Scritto da: Claudio Brunelli
in Diario (Esperienze)
Tutti abbiamo qualcosa da nascondere, anche senza la necessità di mascherarci.
Composto lunedì 25 settembre 2017
Tutti abbiamo qualcosa da nascondere, anche senza la necessità di mascherarci.
Siamo fatti di due sostanze, quella buona e quella brutta che si unificano chiamandosi carattere, poi la vita ti fa emergere all'occorrenza ciò che realmente siamo
Dobbiamo vivere più sereni, perché niente può mettervi avanti o dietro a niente e a nessuno... tutto ciò che vi mette avanti o dietro ad altre persone è solo opinione (ed è soggettiva) o giudizio... e il giudizio non è ciò che voi siete, ma ciò che gli altri vogliono farvi apparire.
Sai perché la felicità è irraggiungibile? Perché i nostri limiti ci impongono un confine da non oltrepassare, ci mostrano sensibilità che noi chiamiamo "debolezze". E senza aver un minimo di buon senso chiamiamo falsità; la freddezza che dopo dolori e lacrime, alcune persone hanno indossato, per difendersi da chi nel silenzio riesce ad etichettare ruoli, esistenze, dolori, delusioni e rabbia... senza guardare oltre, oltre, oltre le proprie convinzioni, oltre le proprie pretese, oltre dove il rispetto non è giudicare, non si chiama gelosia, non si chiama ipocrisia, ma ha il coraggio di saper accettare che essere sinceri vuol dire anche amare se stessi. Perché nel cammino di ogni cuore, c'è un impronta che si chiama dignità e nessuno ha il diritto di calpestarla.
Ci sono ricordi indelebili,
radicati nell'anima
che riemergono
dalle profondità
del cuore e guidano
le nostre emozioni
esattamente
come quelle vissute
in passato, mentre ne siamo
attraversati, il tempo si arrotola
si frantuma, e l'anima va
in fibrillazione!
Quello che non puoi tenere, lascialo andare. Non facciamo del male a chi non possiamo amare.
È quando smetterai di esserci che si accorgeranno di quanto ci sei stata, di quanto hai dato e come li hai amati.
Con calma e tranquillità puoi vedere le cose come stanno per davvero e non per come le vuoi vedere.
La follia manda via l'apatia.
Oggi mi è successa una cosa e ve la voglio raccontare:
Su Facebook spesso girano annunci pubblicitari di agenzie immobiliari. Improvvisamente nella Home mi appare sponsorizzato uno di essi e mi cade l'occhio sulla prima foto... una cucina. La guardo attentamente e non so come spiegarlo ho come la sensazione di esserci già stata. Clicco la foto e la guardo meglio e comincio a scorrere le altre foto... La sala, una camera e man mano che sfoglio ho come la sensazione di entrarci in quella casa. Poi ecco la foto della camera più piccola ed è esattamente lì che ho capito! È stato esattamente lì che l'ho riconosciuta! Era proprio lei si... La mia prima casa! La casa dove sono nata e cresciuta. La casa di Porta a Mare a Pisa. Esattamente lei, in quella corte, al quarto ed ultimo piano di quel palazzo. Improvvisamente sfogliando quelle stanze mi rivedo là... Mi rivedo bambina:
Mi rivedo in quella cucina fare colazione, oppure in piedi su una sedia da piccolina quando mamma mi vestiva per l'asilo. E sono riuscita anche a ricordare il mio panierino rosa, con il tegamino dove mamma mi metteva il pranzo ogni giorno. Il mio asciugamano rigorosamente contrassegnato dal simbolo che l'asilo mi aveva assegnato: "Un Dado"! Rivedo la mia camera, il mio letto sulla sinistra, quello di mio fratello sulla destra ed un'enorme scrivania al centro proprio sotto la finestra. Rivedo me e mio fratello piccolissimi in piedi sul mio letto guardare fuori dalla finestra i fuochi d'artificio la notte della Luminara di s. Ranieri.
Nel ricordare tutto questo, ecco che riaffiorano anche le sensazioni...
Riaffiora mamma con la sua camicia da notte di flanella a costine con quei fiorellini ricamati in alto sul petto attorno ai bottoncini. Cavolo, mi sembra quasi di sentirne anche il profumo di quella camicia. Perché quelli erano tempi in cui se si stava male, per guarire era sufficiente il suo abbraccio, il suo profumo e quel magico "Va tutto bene". Rivedo babbo rientrare la sera con la sua divisa da lavoro; pantaloni, giacca e cravatta blu, camicia celestina e il suo borsello. Me che gli corro incontro e lui che appoggia la sua mano sulla mia testa, sorride e dice: "Ciao birbante". (Ero già capa tosta da piccola evidentemente: p ). Ma il ricordo più bello l'ho avuto ricordando l'ingresso...
Quell'ingresso dove in fondo si innalzava grandissimo l'albero di Natale che ogni anno io e mio fratello facevamo, ma non è stato tanto questo a commuovermi, ma quello che la mia mente ha riportato alla luce subito dopo:
Due bambini nel loro letto la mattina di Natale; io e mio fratello Andrea. Ci svegliavamo sempre molto presto quella mattina, perché il pensiero che quella notte Babbo Natale passava a lasciarci i suoi regali ci faceva dormire poco. Così molto spesso alle 4/5 del mattino eravamo già svegli. Ecco, è stato li che mi si sono riempiti gli occhi di lacrime, quando ho risentito il dialogo mio e di mio fratello risuonarmi nella mente, quel dialogo che era lo stesso ogni anno la mattina del 25 Dicembre, un dialogo fatto sottovoce, quasi impercettibile:
Andrea: "Silvia"...
Io: "è"...
Andrea: "Sei sveglia si"?
Io: "Siiiii sveglissima"...
Andrea: "Si va a vedere"?
Io: "Si, andiamo"...
Andrea: "Corri"...
e scattavamo fuori dai letti come due cavallette, ma eravamo due topini, lui di 5/6 anni io circa 4. Così arrivati sotto l'albero magicamente ci dimenticavamo che era presto e che dovevamo fare piano perché mamma e babbo ancora dormivano. Ma la felicità tracimava in l'euforia:
Andrea: "Silviaaaaaaaaaaaaa guardaaaaaaaa la Gru che volevooooooo guarda come è grandeeee brummmm brummmm"...
Io: "Adreaaaaaaaaaaa (che manco riuscivo ancora a dire il suo nome io tra un po: p) tato tato guardaaaaaaaa ciccio belloooooooooooo"...
Mi scendono due lacrime anche adesso riscrivendolo e quindi lascio che questo ricordo termini così:
Con l'immagine esatta di due bambini meravigliosi. L'immagine di un fratello ed una sorella complici che dopo 40 anni, ancora si amano e si rispettano. Con due anime bellissime, piene di sogni e speranze. Due cuccioli felici dei doni ricevuti da Babbo Natale, perché credere a Babbo Natale è una delle cose più belle che ci sia. Vi lascio con l'immagine di due bambini cresciuti nell'amore e nei valori di una vita semplice. Due bambini che hanno avuto alle spalle una famiglia che del poco che aveva ha saputo fare in modo che a loro non mancasse mai niente dentro. Ecco... soprattutto dentro perché quei due bambini mai, credetemi, mai... Si sono sentiti vuoti o soli. Silvia Nelli ©.