Poesie d'Autore


Scritta da: Giorgio De Luca
in Poesie (Poesie d'Autore)

Tra le braccia spalancate della giovinezza

Seduta sotto l'albero del castagno
osserva la faccia malata d'ottobre.

Aspetta, fischiando, fino a sera...
un vecchio le si ferma accanto
suonando l'organetto,
con il cappotto sfilacciato
e lo sguardo stravagante.

Finita la musica si rimette in cammino,
stringendo per mano la malinconia.
Insieme ad essa cerca la via
che la riporta in cima alla collina,
tra le braccia spalancate della giovinezza.

Il pensiero viaggia tra il silenzio del mattino
e il chiacchiericcio della sera.

Vorrebbe ascoltare il garrire di una rondine
per capire se è primavera,
una carezza di vento
per sentire se è melodia d'estate
o dell'autunno il sospiro.

L'inverno già lo conosce:
è quello che le ha gelato il cuore,
lasciato nell'anima una scia di dolore.

L'usignolo canta...
è una melodia che risveglia il sonno,
dà nuova voce al sogno,
scalza per sempre dalla vita l'ombra.
Composta mercoledì 19 settembre 2007
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    Scritta da: Beatrice Niccolai
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    Le nostre donne siamo noi
    e tutto quello che ci contiene
    ha odore di biancheria lavata a mano
    nello scrittoio dei segreti.

    Le nostre donne sono girasoli in fiore
    nella battaglia dei giorni
    e odore di bucato fresco pulito
    sempre steso fuori, dopo il calar del sole.

    Le nostre donne siamo sodalizio taciuto
    sottoscritto con la vita
    la tenacia, la dolcezza, gli errori.
    Delle nostre donne, io sono l'errante.

    Le nostre donne
    parliamo lingue diverse
    alla stessa tavola
    ma nell'inguine mai interrotto di Dio
    lavate dalle stesse acque del Giordano-dentro
    bagnate ognuna d'un colore diverso,

    insieme,
    le nostre donne formiamo
    una bandiera.
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      Scritta da: Hengel0
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      I ritagli del cuore

      Scandisce il tempo scivolando
      tra le righe del cuore
      Intimo palpito d'anima scorre nelle
      vene come un torrente in piena,
      tumulto e respiro scatena
      il fremito dell'emozione...
      Lascia i rami secchi
      tra le nebbie del passato,
      rifiorisce nella forza
      il mio spirito d'argento...
      Composta mercoledì 7 aprile 2010
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        Scritta da: Sir Jo Black
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Un giorno dopo l'altro

        Un giorno dopo l'altro
        il tempo se ne va
        le strade sempre uguali,
        le stesse case.
        Un giorno dopo l'altro
        e tutto è come prima
        un passo dopo l'altro,
        la stessa vita.
        E gli occhi intorno cercano
        quell'avvenire che avevano sognato
        ma i sogni sono ancora sogni
        e l'avvenire è ormai quasi passato.
        Un giorno dopo l'altro
        la vita se ne va
        domani sarà un giorno uguale a ieri.
        La nave ha già lasciato il porto
        e dalla riva sembra un punto lontano
        qualcuno anche questa sera
        torna deluso a casa piano piano.
        Un giorno dopo l'altro
        la vita se ne va
        e la speranza ormai è un'abitudine.
        Composta nel 1966
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          Scritta da: duska
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Prima un boato

          Come sono basse oggi le nubi.
          Tutto spezzato, ucciso, capovolto
          sotto il segno dell'ariete. Con rottura.

          Case, chiese, scuole
          su una roccia in pendenza hanno paura
          come tant'altre di precipitare.

          Dalla polvere un cane ulula fermo,
          categorico e breve il richiamo
          al suo padrone. Non è felice di
          ritrovare al mattino intorno a sé
          un cielo nero e polveroso.

          Io piango.
          Grido sui passi spenti dei fratelli
          miei poveri d'Abruzzo.

          E prendo la mia terra nella mano,
          calpesto la sua nebbia, ne raccolgo
          le parole perdute, una bambola, un sospiro
          che reclamano la vita.

          Tu non sai: quelle case, quelle chiese,
          quelle fonti, quei pascoli, quei curvi
          lampioni - anche se spenti -
          - tra queste ore lente -, quelle valli,
          quei monti: quelle lacrime, quei morti!

          Sono le nostre luci, i nostri cuori,
          nostri unici spenti segnalibri.

          Perché ci sono nella vita cose
          che si possono capire
          solamente in ginocchio.
          Composta lunedì 6 aprile 2009
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            Scritta da: duska
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Figlio, perché ti ho perso

            Figlio, perché ti ho perso.

            Perché uscisti dalla tua anima per
            il mare aperto e non riesco
            ancora a vederti:

            Io non so dove cercarti.

            Ti potrei cercare invano in una carezza,
            in un sorriso o nei tuoi vestiti;
            ma tu non sei più lì.

            Tu vivi dove il tempo è senza tempo,
            la luce è senza amore e per me è
            smarrimento.

            Dicono che lì, sirene trionfanti,
            cantano incessanti ai terrazzi di
            lusinghe
            e che voi, orda di vite annebbiate,
            danzate a cerchio, esausti, tutta la notte.

            Sui bordi dei loro fuochi fatui.

            Dicono che il tuo cuore
            se lo spartiscono esseri privi d'amore
            con la coscienza mascherata.

            Figlio, che ti ho perso!

            E ti ritrovo offeso e sconfitto.
            Disteso sull'erba dolce e il tappeto di pietra,
            tra gente che va, piena e vuota, vuota e piena
            e copre d'insulto i tuoi occhi già spenti.

            Figlio, ecco la mia mano.

            Dio mio, come sono lunghi i tuoi capelli!
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              Scritta da: duska
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Sulla riva dei nostri sogni

              E ci ritroviamo ancora qui.

              A spianare le rughe,
              in mano il silenzio delle nostre solitudini.

              A ripassare le dita sull'arpa dei nostri sogni,
              a fare il conto su ciò che abbiamo perso
              e ciò che abbiamo guadagnato,
              in questo mattino che sa di primavera.

              E ci ritroviamo ancora qui.
              Dietro tramonti logori di nostalgia,
              a disquisire sul dolceamaro del tempo,
              scivolato tra le dita come grani d'un rosario.

              A parlare della nostra giovinezza,
              del ballo del mattone, delle illusioni,
              dei cuori accesi a rincorrere miraggi e sogni,
              ascoltando Elvis senza capire le parole.

              E siamo qui come ieri.
              A dirci madri, non più figlie,
              a reggere un passato che non paga,
              a chiederci se è giusto o se conviene
              rinchiudersi nel limbo che lenisce le pene,
              dove la coscienza rifiuta il dolore,
              le porte del cuore si chiudono a nuovi amori.

              O tentare di ricacciare i fantasmi:
              v i v e r e pur sapendo di morire,
              a m a r e pur temendo di soffrire e
              attendere l'alba... finché l'ultima stella riaccende il sole,
              che illumina,
              chiarisce ogni ombra.

              Dolcemente.
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                Scritta da: mor-joy
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Frammenti

                Ma la cosa migliore non furono quei baci
                e neppure le passeggiate serali, o i nostri segreti.
                La cosa migliore era la forza che quell'Amore mi dava,
                la forza lieta di vivere e di lottare per lei,
                di camminare sull'acqua e sul fuoco.
                Potersi buttare, per un istante,
                poter sacrificare degli anni
                per il sorriso di una donna:
                questa sì che è felicità, e io non l'ho perduta.
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                  Scritta da: Dora Barzaghi
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  Amore

                  Cade una goccia
                  ne sento l'eco
                  nel vuoto della mia testa
                  nel vuoto del mio ventre

                  Cade una goccia
                  scava e ferisce
                  allieta e schiarisce
                  diventa lacrima

                  Cade una goccia
                  sa di speranza
                  sa di dolore
                  sa di disperazione

                  Cade una goccia
                  cavalca la mia guancia
                  approda sulle mie labbra
                  scivola sul mio mento

                  Cade una goccia
                  ed io con essa
                  mi perdo e mi ritrovo
                  ti perdo e non mi trovo

                  Tra la voglia di scappare
                  e la voglia di lottare
                  inizia un altro giorno
                  senza la certezza del tuo ritorno!
                  Composta domenica 4 aprile 2010
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