Scritta da: Antonino Gatto
in Poesie (Poesie d'Autore)
L'abbandono
Padre mio,
perdonerò tutte le tue mancanze
perché nonostante le inadempienze,
su di tutto
resta la mia vita
e la gioia d'essere padre.
Composta giovedì 6 maggio 2010
Padre mio,
perdonerò tutte le tue mancanze
perché nonostante le inadempienze,
su di tutto
resta la mia vita
e la gioia d'essere padre.
Ed arriva la morte
a dimostrare la vacuità
di tutti i nostri problemi,
e con una mano ti porge
l'eternità,
mentre con l'altra ti strappa
la possibilità
di esser presente
in ciò che ti è caro,
ma l'impronta,
tu Maria,
l'hai lasciata
in tutto ciò che hai fatto
e che hai donato
con altruismo e calore
e con la tua innata schiettezza
che sapevi trasmettere
anche con una barzelletta,
non come la notizia
di averti persa
che mi fa esser seria,
perché con la tua bellezza
se n'è volata via
la speranza e la gioia
condivisa in una gioventù
che il tuo non esser più qui
non farà tornare più.
Segnali d'amore,
sintomi di dignità sospesa
piccoli guasti della mente,
inclinazioni parallele.
Recinti di verità negate,
briciole di orgoglio sparse al vento,
ansia positiva,
possesso senza redini.
Gesti rituali
di piena essenza,
silenzi che rotolano sull'anima,
vento gelido su spalle ardenti,
tempeste di brividi profondi.
Vorrei che tutto questo
mi facesse volare,
vorrei la mia pelle
sotto la sua pelle,
vorrei lei fosse
un campo di papaveri,
su cui sdraiarmi
e diventare lei,
vorrei avvolgerla
come ragnatela,
vorrei cantarla
con un filo di voce,
vorrei che lei
non uccidesse l'io,
vorrei amarla...
e impacchettare il tempo.
Sospiri eterni,
germogli di paura,
unghiate nell'anima,
tremori costanti,
su fiori di panico.
Mosaico incompleto,
nervi annodati,
fiamme di ghiaccio,
pensieri che esplodono,
su fiori di panico.
Il fiato sibila,
rumore assordante,
di amore sintetico,
cuore di plastica,
su fiori di panico.
Oceani di passione,
colano rapidi,
in stagni di sangue,
polvere d'oro,
su fiori di panico.
Furia e ragione,
macchie di orgoglio,
boschi di rovi,
cieli di amianto,
strati di vita,
su fiori di panico.
Lacrime acide,
stomaco in fiamme,
visioni sbiadite,
di notti agitate,
sale su piaghe,
su fiori di panico.
Diamante e granito,
su petali e piume,
disperata potenza,
gigante di panna...
su fiori di panico.
Prima che il tempo scada,
anticipando destini scomodi,
finali di storie ruvide,
sottolineo parole ricorrenti.
Prima che il tempo scada,
percorro ripide vie traverse,
inganno amici inutili,
antiche finestre murate.
Prima che il tempo scada,
respiro l'orgoglio della fretta,
scorciatoie fra bolle di sapone,
accelerazioni insolite.
Prima che il tempo scada,
provo ad innamorarmi,
ammorbidisco l'anima,
prima che il cuore esploda.
Prima che il tempo scada,
raccolgo cocci taglienti,
corro su specchi infranti,
progetti dimenticati.
Prima che il tempo scada,
brucio ricordi taglienti,
lame che sfiorano la pelle,
ricami di paura.
Prima che il tempo scada,
rosicchiare la morte,
rughe lente e profonde,
solchi su campi incolti.
Prima che il tempo scada,
giocoliere in un circo deserto,
nuoto in un mare di sabbia,
nuvole dense di cenere.
Prima che il tempo scada,
in equilibrio sulle lancette,
vertigini antiorarie,
quadranti di zaffiro.
Prima che il tempo scada,
crocifisso al presente,
voglio volere l'estasi,
voglio volere amore...
prima che il tempo scada.
Giocatori bendati,
troppi assi di cuori
poltiglia di autostima,
vuoto di sguardi.
L'alleato è alle spalle,
l'oro del nemico
sul vassoio,
l'abbraccio si allenta,
gli scudi riflettono il sole.
La luce filtra le abitudini,
la pelle si tende,
a oriente, a occidente,
i tendini oscillano al vento.
Il passo accelera,
su terra che frana,
l'effetto si fa causa,
la meta, origine.
La pelle del nemico
vibra di calore,
abbraccio di alleanza,
lo scudo diventa guanciale.
Teatro di maschere bianche,
copione di infame dolcezza,
burrasca,
che scioglie la sabbia,
il cielo assassino è l'amante.
Effetti di buio a colori,
ricordi di vita salata,
confondono il gusto,
su labbra verniciate.
Profumi di inverno bollente,
cannella, Incenso e piombo,
neve grigia inquinata,
asfalto senza pelle.
Polvere nera, polvere bianca,
vapore sulle ciglia,
farfalle di latta immobili,
su frigoriferi screpolati.
Lampioni esili,
modernamente inutili,
cani che annusano donne,
modernamente immobili.
Unte maniglie di tram,
odore di vita corrente,
scaglie di sapone e segatura,
cappotti scuciti.
Perizomi colorati,
si affacciano,
su schiene pallide,
occhiali ricchi,
su facce povere.
Santini di cartone,
benedicono portafogli vuoti,
guance rugose,
odore di lacca.
Vetrine abbaglianti,
cartelli colorati,
bocche spalancate,
trappole per topi.
Colpi di tosse,
colpe e rimorsi,
innocenti incolpati,
colpi di tamburi africani...
sintomi di inverno.
Delicati ingorghi di pensieri,
intasano la mente,
con dolcezza,
gocciolano timidi,
su un orizzonte di ricordi aridi.
Frasi incolonnate
in strette vie pietrose,
onde di opinioni,
verità presunte.
Voci ferme,
parole di potere,
timidi bisbiglii di paese.
Immagini improbabili,
papaveri verdi,
gesti veloci e decisi,
lunghe braccia
che si ritraggono.
Autoritratti di vicoli ciechi,
dirigibili sommersi,
pagine bianche alate,
nuvole di lettere.
Cedri del Libano
su colline di asfalto,
punti di origine,
prospettive troncate,
papaveri verdi...
occhi nel vuoto.
Per ogni cosa
restano tanti puntini
che macchiano
pesanti mucchi di fogli
adagiati sulla nuca.
Li senti pesare dietro di te
quando rialzi il capo
quando volti lo sguardo
a destra
a sinistra.
Vorresti guardarli
ingrandirli, capirli
trovare un senso
alle piccole macchie
su grandi fogli bianchi.
Per ogni cosa
vorresti una gomma
cancellare quei puntini
graffiarli, riscriverli
farne disegni
firme, scarabocchi
facce, cerchi, spirali
buchi nel foglio
premendo la penna.
Per ogni cosa
c'era una soluzione
l'avevi capita
ne avevi il controllo
stringevi i polsi
di braccia allo sbando.
Per ogni cosa
passata, scaduta
annusi il presente
è viva
ma è dietro le spalle
i colletti
le finestre
i quadri
i libri
i pavimenti sporchi.
Per ogni cosa
ricordi un dolore
punture di aghi
tatuaggi invisibili
graffiti tribali.
Per ogni cosa
ricordi persone
caratteri verticali
corpi orizzontali
nemici capovolti
spiriti obliqui.
Per ogni cosa
vorrei un amore
soffrire di gioia
orgogli morenti
eterno patire...
eterno volare.
Il gigante si inchina,
il soffitto lo schiaccia,
si allontana l'orgoglio,
risorge il coraggio.
Mille ostacoli,
mille paure,
mille dolori,
mille lutti,
mille volti che abbassano gli occhi.
I burroni diventano valli,
i fantasmi si sciolgono al sole,
il dolore abbandona il lamento,
il lutto diventa memoria,
ogni volto è dietro un sorriso.
La mente performa,
la memoria scala montagne,
alte, ripide, ruvide,
il ricordo si fa esperienza,
i sussurri diventano campane.
Resisto,
mi avvolgo nell'acqua,
soffio sull'aria,
carezzo i polpastrelli.
Resisto...
e vivo.