Affascinanti Poesie d'Autore da leggere


Scritta da: P. Metallo
in Poesie (Poesie d'Autore)

Un fiore nella roccia

Un fiore che nasce da una roccia,
contro ogni prospettiva, sboccia.
Lotta insistentemente contro il destino,
guardando chi voleva ferirlo, come un aguzzino.
Nessuno può spegnergli quel sorriso,
nessuno può cancellarlo dal suo viso.
Un fiore che nasce da una roccia,
dall'acqua, prende ogni sua goccia.
Cresce sulla base di se stesso,
non cerca altrove il suo riflesso.
Accetta ogni sconfitta, non si stende,
alza la testa al mondo e si riaccende.
Quel sorriso, è sicurezza e determinazione,
è un sole che splende in mezzo a un alluvione.
Composta martedì 8 settembre 2020
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Inginocchiàti all'ascolto del tempo
    noi stessi resi orecchie abbiamo atteso
    che le dita diventassero labbra,
    che senza essere ferita il sangue
    fosse soltanto inchiostro, ineluttabile
    ebbrezza sulla sobrietà di un fondo
    d'osso a specchio di un cuore - l'estraniato! - abbiamo fatto un sacrificio al dio
    della parola sul mai consumato
    altare della impubblicazione.
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)
      Torno lupo alla vetta delle ore
      a ululare un'insonnia senza fine,
      spolpo ancora la carogna lunare,
      briciole o becchi di avvoltoi, le stelle,
      le lascio sparse a un campo sterminato,
      universo di ceneri e carboni:
      sono nel bosco ovunque anche là dove
      è strada di cemento continuata,
      sono fremito di paura e angoscia,
      protezione di un manto di altro sonno:
      è corruzione adeguarmi alla luce,
      al vino compiaciuto nel colore,
      dalla rocciosità porosa scorre
      emorragia di raggi intamponabile.
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Seguo il dirottamento delle ossa,
        la cui essenza di abito di sposa
        si fa poi gesso arreso alla lavagna
        compattissima dell'oscurità.
        Mi innalzo sulla vetta dei miei sogni,
        sul teschio abbandonato dal pirata
        di una veglia andata a razziare altrove
        gli opposti dal silenzio. Il mare è vento,
        aborto e addio al liquido amniotico,
        tutto recede e tende all'astrattezza.
        Torno alla veste di frutto maturo,
        non voluto provare da nessuno.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Spezza, fratturazione della luce
          dell'uovo solo albume della Luna
          in bocca a un buio atrocemente folle,
          corre chilometri, lo sanno i passi
          anche se mancano misurazioni -
          i tuorli ritrovati nei lampioni -
          le palpebre solleticate prudono -
          dentro è il sonno, rituffati nel letto,
          lungo il russare armonico del sangue
          e sotto le lenzuola delle ossa
          il sogno di un cuore ch'oblia il suo battito abiura la sua atavica stancante
          funzione di orologio - l'invedibile! -
          fuori è tempesta della solitudine! Grattugiamento, eternità penosa,
          perimetri che sentono prigioni
          da cui evadono, riflessi in silenzio,
          borbottii indistinguibili che scendono
          fino a un'altra cattura: Il mare... il mare.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            L'effimero, perversione d'eterno,
            gli istanti, bellamente trafitture,
            il sole fatto a pezzi versa lacrime
            di immobile memorabilità,
            il mento ed il ginocchio d'orizzonte
            fino al piede del fondale - caduti
            i riflessi, linguaggi imperdonabili! -
            la madre cielo con occhio di cranio
            vive da trapassata del dolore
            intensamente il lutto del suo figlio
            unico, smembramento di miliardi
            resi all'ingresso di un vicolo cieco,
            all'altare del sonno, ed in questo
            aldilà, immolato quell'agnello
            del sogno, mentre legati ad un tempo
            dei divisivi insonni si ribellano
            a una catasta di troppa stanchezza.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Nubi brandelli, prede in fuga azzurra,
              l'insegue fermo il sole con le fauci
              dei suoi raggi tramutati in sbadiglio
              di gloriosa disfatta sulla cima
              di un sempre centro, ovunque il risparmiato umano guardi, tranne sulle palpebre
              dove sente tensione delle frecce,
              un arciere del sonno a sua insaputa
              e indietreggiante in abissi e fondali,
              stretto cerchio la subnavigazione,
              ch'è premiata dal relitto di un sogno.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Rinizia adesso il tempo della vita.
                Son pronto a fare della testa un sole,
                a lasciare che l'ombra strisci, serpe,
                zerbino sulla soglia della casa
                stesa del sonno. Sono stato vortice
                che ha triturato foglie, che ha strappato
                peli dal manto d'aria, ogni eccedenza.
                Ho spento sugli sguardi sconosciuti
                le sigarette delle mie paure.
                Mi sono denudato per quel mondo
                che voleva la mia lapidazione.
                Ho preso un pezzo d'ostia dalla luna,
                ben felice di essere sacrilego.
                Nelle stelle ridevano le lacrime.
                E non ho respirato dall'ebbrezza
                di bere il lungo sorso della notte:
                ho ruttato ed ho singhiozzato insonnie.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  L'insonnia profumante di cadavere,
                  l'innaffiamento di un sogno alle ossa,
                  la scrittura caduta con l'inchiostro,
                  il tavolo è un altrove che non sente
                  e ignora la dannata vocazione,
                  la finestra è violenza alla mia stanza,
                  il vento è un aiutante inascoltato,
                  la luna è l'occhio fatto cecità,
                  complice che si Ponzio Pilatizza,
                  mi lascia andare in uno spazio d'ore
                  al nulla della mia crocefissione,
                  le palpebre mi inchiodano nel vuoto,
                  le labbra, masso di pietra che sbarra
                  l'uscita al grido che libererebbe.
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                    Scritta da: Andrea De Candia
                    in Poesie (Poesie d'Autore)
                    Notte, sciacquio di remi nuvolosi,
                    notte, galleggiamento delle stelle,
                    un cane il suo lunghissimo silenzio
                    guaì, si sguinzagliò dal primo raggio
                    che lo trattenne nell'ultimo giorno
                    morse e strappò la carne della luce,
                    sulla strada di sguardi sguainanti
                    spade di insonnie, spighe sulle palpebre, carezzate dal sole, il sole nero -
                    l'osso lasciato sanguinare in bianco,
                    silenzio dei colori e di scrittura,
                    muso e coda che sono, insanguinati,
                    l'alba e il tramonto, il suo pelo del tempo,
                    il ventre di città, in cui ogni casa
                    è una mammella a cui s'aggrappa l'uomo
                    che succhia tutto il latte del suo sonno
                    in sé, mentre è succhiato via il suo sogno, nutriente invisibilmente oppresso.
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