Scritta da: PATRIZIA CAMPIONE
in Poesie (Poesie d'Autore)
Merito
Merito di rispettarmi, merito di regalarmi la pace, merito di amarmi.
Composta domenica 23 ottobre 2022
Merito di rispettarmi, merito di regalarmi la pace, merito di amarmi.
Immagina
la sera
il riverbero
creolo della Luna
riflettere nel cielo
di cartapesta
svanire mentre
gli ultimi palpiti
di luce
lasciano spazio
al bagliore tenue
delle stelle
E il buio
erompere in silenzio
nell'oscuro
della notte
avvolto
nella sua ombra
illudere i pensieri
e i desideri
di chi sogna.
Prego, prego disse Giuseppe
poi Lui è morto, inghiottito
dal mare del Giglio
Prego, prego disse, Giuseppe
cedendo il suo posto
sulla scialuppa di salvataggio
poi Lui è morto, inghiottito
dal mare del Giglio
Prego, prego disse, Giuseppe
salvando la famiglia
con i due bambini i
poi Lui è morto, inghiottito
dal mare del Giglio
Prego prego disse Giuseppe.
Il forestiero che traghetta il mare,
s'avvicina all'isola feconda
di cultura, di miti, di leggende,
muove pensieri nei remoti antri
vissuti dai ciclopi
in profonde voragini del tempo,
segue il passo di primi esploratori:
sicani, siculi, e fenici
che conobbero l'arte della stella
che insegnò la rotta ai naviganti
e diedero principio
alla trafila degli andirivieni.
Mozia, Solunto, Lilibeo, Palermo,
Monte Adranone, Erice, Mazara...
sono pietre miliari sui sentieri
percorsi dai cavalli degli albori
di cui trascina l'eco la corrente
del fiume che percorre
la palude oscura di millenni.
Il tempo non invecchia,
diventa sempre nuovo,
nel suo fluir trasporta sulla cresta
ondate di ricordi
a spettatori attenti sulla riva.
Sicilia è agglomerato di sapere
sepolto sotto ammassi di cultura,
fa sentire nel cuore la sua storia
ed invoglia a scavare nel suo grembo.
Dal petto scarno di cattivi figli
che esportano soprusi
la sua mafia dirocca le frontiere,
ma le virtù coronano il suo corpo
di madre pia, le dilette figlie
Agata, Lucia, Rosalia
hanno spanso dell'isola il vapore,
e vento teso che sopporta il peso
del suo dolore scuote col martirio
i cardini del male.
Cara Sicilia la tua veste è adorna
di cielo stelle sole monti mare
e cosparsa di fiori di pensieri,
sei convoglio gigante, la tua nave
confonde il passeggero
e lo conduce negli oscuri siti
popolati di mostri e di sirene.
Sfogliando i covoni una ad una
raccontano le spighe il tuo sapore,
ogni granello rende un libro pieno.
La voce della montagna e del bosco
Echeggia vibra nella gola
il fruscio dell'aria tra le rocce
e il fragore dei ghiacciai
che si sciolgono e si spaccano
e formano gorgoglìi d'acqua
cascate torrenti brulicanti di pesci
il rumore lo stormire delle fronde degli alberi foglie secche che cadono dai rami
agitate dalla folata del vento
il fischio il cinguettio il mormorio degli animali che si muovono nel sottobosco
il ticchettio degli insetti il ronzio
le lucciole che brillano e vibrano
al canto dei grilli e delle cicale
poi il silenzio assoluto meraviglioso
del bosco della montagna
un silenzio fatto da mille voci.
Quando scende la sera
il fascio di luce cinerea della Luna
spunta sui tetti
e riflette dove i comignoli fumano
e profumano l'aria di legna che arde
dove in cima alla salita
dai grandi gradini di sasso
sbuca il campanile e le luci
dei lampioni illuminano i piccoli portoni
e gli oscuri chiusi delle finestre
dove i panni stesi e appesi ai fili
colorano la via
dove lo scrosciare dell'acqua
scorre nel silenzio del buio
tra le canale e il ciottolato
fino a valle mormorando alle stelle
la buona notte.
Mattine estive, dai mille colori, volano, tra la luce dei raggi di sole.
Stami, appassiti, tornano a tramontare negli occhi.
Frammenti, di nebbie, da troppo tempo velate e albe, che si sciolgono, nei tramonti.
Essenze di polvere nell'aria e profumi di agrumi e polline.
Bozzoli, appesi a tenui, nostalgiche crisalidi che mutano.
Battiti, silenti di ali, appese al cielo, di variopinte farfalle che danzano tra i fiori.
Effimero l'estendersi
della luce del giorno
scomparire sotto
l'orizzonte come il Sole
Solstizi equinozi magicamente
segnano il passaggio del
tempo delle stagioni
con le loro Stelle
con i loro colori
e le fasi e gli influssi
del chiarore della Luna
annunciano il buio
della notte.
Errare del pensiero
si inabissa,
ruota intorno
dentro un cielo ignoto
parla più forte
resta sempre muto,
formula teorie,
stratagemmi,
con la mente incapace
a tutelare
i consigli di un senso
dell'anima che sorge
dall'infinito Senno,
forse sono soltanto
invisibili cocci
di parole
artefici del senso
che conduce
due corpi ad inventare
una ragione.
Hanno una loro anima queste colline,
ed io lo so bene quanti bicchieri occorrono
per scrivere solo un verso che possa avere
la forza delle loro fiamme.
Non senti come i sentieri alitano nel seno della terra i loro palpitanti semi; non senti come
il sole prolunga i giuramenti e l'autunno
dondola l'ebrezza di chi si inciampa nei bicchieri.
Non per l'invidioso che al bancone sparla,
non per il superbo che al tavolo si vanta,
non per il giovane innamorato che prima annusa e poi sorseggia qualche bacio.
Ma per l'amante che si ubriaca di una donna
e non ne parla, per il selvaggio vecchio che da tempo si sveglia solo; per chi nel dolce peccato precipita e si scheggia gli occhi di stelle e neve.