Poesie generazionali


Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
in Poesie (Poesie generazionali)
Vivere sul nostro pianeta Terra è un immenso dono di Dio
che ha fatto sbocciare l'universo come una grande rosa
multicolore i cui petali galleggiano sparsi nel suo giardino.
Quando ci specchiamo nel cielo in una notte senza luna
camminiamo attirati da tante stelle che ci guidano nel buio.

La Terra è la piccola culla di Dio fatto uomo nel seno di Maria.
È la sua umana dimora, casa di noi viventi: uomini e donne,
uccelli, insetti e tanti altri esseri che noi non possiamo vedere
ma che ci guardano e fanno compagnia sotto un cielo azzurro
che cambia ogni giorno di disegni e colore con le nuvole in volo.

Viviamo sul pianeta più bello e fantastico del grande universo,
disegnato dal Padrone e Creatore di tutto ciò che è buono e bello,
tappezzato di erbe e fiori, di alberi pieni di frutta e di verdi foreste,
di vento e di pioggia, di colline e montagne, di laghi e grandi mari,
di fulmini, tempeste, valanghe e cascate, ghiacciai perenni e neve.

Domani cammineremo anche noi come angeli che volano nella luce,
scaricheremo nei tanti buchi neri i nostri difetti, peccati e umane pene,
i nostri occhi brilleranno come le stelle nel futuro del nostro universo.
Se Dio ha voluto far nascere suo Figlio su questa nostra madre Terra
sarà perché dove viviamo è il salotto più bello della sua fantasia celeste.
Composta giovedì 5 gennaio 2017
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    in Poesie (Poesie generazionali)
    Un altro vecchio calendario è finito nel camino di casa
    Illuminandoci gli occhi con le sue fiamme le prime ore
    di questo nuovo anno con odore a vino e champagne.

    Sfogleremo il nuovo calendario appeso sulla nostra vita
    leggendo da soli con magica fantasia il sogno di domani
    donando a coloro che ci circodano un sorriso e un bacio.

    L'anno nuovo arriva pieno di interrogativi ed esclamativi
    ai quali dobbiamo rispondere col cuore e con la mente,
    con la pietà e la dolcezza se siamo veramente fratelli.

    Siamo stati chiamati a sfogliare il calendario della vita
    per far sbocciare fiori freschi nel nostro umano giardino
    dove l'uomo è chiamato a scalare una divina montagna.

    L'anno nuovo inizia per donare la speranza nel domani
    dove il tempo cavalca su cavalli alati con l'uomo cavaliere
    con redini e speroni che ci spronino senza perdere la meta.

    Il nuovo calendario dobbiamo riempirlo di sole e di stelle,
    di giorni di pioggia e di venti che ci spazzino cielo e terra.
    Le date del calendario ci regalano baci di vita e di speranza.
    Composta venerdì 5 gennaio 2018
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      Scritta da: Leonardo
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Basta parlare

      Siamo facce senza identità
      siamo spiriti di un'altra età
      vagheremo per l'eternità
      senza controllo senza vanità.
      Siamo tracce di rugiada
      sparse nell'umanità,
      aspettiamo quel qualcosa che verrà
      e stringiamo questa falsità
      come brivido di libertà.

      Sempre appesi ad una gerarchia
      noi scappiamo e poi torniamo qua,
      figli e padri di un'apologia
      antenati della nostalgia
      intrappolati da noi stessi noi
      ci strappiamo mille sguardi e poi
      quando dobbiamo dare spazio al fiato
      sigilliamo con l'ossigeno il palato.

      Ora basta parlare
      non c'è più tempo per mollare
      siamo chiusi in una gabbia
      e il pastore vende scabbia,
      come fosse la cura
      per la nostra tortura,
      per la nostra utopia,
      mentre dentro questo recinto
      abbandoniamo il nostro istinto.
      Composta sabato 6 gennaio 2018
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        Scritta da: Marta Emme
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Pietismo

        È questo un moto del cuore,
        generato da chi sa infondere
        un utile fervore in quel che
        ha poco pensiero e non
        riconosce nelle cose, fino in
        fondo, il reale valore. Così gli
        opportunismi, apposta, su di
        lui, prendon vigore, non la
        verità col suo nudo crudore.
        In tal caso, alla dabbenaggine,
        non c'è soluzione se non
        riconoscerla in tutta la sua
        estensione. E quando una
        lampadina s'accende e di ciò
        coscenza si prende, un
        luminoso cammino, vedrai ti
        attende, rischiarato dall'usar
        il cervello in modo intelligente
        senza dimenticar di veder le
        cose, sì, umanamente, ma
        sempre nel loro contesto,
        avvedutamente.
        Composta sabato 6 gennaio 2018
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          in Poesie (Poesie generazionali)
          E torno,
          torno alle tue mani,

          al cappotto della veglia
          e allo stile della tredicesima ( "... ti hanno
          sfigurato, arso vivo, vero?" ), torno
          all'industria delle pupille e delle asticelle
          seminate nel buio, solo

          a rischiarare una debolezza
          fatta veste, o ticchettio di qualcosa di incandescente,
          a scadere, a perdersi
          nel marasma che si chiuderà
          intorno a te, intorno a noi. Oltre tutto,

          la tua radice è un'arteria temporale,
          un pasto frugale
          che acuisce le ultime moltitudini,

          e poi, al mattino, ne sono iniettate
          altre generazioni, altre cesure
          sono già acqua,
          già mente
          la volontà che ti, ci esilia.
          Composta giovedì 4 gennaio 2018
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