Scritto da: Antonio Cuomo
in Diario (Esperienze)
Siediti in riva al mare e raccontami il cielo che vedono i tuoi occhi, io ti narrerò di una luna, che se ne andò senza darmi nemmeno l'ultimo saluto.
Commenta
Siediti in riva al mare e raccontami il cielo che vedono i tuoi occhi, io ti narrerò di una luna, che se ne andò senza darmi nemmeno l'ultimo saluto.
Espandi la tua coscienza affinché, fuoriuscendo da te, comprenda non solo gli altri, ma il mondo intero.
Da coloro che, per professione, hanno scelto di curare il nostro corpo e da coloro che, per vocazione, si prendono cura della nostra anima, ci aspettiamo onestà, coscienza, impegno, diligenza, comprensione, ma soprattutto massima prudenza.
Non manchi mai a chi custodisci ogni giorno nel cuore curandolo con dedizione nelle attenzioni delle azioni, ma manchi solo a chi vorrebbe ma non può averti.
Mi ricordo di una nonnina ricurva e sempre sorridente. Era piccola di statura, sembrava una bambina. Non tendeva mai la mano per chiedere l'elemosina, ma si vedeva chiaramente che era segnata dalla sofferenza e dalle privazioni. Mi colpì molto e fu dura per me conquistare la sua fiducia, mi ci volle un bel po' di tempo, ma ci riuscii. Diventammo amici e si aprì a me, confidandomi tra le lacrime e i sorrisi che era stata sposata, non per suo volere, furono i suoi genitori a scegliere quell'uomo per lei. A metà del suo racconto, si incupì e capii immediatamente che c'era un dolore grande, una ferita ancora aperta. Era stata maltrattata, psicologicamente e fisicamente. Una violenza continua. Ero scossa e se ne accorse solo dopo avermi guardata negli occhi e con delicatezza asciugo le mie lacrime, che come fiumi in piena, avevano rotto gli argini del mio cuore. Sei una brava figliola mi disse, la testimone della mia storia. Cara donna: ci sono state delle volte nelle quali l'aggressione fisica era meno dolorosa, perché inginocchiata, mi facevo scudo con le braccia e mi sentivo come se fossi un feto, un esserino piccolo in pancia della sua mamma. Altre, che venivo investita da un treno in velocità, una furia disumana; schiaffi, calci e pugni. Ho subito in silenzio, per anni un uomo senza coscienza e senza umanità. La vita mi ha resa quel che sono oggi. Una donna anziana, che nulla ha da offrire, tranne il suo sapere quando invecchia. Furono le sue ultime parole. Non la vidi più. Se ne andò come aveva vissuto. In silenzio.
L'estate concepisce nuovi amori solo nei cuori leggeri e spensierati liberi alle avventure che sanno dare euforia a questa stagione di passaggio, per poi esaurirsi negli immancabili addii conservati accuratamente nel cassetto del momento per tirarli fuori all'occasione giusta per congedarsi.
Erano belle quelle cose che ti erano sembrate vere.
Non mi piace soffermarmi troppo su cose che mi appaiono ambigue, ho scelto sempre di andarmene quando una situazione diventa pesante ma soprattutto falsa, non concedo alternative, amo la verità, quindi preferisco che la cosa finisca da dove è partita. Tutto è lecito per me, ma non tutto è adatto a me, ci sono momenti in cui dovrei ma non voglio. Sto bene così.
Piacersi vuol dire essere stati capaci di accettarsi fino in fondo. Non è poco. Non è da tutti.
A volte seduto su una panchina mi affascino a guardare i passanti. Quanta fretta in quei cammini, ognuno con i suoi sogni, con le loro delusioni che accompagnano addosso una vita fatta di stenti. Emoziona trovare ancora chi è capace di sorridere, chi si porta dietro l'allegria nel ricordo di qualche momento vissuto più forte. Guardo con disprezzo la falsità, capace di distruggere ciò che attraversa. La profondità è solo del mare, l'amore che trascina il figlio per mano, due vecchietti che si tengono insieme per paura di cadere. Il mondo ha mille colori, che non sempre arrivano nelle mani di chi lo sa disegnare.