come nel disegno sono bravo a "copiare", nell'ultimo anno, non questo, ma quello prima, ho saputo benissimo copiare gli errori che avevo già fatto in passato, capendo, solamente in quest'anno trascorso, che quello, è stato l'esatta copia di un'esperienza già vissuta, metabolizzata ed infine, ripercorsa.

            Certo, errare è umano e perseverare è diabolico, ma nell'errare ho capito che perseverare è stato ciò che non fa parte di me; che il continuo flagellarmi dei miei pensieri è stato così utile a me stesso da farmi capire che nella vita non si può essere sempre del tutto sinceri, a volte, bisogna omettere qualcosa per potere andare avanti.

            Quello che ho capito con questa esperienza è che "eviscerare" ha due facce ben diverse tra loro.
            Nella prima, esiste un continuo pensare a quello che più ci affligge, senza esprimersi ma aspettando che sia l'altro a capire e di conseguenza, rimanere fermamente convinti di ciò che si è pensato, ragionato, detto, senza muoversi di un millimetro dal ragionamento stesso.
            Nella seconda, c'è l'eviscerazione di pensieri indotti dalla rabbia, dalla foga di dover dire, ed infine, il rimorso di non essere realmente parte di ciò che si è detto, ma parte di un'istintiva forma di essere che ci porta, poi, a redimerci delle cose dette ed ammettere che quello, non è il pensiero che si voleva esprimere.

            Non c'è bisogno che voi capiate, o cercate di comprendere cosa si nasconda dietro questo mio "sfogo", ahimè, o forse, per fortuna, ho capito che nella vita "perseverare" non è così sempre "diabolico" come ci hanno fatto sempre credere.

            "Preoccupati di essere felice e non di avere ragione"
            Composto giovedì 2 novembre 2017
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              Scritto da: Lina Viglione
              in Diario (Esperienze)
              Addio giovinezza
              la giovinezza per leopardi è l'età dell'inganno della mente e della serenità, è il periodo felice fatto di attese, e di speranze. I miraggi quindi per leopardi sono necessari per arrivare alla felicità, senza di esse la passione e l'ardore non possono esistere.

              Questo compiacimento così generato, diventa però inutile, perché è costituito a svanire non appena si perde l'ingenuità propria della adolescenza e ci si ravvicina all'età adulta.

              Che cosa è cambiato da allora in queste strade che noi continuiamo a percorrere, giorno dopo giorno, incessabilmente? In apparenza, niente, gli stessi alberi, le stesse strade, gli stessi giardini.

              Camminiamo lungo queste strade che percorriamo da sempre e di cui conosciamo ogni giardino o ogni panchina; ma nulla è più come allora, come quando eravamo giovani, allora mi chiedo: ma che cosa è accaduto?

              Non alzare dei grandi palazzi e neppure la presenza di bambini di paesi lontani. Forse i fiori emanano profumi più lieve, o il vento che ansima più forte li disperde. È la persone! Le persone sono cambiate, non più disposte a sorridere a scambiare quattro parola anche fra estranei con, bonomia senza cattiveria, per semplice simpatia.

              Ora tutti hanno premura: gli occhi bassi, crucciato, non hanno tempo voglia per un'graziè se gli cedi il passo; anzi, ti esaminano con sospetto e sembrano chiedersi che vorrai da loro. Mah, niente! Proprio niente. Ho pensato a quelle strade che ho percorso tanti anni fa, con tante amiche. Ma tutto è cambiato.

              Mi guardo dentro di me e capisco che non tutti i mali vengono per nuocere. La mia fede è cresciuta a dismisura nelle prove che ho superato nella vita e in quelle che sicuramente ancora dovrò superare.

              Un cammino lungo con gli occhi aperti sulle cattiverie del nemico della vita. La mia giovinezza? Ormai l'ho messa cassetto della memoria lei è lì. Tante volte la spolvero un po, altre volte lascio che essa s'impolveri. È la vita che inquietabile e va avanti.

              Non temo l'invecchiamento o di morire, capisco che sono attributi di ogni essere vivente. Ogni mattina mi sveglio felice, stringo fra le mie mani l'arcobaleno della parola di Dio. Mi guardo allo specchio per qualche secondo e dico: non son più tanto giovane, ma ho ancora la vita davanti a me.

              La mia passata giovinezza è con me tutti i giorni, mi sta accanto, mi guarda e ogni tanto mi sorride. Non la temo la vita essa è in me. Nel mio cuore, nella bimba che ho dentro l'anima, e nell'amore che metto in tutte le cose.

              Per questo non desidero altro di restare così come sono oggi. Un cammino senz'altro ancora edificabile, ma se potessi tornare indietro solo per abbracciare la mia giovinezza perderei tutto quello per il quale ho lottato fino ad oggi. Ho scavato, ho dilatato e allargato per aumentare ogni giorno la mia conoscenza.

              Oggi il mio cammino è coperto di fiori, ci sono sempre le spine, quelle ci saranno sempre. Posso anche pungermi, ma so come lenire le mie ferite del passato. La cognizione di oggi e con i miei anni di oggi è troppo fondamentale.

              Nulla disconosco e nulla voglio ritrovare oggi quello che appartiene a ieri. Ma il domani lo costruisco giorno dopo giorno, anno dopo anno e mattone dopo mattone...
              con fede l'amore nel cuore.
              Composto sabato 1 gennaio 2005
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