Scritta da: Franco Mastroianni
in Poesie (Poesie personali)
A furia di volare non so più stare in terra
dall'alto cerco un punto per poter planare
ma vedo solo guerra.
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A furia di volare non so più stare in terra
dall'alto cerco un punto per poter planare
ma vedo solo guerra.
E chiederò alla notte di non andare via
Ho bisogno di sognare
Non voglio che il giorno accenda la luce all'improvviso
Catapultandomi lontano dal tuo viso.
E piovono ragnatele
Dalle ali fumanti
E salgono al cielo
Abissi di lacrime
E cola lentamente
Come se fosse niente
Inchiostro dalle dita
Ad asciugare le carezze
Che bruciano ancora.
Questa poesia nasce nella notte.
Non la notte del cielo,
ma la notte del mio cuore.
Le mie dita intrecciate alle sue
formavano un arcobaleno.
L'ho inseguito e ho visto il nulla
oltre quel ponte di colori.
Non c'è niente che mi aspetta,
lui si è preso tutto.
Il mio cielo non ha nuvole che minacciano tempesta
il mio cielo è un dipinto di colori che mi fa girar la testa
il mio cielo mi sorride mi sorprende è finestra sempre aperta.
Il mio cielo è la mia donna.
Ogni giorno
Il mio cielo... è fantastica scoperta.
Fugge via senza pensare questo giorno
d'altra parte che gli importa
lui è solo la maniglia di una porta
siamo noi che ci aspettiamo chissà cosa
ogni volta che varchiamo la sua soglia.
Ora dormo
e a pensar chissà domani... non ne ho nessuna voglia.
Come fiume impetuoso che oltrepassa le sponde
come vento invadente che piega le piante.
Il tuo amore mi stravolge
mi solleva, mi prende.
Che serate quelle sere spese a diventare grandi
mentre gli anni erano passi ma sembrava stare fermi
quanti fogli ho accartocciato uccidendo le parole
forse solo per vergogna
forse solo per paura di sentir soffrire il cuore
che serate quelle sere spese a scrivere d'amore
mentre sguardi immaginari mi facevano arrossire.
Che serate queste sere
quando sono ancora qui nel mio scrivere d'amore
ora
non ho più paura
di mostrare nudo il cuore.
Ci sono parole lanciate per rabbia
scagliate negli occhi come un pugno di sabbia
ci sono parole incomprese nei suoni
alterate da ingiusti pensieri che appaiono buoni
ci sono parole che sanno portarti lontano
nel silenzio celato tra un battito e l'altro del cuore
in una dolce carezza in una mano.
Rossetto sbavato.
Alchemiche anime che odorano di agrimonio e sale,
occhi che guardano, senza vedere,
mani diafane ricoperte dalla polvere del passato.
Muovi veloce le lancette che scandiscono i battiti del cuore,
lasciami raggomitolata nel mio cantuccio segreto.
Oppure, vieni.
Vieni, indossami.