Scritta da: alessandro82
in Poesie (Poesie generazionali)
Speranze
mai infrante
futuri già passati
storie da riempire
rimangono agli annali
come se nessuno avesse
ancora visto.
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Speranze
mai infrante
futuri già passati
storie da riempire
rimangono agli annali
come se nessuno avesse
ancora visto.
Primo sole
fa capolino alla finestra
a ricordarlo basterà
un battito d'ali.
Cinguettii nell'aria
evocano primavera
rinata sono.
Si vedeva già da come
il tepore sovrastava le
cose e la terra sul mezzo
del giorno, nel dicembre
ormai inoltrato, che sarebbe
stato un breve inverno. Non
più foriero di gelate
memorabili e cristalli di
ghiaccio calanti dai tetti
delle case nella fredda e
dormiente campagna, come
ha conosciuto la mia infanzia.
E la neve, un miracolo atteso,
su per la montagna dove per
gli sciatori è ancora una
cuccagna. Che, oggi, l'han
vista anche nel deserto, a
indicar che niente è più lo
stesso. E che è cambiato
qualcosa lo si capisce anche
dai venti predominanti* (nord
africani) che spazzano questa
terra di giganti* (Italia,
personaggi illustri) dalle nuvole,
che da qui se ne stan, così,
distanti. È ora di ripensare tutto
e vedere le stagioni coi ritmi
che non gli son più propri, per
appunto. Dio non può più
niente con un uomo che è
diventato deficiente* (non più
timorato di Lui e della natura -
e forse è anche ciò che il
terrorismo ci rimprovera).
Allor c'è da rimboccarsi le
maniche e veder le cose nella
loro evoluzione e non più
statiche* (agricoltura,
inquinamento...). Magari senza
dimenticar, del passato, gli errori
e gli orrori che dal futuro della
Terra altrimenti ci terranno fuori.
Alla nostra vita dare un altro
senso* (esistere) e vinceremo
anche su questo assurdo tempo.
Spirito vivo e costruttivo è
spirito giovane e sensitivo
per ciò che non ha prezzo,
la verità. Su cui dir può, sol,
chi non ha vezzo* (fronzoli)
e di fattura è proprio
grezzo* (naturale, senza
sovrastrutture).
Incastri perfetti di mondi lontani...
semplici sconosciuti nel loro domani.
Prigionieri di un mondo incantato
ma liberi di scegliere ciò che non è mai stato.
Anime libere dal voler volare
ma legate a frammenti di tempo reale,
anime colme di pene d'amore
sature e sole con tanto dolore.
Il futuro di un passato appena accennato
preme come il macigno di un eco stonato
ed il peso di ciò che non è mai stato
li lega in eterno con un filo argentato.
Quegl'incastri perfetti di mondi lontani,
staranno ancora lì nel loro domani
e tenendo per mano quel filo argentato
guarderanno a quel domani appena passato.
Ah gioventù d'oggi,
in un cambio generazionale
di volti
che non hanno memorie...
Eppure scorre sempre
in questa umanità
il dolore...
In ogni luogo della terra
ove è sempre pur presente
la serpe del male
che induce simili a odiare simili,
e a voler cancellare
l'esistere di uomini con uomini,
donne con donne,
bimbi con bimbi...
E dove ha origini il massacro
ancor più menti deformi
predicano morte...
Ah gioventù d'oggi,
inebriati da falsi idoli
di superiorità d'intenti...
come giochi virtuali
unite la maestria del bullismo,
e incalzando ore
di rivitalizzate prepotenze,
urlate il disprezzo di genti,
come vittoria di una coscienza
che non ha coscienza e né sa
cosa fu e cosa è il vero Dolore...
quel Dolore delle Memorie
di un Popolo innocente,
cancellato per delirio
di onnipotenza
e che voi decantate
come drogante baldoria
da bar, rivisitata dal vostro tempo
senza visioni di guerre
e di morti inconsapevoli.
È disarticolata la tua voce,
spana ciò che s'apre sporadico
in un gesto obbligato.
Quando ero cieca,
vivevo tutta la nostra notte.
Ora che vedo,
per resistere sale in me un altro pensiero.
È da mesi che aspetto una pioggia di diamanti
cadere su ali del giorno che lentamente avanza
nella mia caverna scavata di notte con le mani.
Sento un fruscio scivolare nel cielo notturmo
a odore di cioccolato caldo venuto da lontano:
sarà la cupa voce della notte che vorrà parlarmi?
Ascolto i passi della pioggia giocherellare sui tetti
di vetri colorati che di notte giocano a nascondiglio
per non disturbare il sonno di uomini già anziani.
Ascolto delle voci senza età che cantano dei versi
che sentivo da ragazzo recitare vicino al focolare:
"la pioggia non bagna..., quando il cielo è blu".
La pioggia continua a battere forte nella memoria,
i diamanti si trasformano in stelle con fili d'argento:
un bambino le raccoglie e lancia un bacio contento.
Si scoprono nella penombra che scende nella lunga sera
le voci nostrane che riempiono i vuoti di ore di puro silenzio
appassite, mute e legate a fili elettrici leggendo messaggi
inviati da telefonini morti di paura e rauche voci da lontano.
Non si fa in tempo a leggere il lungo rosario giornaliero
che ci cade addosso come massi in valanga e con neve.
La libertà è morta da quando i WhatsApp ci bombardano
con la loro voce stridula o imitando un tremolio di anziano.
I giornali di un tempo si perdono in pattumiere giornaliere
perché il tempo è diventato zoppo e gli squilli sono troppi.
Un domani le dita dei futuri umani saranno lunghi tentacoli
che battono lettere dell'alfabeto senza voci e senza volti.
L'amicizia si sostiene con voci e parole racchiuse nell'etere
senza un bicchiere di vino e qualche brindisi nato d'improvviso.
Sarà perché io sono vecchio e non riesco a vivere il momento:
dispiace che il tempo fugge e gli amici sono sempre più pochi.