Scritta da: Lucio Dusso
in Poesie (Poesie d'Autore)
Quieta è la luce
nei giorni di primavera,
ma non c'è pace
per questo cuore
son caduti i fiori.
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Quieta è la luce
nei giorni di primavera,
ma non c'è pace
per questo cuore
son caduti i fiori.
Cos'è la vita!?
Goccia di rugiada
che evapora.
Eppure la darei
per poterti incontrare.
Hanno rubato Dio.
Il cielo è vuoto.
Il ladro non è ancora stato
(non lo sarà mai) arrestato.
Viltà d'ogni teorema.
Sapere cos'è il bicchiere.
Disperatamente sapere
che cosa non è il bicchiere,
le disperate sere
quando (la mano trema,
trema) nel patema
è impossibile bere.
In alto,
ove si stagliano terse nell'azzurro
vette inviolate,
al di sopra del mondo,
ove tace l'angoscia
d'ogni essere mortale,
nella tersa vastità silente,
l'animo esulta,
nell'infinito vortice si libra
e riposa, placato.
Non esiste più
l'angoscia ed il tormento
di andare,
come esule,
con la carne che duole...
Al di sopra del tempo,
fuori dalle strade del mondo,
qui mi conforta
l'infinito abbraccio
delle vergini vette.
Come uccello,
approdato nel nido
dopo lunga tempesta,
nelle braccia del Creatore,
posa l'animo mio.
Tu sei la luce del sole.
Ove posi lo sguardo
fiorisce la gioia.
Ho scoperto con te
stelle splendenti nel cielo
e teneri fiori pei campi.
Abbiamo cercato gocce di rugiada
sui fili d'erba...
Nei tuoi occhi profondi
ho trovato la pace.
E quando impaurito,
lo sguardo di un timido agnello,
mi cerchi la mano,
una forza sconosciuta mi assale.
Non esiste la Morte,
se odo al mio fianco
il tuo breve respiro,
mio piccolo uomo.
Ritrovare
nelle recondite
viuzze
del Paese
la gioia della mia infanzia,
quando per gioco
salivo e scendevo
da esse
in cerca
di farfalle
e lucciole
capricciose!
Senza neanche tentar
di trovare altre parole
oltre a quelle già dette e ridette
scordate e perdute...
rifletto sulla tua ombra.
Leggera si muove
sopra i fiori trapuntati del letto
sfiora i quadrati del pavimento
si sposta scivolando
sulle pareti di stoffa
... sotto il tuo corpo si nasconde
quando stanco
posi la testa sul cuscino.
La cerco con lo sguardo
già sicura di non trovarla
quando al mattino
solo l'aria
profuma di te.
Chi crede che Acerra puzzi
del vino ieri bevuto,
s'inganna:
Acerra continua a bere
sino alle luci dell'alba.
Magra dagli occhi lustri, dai pomelli
accesi,
la mia anima torbida che cerca
chi le somigli
trova te che sull'uscio aspetti gli uomini.
Tu sei la mia sorella di quest'ora.
Accompagnarti in qualche trattoria
di passoporto
e guardarti mangiare avidamente!
E coricarmi senza desiderio
nel tuo letto!
Cadavere vicino ad un cadavere
bere dalla tua vista l'amarezza
come la spugna secca beve l'acqua!
Toccare le tue mani i tuoi capelli
che pure a te qualcuno avrà raccolto
in un piccolo ciuffo sulla testa!
E sentirmi guardato dai tuoi occhi
ostili, poveretta, e tormentarti
domandandoti il nome di tua madre...
Nessuna gioia vale questo amaro:
poterti far piangere, potere
piangere con te.