Poesie generazionali


Scritta da: Alisia7
in Poesie (Poesie generazionali)
Puoi versare un oceano di lacrime ma nulla torna più...
le persone perdute, le parole mai dette e le emozioni vissute.
Nulla può andare indietro nel tempo nemmeno se sposti le lancette degli orologi.
Questo tempo che passa, a volte veloce ed altre volte lento.
Questo tempo che non dà tempo.
Questo tempo ladro perché lui ruba il tempo...
questo tempo che incanta come quando nevica d'inverno.
E poi... scende la neve e si poggia al suolo tra le strade calpestate da gente che viene e gente che va.
Nulla torna indietro ma le persone e gli attimi belli della vita li fermi. Si!
Puoi fermare le lancette degli orologi, dei ricordi che eternamente li poterai nel tuo angolo che chiamo cuore...
Composta mercoledì 30 gennaio 2019
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    Scritta da: Marta Emme
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Festival: dove vai, dove vai

    Forse era scritto nel tuo destino (Ultimo),
    ma tu vai avanti per il tuo cammino.
    Son gli esiti, questi, di una cultura bigotta
    (coi paraocchi) che fa correre il popolo
    ma poi lei decide (con la politica) la svolta
    (Mahmood). Così te ne devi proprio annà
    (Direttore Artistico) con le tue oscenità
    (conflitto d'interesse, politichese).
    Indipendentemente da quel che piace
    (musicalmente), dovevi solo garantir fosse
    un canto di pace (festival). E, per far rima
    con canto, non è così che si risorge (ai
    signori simpatizzanti in giuria) dal fango
    (calo del consenso nel PD), anche se può
    consolar quell'esotico mango (il vincitore
    a cui si vuol augurar così prosperità). Il mio
    voto non l'hai avuto (Ultimo), ma mi
    rammarica che t'han reso fottuto. E altro
    non dico, perché meglio dell'Italia può
    fare anche il Portorico (un qualunque
    Paese estero che tiene a sé stesso e non
    vuole il ridicolo).
    Composta martedì 12 febbraio 2019
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      Scritta da: Cetty Cannatella
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Neve

      Ti guardo neve, lenta leggera fiochi...
      Ho un brivido leggero, forse è freddo.
      Parli senza far rumore, stamattina scendevi gioiosa e impaurita come una bimba che mostra le sue tenere scarpette rosa da ballo.
      Ora confusa ti adagi qua e là, ove tutto è ricoperto di te e non fai più rumore, ma cadendo in silenzio ti chiedo: perché pur avendo un'anima bianca a volte hanno timore di te?
      E continuando a fioccare mi rispondi: perché nonostante io avessi potuto dissetare deserti aridi, cado là dove ci sono torrenti, fiumi e senza un perché mi sciolgo senza lasciare nulla di me.
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        Scritta da: Cetty Cannatella
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Le donne che sorridono

        Le donne che sorridono hanno la forza del mare
        Cavalloni matti che nessun può domare
        Non scambiate per debolezza il loro pianto... quello è la forza che indomita li rialza.
        Sanno essere dolci, sanno essere madri, mogli, amanti, amiche...
        Sanno essere graffi e unguenti
        Sanno stringere il dolore al petto e sorridere a chi amano.
        Sanno essere e sono...
        Perché un mondo senza donne è impossibile, ma senza donne che nonostante le ferite, cicatrici, dolori passati o mai finiti... riescono ancora a donarti un sorriso, di quelle donne il mondo non potrà mai farne a meno.
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          Scritta da: Marta Emme
          in Poesie (Poesie generazionali)

          I fanti

          I bellicosi interventi per sostener la primavera
          araba han fatto perdere l'elemento più bello di
          quella magica fiaba (cioè un bel finale come in
          Alì Babà e i 40 ladroni), così nel finale la
          situazione è di gran conflitto in un popolo
          (libico) or dall'instabilità afflitto. Non s'è
          pensato troppo allora dove fosse il rovescio e
          il dritto e siccome eravamo noi i ladroni (s'è
          assecondata la Francia interessata a soffiarci
          il petrolio) ora c'è da pagare il conto buoni
          buoni (instabilità Libia). Un popolo si può
          aiutare a trovare la sua strada (democrazia)
          ma qui sia il dialogo ciò che s'impone e non la
          spada. E un'incauta ingestione non è mai la
          soluzione se alimenta nel popolo una cruenta
          contrapposizione (guerra civile). Un dubbio
          dunque nasce: non sarà mica al petrolio, o ad
          altro, interessato (America) chi si pone in
          modo così poco equilibrato? (venti di guerra).
          La democrazia a volte si ottiene con polso
          saldo e forte e con coraggio, ed io mi inchino
          per render a quell'unico prode (Guaidò) un
          doveroso omaggio. Ma di esprimerla con
          libere elezioni si vuol dar forte il messaggio.
          Così sia a ciò, contestuale, seguir la via
          maestra che è anche la statale (legale).
          Altro che disconoscer a destra (Guaidò) o a
          manca (Maduro), nel politico del cacchio
          (smarrito nel veder lontano) è il buonsenso
          che di molto arranca (non si fa strada).
          Così la trattativa, la tessitura, sia da usar
          come arma, come arma bianca (diretta alla
          persona) e sarò franca: un osso duro
          (Maduro-esercito), pur se lo merita, non se
          lo fa mettere, nel culo, un gran bel siluro
          (non si fa pacificamente destituire, silurare).
          Perciò si muova decisa la fanteria (diplomazia
          d'assalto in prima linea) per aprir subito una breccia in quella porta pia (conquistare cuore e cervello). E in un corpo a corpo di argomentazioni, che al popolo si sappia riconoscer le sue sacrosante aspirazioni
          (diritti, dignità, libertà) che son di esistere le sue ragioni.
          Composta domenica 10 febbraio 2019
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            Scritta da: Oriana Capobianco
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Il silenzio fa rumore - In ricordo della Shoah

            Apri gli occhi e guarda,
            guarda gli orrori che la vita ci offre.
            Apri le orecchie e ascolta,
            ascolta la voce
            e l’urlo della disperazione.
            Occhi spenti
            nel grigio di un cielo senza sole,
            occhi che raccontano.
            Corpi stanchi di vivere
            e troppo silenzio per non pensare.
            Il silenzio fa rumore!
            Eccoci qui.
            Uno ad uno a guardarci,
            a guardarci
            e a cercare di capire
            cosa si nasconde dentro di noi.
            Cosa nascondiamo?
            Nascondere significa custodire qualcosa,
            qualcosa che ci appartiene.
            Qualcosa da non condividere
            con gli altri.
            Nascondere è negarne l’esistenza.
            Composta martedì 27 gennaio 2015
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