Sono spaccata nel senso dell'avanti e dell'indietro del sonno e della veglia doppio indivisibile sovrapposto alternabile. Il primo e il secondo tra torace e scapole glutei e seni tempo e colpo metà ed intero. Sono infiltrata negli spazi di mezzo di emozioni gemelle ed umori siamesi.
La carità che ho verso il mio dolore raggiunge lo stato di santità di certi martiri. Nei regni altissimi del mio inferno trovo la Parola e l'espiazione delle colpe ché mi pento e mi dolgo per ciò che ho commesso. All'altare sono chiamata per lo spreco lo svilimento la dissoluzione. Ornamenti di fiori avvizziti nell'atto dell'essere colti.
Al mattatoio della mia coscienza sotto la pressa del rimpianto le illusioni sono soffitti a volta. Truppe e milizie attaccate ai nervi fragili di un assassinio premeditato stilettate mirate al centro dell'anima. È il disarmo delle mie ali.
Ti dono l'immortalità con le mie tele dipinte di parole acriliche tratteggi netti della mia arte che hanno in memoria il tuo profilo distese di luci gioco di ombre a calcare il velo di scuro tra le scapole ed i riverberi alternati tra le costole Tra l'osso e la carne poggio dita flebili intinte in smalti e vernici ché con questa mia arte ti dono l'eterno da che è di te che parla in ogni lettura dove prende fiato e lo rilascia tramortito estetico estatico.
Del mio cielo-carne hai strappato a morsi residui d'essenza calda scorrendoti di magma-sangue ad ammorbidire le crepe delle tue labbra scenderti in vene tortuose lungo il collo che traspaiono come condotti viola a formare dita dal di dentro che al tocco mi paiono dossi di vita che - mi - pulsa. Addosso. Ritmico.
Ho l'energico senso del nulla che vivifica vegetalismi ormai consoni al mio moto rettilineo _l'inerzia strutturale attaccata alle ossa anchilosate d'uno scheletro che s'accascia come se la carne non gli facesse guaina ed io rimanessi priva di custodia. Mi fa eco l'accidia, ché sono caduta in bolgia.
Dalle cavità umide e dai miei echi che portano voci assonnate mi ergo solitaria triste coperta di soli veli di malinconia che genera strappi lungo cuciture oscene che trasfigurano ogni pallore rendendolo livido e fanno lasco ciò che era liscio cicatrici tastate con le falangi inorridite ed il ritrarsi terrificato come se il tatto fosse vista e la vista, udito ed il cuore, morto e la vita, non vita Anedonia.
Attonita nel senso dell'onta che mi assale a guardare un cielo che lento cade e muta al mutare dell'inferno sotto ai passi con le drammatiche fiamme che m'inceneriscono l'ultimo brandello d'anima s_venduta Amante d'un demonio ossessionante vestale d'un Olimpo dissipato divino d'essenza terreno di forma _mi cammina il rassegnato senso dell'abbandono di me farsi strada per Campi Elisi devastati.
Schiusa mentre ho la carne cruda ed il sangue stanco ché l'attesa mi ammacca ed un tocco sarebbe il perdono nel disordine dei miei nervi. È quando non ti vedo che mi bruciano gli occhi.
Ho toni altissimi che somigliano al silenzio quando dirompe e s'impone più forte della parola e del grido di Me figlia crocifissa. Ho baci addosso che mi hanno tradita più delle sferzate dell'ultima caduta. Non ho voce che m'abbia rinnegato - addirittura - urlando il mio nome per tre volte in fila. Mi uccidono le passioni ladre poste ai lati dell'innocenza morta.