Poesie d'Autore


in Poesie (Poesie d'Autore)

Albore

Amo quell'ora in cui il brillio delle stelle è fioco
e respiro infantile a spegnerle è adatto
e il mondo si fa chiaro, a poco a poco
pur se con ciò, non insavisca affatto.

Io più del mattino amo l'albore, quando,
moscerino d'oro confondendo
gli alberi, dai raggi trapassati,
si alzano sulla punta dei piedi.

Amo quell'ora in cui, durante la sgambata,
al vociare di uccelli semidesti, tra i pini,
sul cappello di funghi gridellini
tremola lungo il bordo la rugiada.

Essere un po' a disagio felice senza gente.
Scaltra usanza il celare la propria felicità, ma
fate che si soffermino i felici nell'albore, pure se
dal mattino avrà inizio ogni calamità.

Sono felice che la vita mia come irreale sia
pur tuttavia allegra, coraggiosa realtà,
che invidia non mi diede Dio, né animosità,
che di fango coperto non sono, né di biasimo.

Sono felice che un giorno sarò antenato
di nipoti non più in gabbia. D'essere stato
tradito e calunniato sono felice,
meglio non è quando di te si tace.

Sono felice dell'amore di donne e di compagni,
le loro immagini sono le mie icone.
Che sia ragazza russa la mia sposa sono felice,
di chiudere i miei occhi è degna, ne avrò pace.

Amare la Russia è felicità plurinfelice.
Cucito a lei sono con le mie proprie fibre.
Amo la Russia e il suo potere tutto vorrei amare,
ma ne ho la naisea, vogliatemi scusare.

Amo questo mio mondo verde-azzurro
con le guance imbrattate di sangue.
Irrequieto io stesso. Morirò non per odio,
ma per amore insostenibile dal cuore.

Non ho saputo vivere in modo irreprensibile, da saggio,
ma voi con debito di colpa rammentatevi
il ragazzino con albore di libertà negli occhi,
luminosa più che vivido raggio.

Essere imperfettissimo io sono,
ma, scelta la mia ora preferita - il primo albore,
Dio creerà di nuovo innanzi giorno
gli alberi dai raggi trapassati,
me stesso trapassato dall'amore.
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    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Tra diecimila anni

    Tra diecimila anni
    sotto gli alberi passerà
    una fanciulla snella e bionda
    con fiori tra i capelli,
    e sarà ancora primavera.

    È un'ora mattinale
    qui nel bosco della mia giovinezza,
    dove tutto è fresco di rugiada,
    ogni sentiero, ogni albero è cespuglio,
    tutto ciò che non perisce.

    Luminoso, il ramo della betulla sfiora
    la sua fronte pura,
    ed è ancora lei
    che un giorno ho amato,
    tutto ciò che è stato esiste ancora.
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      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Cadrà il bastone dalla nostra mano

      Cadrà il bastone dalla nostra mano,
      il vagare avrà un termine,
      deserta rimarrà la terra degli uomini,
      nulla più vi accadrà.
      Nemmeno un uomo mirerà lontano,
      nemmeno un giovane veglierà.
      Nemmeno un pellegrino sul duro giaciglio
      assaporerà la beatitudine della sua anima.

      Se ne saranno andati, quelli che qui vissero.
      In silenzio si allontanarono da quanto esiste.
      - Nessuno che si voltò indietro...

      Le stelle ancora fiammeggiano nell'eternità.
      Ancora per tempi infiniti,
      Lo scintillio della via lattea, la nebulosa,
      ancora attraversa gli spazi.
      E tutto è come prima. Soltanto noi non siamo più.
      I fuochi dei nostri bivacchi si sono spenti.
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Tu che esistevi prima dei monti

        Tu che esistevi prima dei monti e delle nubi,
        prima del mare e dei venti.
        Tu il cui inizio è prima dell'inizio di ogni cosa
        e la cui gioia e dolore sono più antichi delle stelle.
        Tu che eternamente giovane vagasti sopra le vie lattee
        e attraverso le grandi tenebre fra di esse.
        Tu che eri solo prima della solitudine
        e il cui cuore era colmo di angoscia molto prima del cuore degli uomini -
        non mi dimenticare.

        Ma come potresti tu ricordarmi.
        Come potrebbe il mare ricordare la conchiglia
        nella quale una volta mormorava.
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          Scritta da: Anna De Santis
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il palloncino

          Un palloncino è volato,
          verso il sole è andato,
          il bimbo l'ha lasciato
          piangendo disperato.
          Perché Signore Iddio
          devo avere oblio
          di quel che ora è mio,
          e alfine dirgli addio?
          Non voglio rinunciare,
          qual è il senso d'amare,
          legarsi e separare
          da quello che hai nel cuore.
          Non dovevi creare il dolore,
          le paure, il vento, il sole
          non dovevi riempirmi l'anima
          con parole d'amore.
          Ho perso il palloncino,
          ora sono un bambino
          che piange e si dispera,
          ma continua a sperare
          che qualcuno torni a sera.
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            Scritta da: Anna De Santis
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Il glicine che mi portò via un sogno

            L'odore del glicine al balcone,
            ti ricordi nonna,
            avevamo piantato un sogno insieme.
            L'albero cresceva, con me
            e tu invecchiavi.
            Com'è triste novembre,
            il glicine perdeva le sue foglie,
            ti stringevo piano,
            per non farti male,
            e tu in quel letto di dolore
            a malapena mi riconoscevi.
            Eri tornata come prima,
            sembravi una bambina
            che cercava le coccole.
            Anna, chi sei? Mi chiedevi
            dov'è la mia famiglia, e mia figlia?
            Nonna, le rispondevo, è qui
            ti è sempre accanto, ma non capivi.
            Quel morbo ti ha portato via dalla vita,
            ha mandato in tilt la tua mente,
            una condizione umiliante
            per te che tanto dolcemente
            ci hai sempre accuditi.
            Coi sensi assopiti da tante medicine,
            meno male che non hai sentito gran dolore,
            ti sei addormentata piano piano
            chiamandomi per nome,
            stringendo la mia mano.
            Il glicine ad aprile metteva le sue foglie...
            Cominciò a fiorire.
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              Scritta da: Anna De Santis
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Solitudine

              Tra maschere di cartapesta
              e facce di gomma, cammino,
              trascinando i miei passi ormai stanchi,
              solitudine è mia compagnia,
              è la sola e non va più via,
              sogno ancora qualcuno
              che parli la mia stessa lingua.
              Parole inutili, dette solo per...
              incomprensibili per non capirci più.
              La speranza, tra l'indifferenza,
              e mille soprusi, è andata via,
              e trascino i miei passi ormai stanchi,
              ricercando un vero dolore,
              un forte di cuore, capace di piangere,
              ma tra maschere di cartapesta
              e facce di gomma è ormai quello che resta.
              Solitudine è mia compagnia.
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