Perché vivo Perché vivo Per la gamba gialla D'una donna bionda Appoggiata al muro In pieno sole Per la vela gonfia Di un battello del porto Per l'ombra delle tende Il caffè ghiacciato Che si beve con la cannuccia per toccare la sabbia Vedere il fondo dell'acqua Che diventa così azzurro Che discende tanto in basso Con i calmi pesci Pascolanti sul fondo Che si librano sopra I capelli delle alghe Come uccelli lenti Come uccelli azzurri perché vivo Perché è bello.
Lei sarebbe là, così pesante Con il suo ventre di ferro E le sue balze di latta I suoi tubi di acqua e di febbre Lei correva sui suoi binari Come la morte alla guerra Come l'ombra negli occhi C'è tanto lavoro Tanti e tanti colpi di lima Tanta pena e tanto dolore Tanta collera e tanto ardore E ci sono tanti anni Tante visioni sovrapposte Di volontà accumulata Di ferite e di orgogli Metallo strappato al suolo Martirizzato dalla fiamma Piegato, tormentato, crepato Ritorto a forma di sogno C'è il sudore delle generazioni Chiuso in questa gabbia Dieci e centomila anni di attesa E di stupidaggine vinta Se restasse Un uccello E una locomotiva Ed io solo nel deserto Con l'uccello e l'affare E se dicessero scegli Che farei, che farei Avrebbe un becco sottile Come si addice ai passerotti Due bottoni brillanti agli occhi Un piccolo ventre rotondo Lo terrei nella mia mano Ed il suo cuore batterebbe veloce Tutt'intorno la fine del mondo In duecentododici episodi Avrebbe piume grige Un po' di ruggine sullo sterno E le sue fini zampette secche Spilli inguainati di pelle Andiamo, che cosa salvereste Poiché bisogna che tutto muoia Ma per i vostri leali servizi Vi si lascia conservare Un unico campione Locomotiva o uccello Riprendere tutto dall'inizio Tutti questi pesanti segreti perduti Tutta la scienza demolita Se io lascio la macchina Ma le sue piume sono così fini Ed il suo cuore batterebbe così veloce Che io mi terrei l'uccello.
Voglio una vita a forma di spina Su un piatto azzurro Voglio una vita a forma di cosa Sul fondo di un coso solitario Voglio una vita a forma di sabbia fra le mani A forma di pane verde o di brocca A forma di molle ciabatta A forma di "dirindindina" Di spazzacamino o di lillà Di terra piena di sassi Di barbiere selvaggio o di piumino folle Voglio una vita a forma di te Ed io l'ho, ma non mi basta ancora Non sono mai contento.
Seppellirò con il mio diario, i sogni, i segreti, i dolori, le emozioni, gli amici e le mie canzoni. Pianterò una rosa, la faro crescere con lacrime, rossa sarà, come la passione, che ho messo in tutto quel che ho fatto nella vita. Il mio desiderio, richiesta mai esaudita, una passione mai finita, affermazioni e considerazioni, poi conclusioni e tante illusioni.... Rimarranno le mie poesie, in cui ho detto e rivelato, quel desiderio che non si è avverato, la mia ferita, che non è guarita, ed è stato inutile gridare, non sono stata mai capita.
Ormai solo le fotografie mi ricordano te. Il tempo è passato, non ti ho dimenticato quanti flash scattati in riva al mare e come mi guardavi, con quanto amore. Giro le pagine di un film col fermo immagine, quanta nostalgia in quelle pagine. Vorrei tornare indietro, guardo fuori ma appannato è il vetro, comincia a far freddo :è autunno il vento ha portato via le foglie dagli alberi dinanzi alla mia casa volate via come farfalle, con loro ha portato via anche te.
Ora è con le mani, che dovrò scoprire, quello che non posso vedere. Mi mancano i contorni, il mare, i tramonti, i colori, la luce del sole. Mi manca il viso di chi amo, il sorriso di un amico, solo un ricordo rimane, dal contorno sfumato, e non c'è più il mio passato. È con le mani che riscoprirò il mondo, per me è una stanza buia, che non ha pareti, mi aiuterò cl cuore e con i ricordi. Alcune cose meglio non vederle.
Al di là degli stagni, delle valli e dei monti, al di là dei boschi, delle nuvole e dei mari, al di là del sole, al di là dell'aria, al di là dei confini delle stellate sfere,
Tu, mio spirito, ti muovi con agilità e, come buon nuotatore che gode tra le onde, allegro solchi la profonda immensità con indocile e maschia voluttà.
Fuggi lontano dai morbosi miasmi, voli a purificarti nell'aria più alta, e bevi, come un puro liquido divino, il fuoco chiaro che colma spazi limpidi.
Le spalle alla noia e ai vasti affanni che opprimono col loro peso la nebbiosa vita, felice chi con ali vigorose si eleva verso campi sereni e luminosi;
Chi lancia i pensieri come allodole in libero volo verso il cielo del mattino, - chi si libra sulla vita e comprende senza sforzo il linguaggio dei fiori e delle cose mute!
Il mio sguardo, una sfida, non abbasso mai gli occhi, son sicura di me con chiunque mi tocchi. Vorrei lasciarmi andare, ma ragione mi frena e rimango a pensare. Quanto tempo poi perso quel cercarsi e cercare di far vivere il cuore come vuole l'amore. La mia sfida l'ho persa, i miei occhi ho abbassato, non ho più ragionato per la vita è bastato.
Fantastica notte, romantica, strabiliante, tutto tace. Solo il cuore all'unisono con le stelle quello che non vuol vedere sparisce nel nulla. Ci sei solo tu, con i sogni, e tutto ti è permesso: i pensieri, le emozioni, solo queste in una notte fantastica.
Un velo pietoso si stende, si arrende in terra glorioso. Con muto dolore si benda quel cuore di tutta la gente, per non farlo soffrire. Si chiama, si geme s'impreca, si teme, tra ardite colonne di templi di antica memoria, nascoste da spine che grondano sangue, il passato, la storia... eventi funesti, in anfratti riecheggiano, vecchie e nuove commedie di odio e vendetta, di faida maledetta che fine non ha.