Poesie generazionali


Scritta da: Ada Roggio
in Poesie (Poesie generazionali)

Perplessità

Se la mia vita fosse un film.
Lo cancellerei.
Se la mia vita fosse un racconto.
Lo strapperei.
Se la mia vita fosse una poesia.
La dissolverei.
Eh...
Se la mia vita fosse un tema.
Se la mia vita fosse un racconto.
Se la mia vita fosse un giallo.
Se la mia vita fosse un romanzo.
Se la mia vita fosse un trailer.
Se la mia vita fosse uno show.
Se la mia vita fosse un'avventura.
Se la mia vita fosse un film dell'orrore.
La vita di ognuno di noi diversa.
La vita di ognuno di noi dispersa.
La vita di ognuno di noi sembra uguale, ma in realtà nulla è eguale.
Della mia vita prenderei tanti pastelli, tanti colori,
la mano ricca di entusiasmo e di amori.
Amo l'aria, la terra, il mare, amo me stessa, amo la vita, amo la vita della mia vita.
I figli sono la vita infinita.
Ma la realtà e che la vita è una cavalcata ardita.
Allora dipingerei di rosso l'amore, di giallo la passione, di verde la speranza, di azzurro la pazienza, di marrone il calore, di bianco la vita.
Ogni momento che scivola via racchiuso in un colore.
Ognuno di noi alla fine della sua corsa raccoglie il suo colore.
Composta mercoledì 21 maggio 2014
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    Scritta da: Dora
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Mi padre...

    Mio padre era bellissimo
    aveva gli occhi grandi e un sorriso sereno
    la voce dolce e lo sguardo severo
    mi richiamava, mi consigliava

    ma io non lo seguivo
    spesso litigavo e lo ingannavo

    Mio padre mi ha lasciato senza un addio
    e troppo presto è volato via
    a volte non rammento il suo volto

    lo cerco in un ricordo, una fotografia,
    nel riflesso al mattino in uno specchio
    e nel mio viso riconosco il suo...
    Composta mercoledì 19 marzo 2014
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      Scritta da: Dora
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Lasciami qui...

      Lasciami posare
      qui su questa pietra
      le mie gambe stanche
      non voglio proseguire
      il mio cammino
      temo di inciampare
      sul gradino
      smussato, rovinato
      dal tempo della vita.
      Vita che incontrerà
      la fine della strada
      e lì si fermerà.
      Lasciami indugiare
      voglio restare qui a riposare
      prima di proseguire
      per questo lungo viaggio
      che conosce la meta
      ma ritorno non ha.
      Composta martedì 22 aprile 2014
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        Scritta da: Dora
        in Poesie (Poesie generazionali)

        A mia madre

        Non voglio pensarti vecchia
        tu non lo sarai mai
        non voglio sapere che soffri
        tu sei una roccia
        se crolli tu crollo anche io
        a chi mi aggrapperei
        a chi mi rivolgerei
        se tu cadessi?
        Forte è una madre
        agli occhi dei figli
        ma adesso so,
        che son madre anche io,
        che questa forza
        altro non è
        che amore.
        Composta domenica 11 maggio 2014
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          Scritta da: Dora
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Papaveri

          Guardo, dal finestrino
          di un treno in corsa
          il susseguirsi di prati fioriti
          Sparsi oltre i binari,
          tocchi di porpora,
          punteggiano distese
          di campi inariditi,
          fra i resti di una fortezza o dietro cancelli arrugginiti,
          con le dolci margherite e gli azzurri fiordalisi,
          rossi papaveri incendiano verdi sbiaditi
          donando al grigio dell'abbandono
          i loro accesi sorrisi.
          Composta martedì 20 maggio 2014
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            Scritta da: Angela MORI
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Lacerazioni di un’anima

            Sconfortata e sola
            nessuna armonia le rasenta la mente;
            non è bella
            non è intelligente,
            per l'invidia delle altre.
            Una ragazza che il sole
            non bacia mai,
            con i suoi pensieri ambigui,
            contro le mode
            a favore del bene
            come una strega buona
            che sulla schiena del suo gatto,
            riversa il suo amore in carezze:
            unico compagno che la consola.
            Da molti considerata avversa,
            dalla genitrice noncurante,
            sventurata catena.
            Forte solo della sua gioventù,
            senza'amore con il vento in fronte
            e frecce acuminate al cuore;
            quel cuore giovane
            che non accetta l'iniquo
            ma si fa male;
            triste, leggera, ingrata.
            Gli altri piangono perché è giusto,
            per loro lei singhiozza per capriccio,
            ma sulla sua pelle ha un taglio
            che urla taciturno aiuto
            e chiede imminente amore,
            mentre affronta i demoni
            del suo nefasto e aspro dolore.
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              in Poesie (Poesie generazionali)

              Socchiudo gli occhi a Venezia

              Cala il sole sulla laguna a mare.
              In quanti lo avranno detto,
              ad un volto vicino,
              alla propria testa,
              al primo che passava.
              Lui continua a farlo
              come noi continuiamo a dirlo,
              a scriverlo,
              a pensarlo.
              Ed osserviamo l'arancio
              il marrone
              il sabbia,
              che si distendono davanti a lei,
              a noi.
              Adesso il sole
              si è fatto esagono che scompare,
              spandendo la luce,
              l'ultima luce,
              la luce gialla,
              rasa all'acqua.
              Cala la sera sulle gondole stanche
              che pattinano di traverso
              nel loro tornare.
              Ed ogni volta la stessa illusione.
              Che fermino il tempo,
              che fermino l'acqua.
              Turisti
              che si sentono viaggiatori
              si lasciano andare.
              Hanno negli occhi
              il giorno trascorso
              e pensano già
              a quando ritornare.
              Fra un po' i neri docili animali di legni
              si culleranno aspettando domani,
              coperti da un telo azzurro
              o nudi all'aria di notte.
              Sta seduto sull'ultimo muretto all'acqua
              l'annoiato perdigiorno.
              Adesso che un altro giorno è perso
              fuma lentamente
              sputa tabacco alla nebbia.
              -Io ti aspettavo -
              dice muto alla "Vespucci"
              quell'umile antico palo,
              dritto in acqua,
              pieno di rughe e tagli
              che è sempre il primo a salutare
              la nave nera
              che a Venezia si fa
              gondola madre.
              Intanto è vivo quel lampione,
              l'ultimo,
              alla punta d'acqua.
              Quello all'arsenale,
              quello che poi è laguna
              come se fosse il mare.
              Illumina l'ultimo abbraccio
              di chi si lascia
              o si fa promesse
              ed una coppia che mano nella mano
              passa sul ponte bianco
              e torna a casa per la cena.
              Composta lunedì 19 maggio 2014
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