Ricordo ancora, ricordo ora, che le ciliege non dovevo cogliere, non andare per quelle scale puoi perderti o farti male, non bagnarti, non ti raffreddare tutte le cose che non dovevo fare. Non fare cose strane, non farmi piangere aspetta a crescere. E son cresciuta, ma in testa frenata, libera di vivere non sono mai stata.
Colgo l'occasione per regalarti un fiore, fatto di petali colorati, non è un fiore definito, amica mia ma nasce dall'amore che ci ha unito nella vita. Un petalo rosso, come le nostre passioni, uno rosa per le nostre illusioni, uno giallo per i nostri dolori, uno verde per i nostri amori, uno arancione per i tuoi consigli, uno bianco per i nostri figli, uno nero per le conclusioni, ma sì, anche blù per tutte le emozioni che abbiamo condiviso. Siamo ancora unite, e tutto quel che abbiamo dato non ci pesa, queste sono le ragioni della nostra intesa.
Sono rosa, fulgente, corposa assai lussuriosa. L'aspetto è regale, colore purpureo carnosa. Le api mi ronzano intorno vogliose, succhiandomi il cuore, la mia dolce linfa le appaga. Ma prova a toccare il mio stelo, recidilo con le tue mani; le tue gocce di sangue saranno il mio piacere.
Il mio cuore l'ho buttato in pasto a bestie fameliche, l'hanno smembrato, calpestato, ho chiesto venia, ma non mi hanno sentito, ora sono quì con un vuoto immenso e pietà più non chiedo non sento più dolore.
Si è perso per la via questo dolore, il tempo ha lenito le ferite, il sangue sparso ormai più non si vede, lavato con lacrime di pioggia, ma dentro il cuore vive e mi consuma.
Noi che sentiamo il sordo e il muto, noi che vediamo ad occhi chiusi, dove gli altri non hanno mai creduto. Le favole d'amore e le bugie, noi raccontiamo con le nostre poesie consigliamo altre strade da seguire la penna ci aiuta ad inseguire un sogno, comunque vada a finire.
Mi piacerebbe Diventare un grande poeta E la gente Mi metterebbe Serti di lauro sulla testa Ma ecco Non ho Abbastanza passione per i libri E penso troppo a vivere E penso troppo alla gente Per essere sempre contento Di non scrivere che vento.
Morirò di cancro alla colonna vertebrale Accadrà una sera orribile Chiara, calda, profumata, sensuale, Morirò della putrefazione Di certe cellule poco conosciute Morirò per una gamba amputata Da un topo gigante sbucato da una fogna gigante Morirò di cento tagli Il cielo mi sarà caduto addosso Fracassandosi come una vetrata pesante Che farà scoppiare le mie orecchie Morirò di ferite segrete Inflitte alle due del mattino Da assassini vaghi e calvi Morirò senza accorgermi Di morire, morirò Sepolto sotto le rovine secche Di mille metri di cotone sprofondato Morirò annegato nell'olio di spurgo Calpestato da bestie indifferenti E, subito dopo, da bestie differenti Morirò nudo, o vestito di tela rossa O cucito in un sacco con delle lame di rasoio Morirò forse senza preoccuparmi Di verniciare le unghie delle dita dei piedi E di lacrime piene le mani E di lacrime piene le mani Morirò quando scolleranno Le mie palpebre sotto il sole arrabbiato Quando mi diranno lentamente Delle cattiverie all'orecchio Morirò nel vedere torturare bambini E uomini sbigottiti e lividi Morirò mangiato vivo Dai vermi, morirò Con le mani attaccate sotto una cascata Morirò bruciato in un incendio triste Morirò un poco, molto, Senza passione, ma con interesse E poi quando tutto sarà finito Morirò.
Tutto è stato detto cento volte E molto meglio che da me Sicché quando scrivo versi È che ciò mi diverte È che ciò mi diverte È che ciò mi diverte e vi cago sul naso.
Non ho più molta voglia Di scrivere poesie Se fosse come prima Ne farei più spesso Ma mi sento molto vecchio Mi sento molto serio Mi sento molto coscienzioso Mi sento pigro.
La vita, è come un dente All'inizio non ci si pensa Felici di masticare Ma poi ecco che d'improvviso si guasta Fa male, e preoccupati Lo si cura non senza fastidi E per essere veramente guariti, Bisogna strapparlo, la vita.