Scritta da: Marta Emme
in Poesie (Poesie generazionali)
Quella furia galattica
"Il mondo è ferito nel profondo",
gridano i popoli che ingiustizia
e guerra han come sfondo. E
grida Gaia (nome che ha la Terra)
che ora, per farsi intendere,
sull'uomo cala la mannaia (i
disastri ambientali), giacché
quella sua capa, dal collo, la
vuole proprio staccata che dentro
è diventata una misera topaia
(ben poca cosa). Così, per tornare
integro (giusto), l'uomo dovrà
rinnovarla, peccato che una testa
buona non sa più neanche
immaginarla. Tutti son bravi a
gridar al lupo, al lupo; è come
quando piange il pupo, e lo si
lascia strillare perché abbiamo
altro da fare. Signori cari (potenti),
nuova energia (le energie
rinnovabili) serve, per rimetter le
cose in pari (allineati con la natura)
e altro che novelle (sull'impegno
speso in ciò) dobbiamo subito
tornare a guardar le stelle (rendere
l'aria tersa). Perché offesa, infuriata
e non più gaia, urla la Terra nel
firmamento per brandir all'uomo,
da lì, che altrove dovrà mettere il
suo accampamento. Che la gente
dunque si ribelli, giacché dei bei
discorsi ormai ne son pieni i
corbelli. Come una corbellata è far
credere che la macchina elettrica
sia una bella trovata se dal petrolio
viene ancora alimentata (per fornire
elettricità), e sì, pur se è ben
collaudata. Siate dunque fedeli a
chi puliti vuole davvero i cieli (dallo
smog). E iniziative sian così rivolte
affinché buona sia la sorte e diventi
priorità quella ricerca (energie
alternative) che l'inquinamento sola
può smantellar, quel che tanti mali
sa causar (cancro, malattie,
mutamenti clima...) e che affliggon
l'intera Umanità. Su tutte le altre si
deve collocare, e pure il mondo arabo
si dia un bel daffare che è l'unico che
la svolta ora può determinare. E
questo a me pare, altro che fanfare.
Composta mercoledì 9 gennaio 2019