Se i miei nervi avessero il bianco di certe carni che mi si strappano sotto la falce delle lune che si riempiono di quegli astri insanguinati che congiungono il buio del tetto eterno che mi sovrasta e la terra marcia che calpesto con la lingua che arriva a strisciare per assaporare il gusto di ciò che mi resta di reale bagnandomi delle stesse lacrime rosse-stellari tras-figurarmi nella dimenticanza del sonno che giunge nero umano fisico come abbraccio di morte.
La vertigine della mia parola sulla tua carne è un volo pindarico nel non senso il paradosso di certe mie nature storte che si fanno dure e dritte in te e il momento in cui tu sei più in me l'ho quando ti togli dalle mie braccia e mi resti a mezz'aria sopra la testa e tra le gambe nell'abisso di un cielo basso.
Siamo consanguinei di Pensiero siamesi nelle finte omissioni e quando mi fai opera nel battermi il petto - e non solo - mi sali sul palo del rogo - incendiari - nello stesso attimo ché la mia eresia vien bruciata.
Se sei tu il peso della mia colpa il sigillo dell'assoluzione il tredicesimo giudice dei miei scandali scritti sul sangue che bolle come se il corpo mi fosse fucina e le tue parole mi divenissero lapilli nell'incandescenza del comprenderci Allora, io sono in te.
Sono l'inciampo la pausa prima della caduta la macchia rossa che mi s'allarga s'espande in grido soffocato ché il Dolore non va urlato - taciuto compostamente - angelo dimesso E Tu il fracasso taciturno che uccide la mia marea di silenzi.
Mi faccio firma anonima ché mi ritrovo in Te legittima riconosciuta per tua mano tocco e marchio a grandi lettere scritta sulla riva lambita dalla tua onda che mi spazza quando mi copre
Sarà interludio. Sospensione. Limbo. Lenta cantilena che si protrae il profumo prima dell'essenza la sensazione prima della pelle.
Mi sono dipinta in chiaroscuro su sfondi d'inedia esistenziale Vestita di perle ed io guscio d'ostrica sigillato chiusa fuori aperta dentro in attesa di ciò che mi penetri ancora tra la durezza inscalfibile l'avorio pregiato ed il salmastro dell'umido mare interiore ché m'ha resa bagnata di peccato ché così è ogni mia memoria nello scandalo della caduta e del vizio nel traviamento e nel crimine nello storto e nel lascivo.