Poesie generazionali


Scritta da: Elcoche
in Poesie (Poesie generazionali)

Bottiglie di plastica

Ai loro piedi la nostra falsa felicità
restiamo inermi
come vuoti di plastica
Esili dita
dirigono il nostro tempo
incatenati ai secondi
nell'infinito scandire
non ascoltiamo che rumore
tutti in filla, tutti uguali
senza difetti
e senza ideali.
Composta martedì 22 novembre 2011
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    in Poesie (Poesie generazionali)

    Absit iniuria verbis

    La lanterna
    mi son messa in mano
    e sono sceso
    come Diogene sul piano.
    Cerco l'uomo
    e ancor non l'ho trovato;
    se non vien fuori
    l'Italia è a mal partito.
    Molte son le carogne,
    che sostano sul Monte
    e il lor fetore
    appesta e si diffonde.
    Una sola persona
    io vorrei in alto,
    che avesse bella
    l'anima ed il volto.
    Composta domenica 30 novembre 1969
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      in Poesie (Poesie generazionali)

      Inno alla pace

      Fratelli d'Italia,
      l'Italia è un tassello
      del grande mosaico,
      che Terra chiamiam.

      Fratelli d'Italia,
      non siamo italiani,
      ma cittadini del mondo,
      che si vogliono amare.

      Fratelli lontani,
      vi abbiamo nel cuore,
      vi adottiamo a distanza
      e così fate voi.

      I color della pelle
      pingano un solo vessillo,
      che unico sventoli
      sul globo d'amore.

      Noi siamo la linfa,
      che nutre la terra,
      che, poi, madre grata,
      la vita ci dà.

      Fratelli del mondo
      per sentirci vicini
      impariamo una lingua
      e parliamola ognor.

      Il lavoro nel mondo
      è per tutti i viventi,
      chi emigra o immigra
      ne ha libertà.

      Abbattiam le frontiere,
      ospitiamoci ovunque;
      il globo terrestre
      sia la nostra magione.

      Imitiamo gli uccelli,
      che dipingono il cielo
      quando passano a stormo
      e vanno qua e là.

      Ci crediam degli eletti,
      ma, forse, tali non siamo:
      il nostro operato
      sappiamo il danno che fa.

      Viviam da fratelli,
      amiamoci ognor,
      ognuno di noi
      sprizzi pace dal cor.

      Questo canto, fratelli,
      è una prece al Signore,
      che, speriamo, l'ascolti
      ed alle parole dia eco ed ardore.

      Spero che un giorno questo mio inno alla pace possa essere cantato da tutti i cittadini del mondo.
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        Scritta da: Antonio Recanatini
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Il mio paese, la mia tragedia

        Colline, montagne e
        spiagge ridicole e
        abbietti sulla scena,
        tanto meno paese,
        tanto meno nazione
        ma di certo
        un putrido misfatto irrisolto.
        Un attentato alla civiltà e
        imbiancato
        da vesti sacerdotali
        con turpi tappeti
        a copertura
        di squallidi e
        convulsi trattati.
        Un sangue acido e corrosivo
        tra Europa e Africa,
        armata e
        mai e poi mai
        distinta in evoluzione.
        Lasciarti è dovere
        per chi ama,
        lasciarti è il giusto rimedio
        per non incontrarti più e sola
        e funebre
        tra briganti collusi
        e oscurantismo assicurato
        per memoria e cultura.
        Un popolo assetato
        di giustizia ma
        imprigionato e manipolato
        da contrabbandieri
        della verità e
        della passione venduta
        per un posto dove il sole non arde.
        Non servi a te,
        non servi al tempo
        che una rivolta possa
        colpirti di notte
        e ritornare
        a splendere come stella
        nell'universo che
        ti ha scordato.
        Il mio paese è la mia tragedia.
        Composta lunedì 3 gennaio 2011
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          Scritta da: arcfra
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Arrivederci papà

          Rinchiuso qui,
          in questa stanza buia,
          sforzandomi di ricordare.
          Grande è la rabbia verso me stesso.
          Maledetta questa mia corta memoria.
          Mi giro e mi rigiro. tengo ben stretta tra le mani la testa ma niente...
          nessun chiaro segnale del tuo passaggio nella mia vita.
          Ho smarrito quasi tutti i pezzi.
          Il ricordo di te, è un mosaico che non riesco più a ricostruire.
          Sto qui fermo, immobile sull'orlo di questo immenso vuoto lasciato dalla tua improvvisa scomparsa.
          È vero, un quarto di secolo è passato. Sembra tanto lo so.
          Eppure ho sempre l'impressione di essere lì,
          in quel preciso istante.
          Proprio lì fermo su quel divano mentre ignaro, impotente, quasi incosciente ti guardavo morire.
          ancora risuonano nella mia mente le grida strazianti della mamma che accompagnavano quell'ultimo immobile tuo sguardo;
          quel lento ed inesorabile chiudersi per sempre dei tuoi occhi.
          Quel viso improvvisamente pallido e sereno.
          Adesso di te, mi resta soprattutto ciò che mi racconta chi ti ha conosciuto.
          da ciò che dicono di te, eri un grande uomo.
          Probabilmente quand'eri qui non te l'ho mai detto, ma un po' ti temevo papà.
          Il tuo studio sempre pieno di lettere, faldoni, libri e giornali sembrava un tempio inviolabile.
          Certo, dovevo proprio amarti visto che da quando non ci sei più ho sempre avuto come l'impressione di vivere per metà.
          Il ricordo più grande che ho di te è quel tuo particolare modo di bussare alla porta di casa.
          Quel rumore sul vetro,
          ed io che di corsa scappavo dal letto per venirti incontro.
          Quante notti ho lottato con la stanchezza per aspettare il tuo ritorno.
          Quante mattine mi son svegliato deluso dall'aver ceduto al sonno.
          forse è per questo che ancora faccio fatica ad andare a letto.
          La mamma ha sempre cercato di nascondere a me stesso il mio dolore.
          ma è stato inutile, prima o poi ci si deve trovare da soli faccia a faccia con questa tragica realtà.
          E non importa quanto tempo sia passato,
          non importa quante cose siano cambiate;
          non importa che i ricordi comincino a mancare portati via dal tempo così come le foglie ingiallite, dal vento d'autunno;
          non importa quante strade si siano percorse,
          non importa quante volte si sia cambiato direzione,
          prima o poi sull'orlo di quel vuoto che diviene sempre più immenso quanto più si cerca di evitarlo, ci si deve trovare.
          Ed allora si rimane come in bilico.
          Cambiar strada più non è possibile, indietro non si può tornare.
          Non puoi più scappare.
          è lì, proprio davanti a te.
          Ormai è un precipizio che fa ancora più paura.
          Guardare in basso cercando di non cadere diviene sempre più difficile.
          Ma la maturità che il tempo ti dona, ti fa capire che adesso devi fermarti, farti coraggio, respirare forte e superare questo vuoto non lasciandotelo alle spalle ma semplicemente ridimensionandolo al punto tale da poterci tranquillamente convivere.
          Caro papà, ti giuro che lo sto facendo, ci sto provando in tutti i modi. cerco di stringere i denti e non mollare. è una cosa che sento di dover fare per onorare la tua memoria che sembra volermi sfuggire.
          La mia stupida mente ha reso il ricordo di te, come di un gigante, troppo grande per poter trovare ancora posto nel mio cuore.
          Adesso ho deciso, non voglio dimenticarti e non voglio nemmeno smettere di amarti.
          Non posso più accontentarmi di ricordarti per quello che gli altri mi dicono di te. voglio solo e semplicemente ricordarti così come il mio cuore da sempre mi suggerisce:
          il più grande, bello, dolce, forte e meraviglioso papà del mondo.
          ed è a questo ricordo che mi richiamerò ogni volta che guardando dritto negli occhi i miei figli e accarezzandoli delicatamente, gli sussurrerò tutte quelle dolci frasi che a me il tempo ha negato.
          arrivederci papà.
          Composta giovedì 4 agosto 2011
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            Scritta da: scricciolo
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Il passato

            Strana cosa il passato, a volte gioia profonda
            altre prepotentemente dolorosa che vien voglia di cancellarne i contorni
            perché forse sbiaditi fanno meno male...
            eppure l'unica certezza è il passato
            è come un vestito che ti calza a pennello sulla pelle
            un vestito che vorresti cambiare
            ma che continui a ritrovare nel tuo armadio
            il passato è un'arma
            e anche se riposta in un un angolo recondito
            è ancora pronto li a farti male...
            amica... ascolta i miei silenzi, prendili per mano e dolcemente accompagnali nel tuo cuore sono i silenzi del mio dolore.
            Composta lunedì 21 giugno 2010
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              Scritta da: scricciolo
              in Poesie (Poesie generazionali)

              Il dolore... lo vuoi vivere

              Sembra che tu lo voglia per forza
              che ti ci voglia aggrovigliare dentro
              come in un sacco a pelo in una fredda notte
              lo vuoi come quando la sera ti infili sotto le coperte nel lettone ghiacciato
              attenta a non muovere neanche un muscolo,
              perché ogni minimo movimento ti fa toccare un punto freddo
              rallenti il battito del tuo cuore
              cerchi il calore nel tuo respiro
              il buio nel buio della stanza
              ma nei tuoi occhi chiusi scorre inesorabile il fiume dei ricordi
              ti ci tuffi dentro
              e resti in attesa di sentirne tutta la sofferenza
              di guardarli tutti insieme per trovare quello che fa più male e cacciarlo via...
              ma i ricordi non li si può sbattere fuori dalla vita
              sono li con tutta la loro impietosa compattezza
              e anche tu non sei esente dal tenerli in memoria
              in un giocare al puro narcisismo emotivo.
              Senza sentirlo questo dolore ti sentiresti, denudata, deprivata,
              non avresti più motivo di startene racchiusa
              e tutta la paura del nuovo svanirebbe
              quel nuovo che ti sei imposta di non lasciare entrare
              convinta che ogni cosa che hai dentro, anche se fa male deve necessariamente essere rivissuta
              con il ricordo....
              ma solo se apri una breccia e lasci filtrare di nuovo la luce
              anche quei ricordi nel cui dolore vuoi permanere
              si coloreranno di una nuova fantasia
              saranno un punto fermo nella tua vita a dirti che quanto fortemente voluto e vissuto
              fa male solo se non hai il coraggio di vederli e sentirli come parte di una te che non ha rimpianti.
              Composta martedì 22 giugno 2010
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                Scritta da: scricciolo
                in Poesie (Poesie generazionali)

                Cosa auguro a me stessa... ma anche a te che mi vuoi bene

                Cosa auguro a me stessa?
                mi auguro di non tormentarmi più su ciò che non è degno di far parte del mio futuro,
                di non restare ancorata a ciò che non posso e non voglio nella mia vita e recidere quei rami secchi che pesano e limitano,
                di non cercare intorno a me e distante da me ciò che non appartiene al mio modo di essere e vivere,
                di guardare con maggior disincanto all'indifferenza e con minor coinvolgimento al frettoloso passaggio di presenze insignificanti che affollano i miei giorni felici svanendo velocemente nei giorni di dolore,
                di tuffarmi nelle emozioni che meritano il mio coinvolgimento ed evitare i sorrisi fasulli di chi nasconde dietro a un sorriso l'invidia e l'ipocrisia,
                di abbracciare più spesso e dire ti voglio bene senza risparmio,
                di essere e sentirmi amica nei modi e nei tempi di cui ogni persona ha bisogno lasciando al cuore la scelta dell'intensità e dello spessore,
                di continuare a sentirmi libera dentro senza mai scendere a compromessi che ledano la dignità,
                di non smettere mai di sognare e di rialzarmi dopo ogni caduta perché la rinuncia è solo la paura di fare i conti con il vuoto che si ha dentro.
                Composta domenica 2 gennaio 2011
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                  Scritta da: Melina Altieri
                  in Poesie (Poesie generazionali)

                  Senza età

                  Non ho un'età,
                  vivo al momento
                  vado dove mi porta il vento.
                  Sono un'astratta figura
                  che mi fa essere insicura!
                  Spesso cado in depressione...
                  e, paziente accetto la condizione.
                  Mi accompagna sempre la fantasia
                  che da bimba mi tiene compagnia.
                  A me sembra tutto naturale
                  perché vivo in un mondo virtuale!...
                  Dove tutto si vede
                  ma, nessuno ci crede!
                  Composta domenica 24 luglio 2011
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