Poesie personali


Scritta da: Nello Maruca
in Poesie (Poesie personali)

Appello

In rimembranza del passato affanno
da mente mai trascorsa ricordanza
ricordoti le pene d'anno in anno
e che l'amor per te mai m'è abbastanza.

Perciò restiamo l'uno all'altra accanto,
non disdegniamo nostr'opinioni,
stiamo stretti ancora avanti andando
a tutti d'affetto diamo dimostrazioni.

Altri trasporta ogni alito di vento
A giungo somiglianti fluttuante;
di quercia siamo fusti d'anni cento
ogni uragano è sol per noi fuggente.

Loro sen vanno ad altro focolare
dimentichi chi soffre e chi sospira;
così è da sempre: È storia secolare;
ignorano chi l'ama e chi l'ammira.

Portiamo pure affetto ad ogni caro:
Figli, nipoti, generi e quant'altri
mai sia, però, tra noi boccone amaro,
mai pene a noi per secondare altri.

Aperti sian agli altri i nostri cuori,
con slancio diamo senza null'avere
godino d'affetti e nostri amori
e procediamo oltre quel ch'è dovere,

Però, ciò fatto, noi si pensi all'io
senz'egoismo e pur nell'altruismo,
dopo profuso bene a macchia d'olio
doniamo a noi un poco d'egocentrismo.

Bello mi pare quel che qui è detto:
Che a tutti si usi bene e male mai
affetto regni e massimo rispetto
e il bene sia presente, il mal giammai.
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie personali)

    Abbondanza

    Ricchezza di cose, case e palazzi,
    abbondanza di roba e di denaro
    da sempre questo gli uomini cercaro;
    per questo furo eternamente pazzi.

    Per essi cedono affetti, bimbi, ragazzi,
    calpestano sovente la coscienza,
    ripudiano la propria figliolanza.
    Son porci rozzi, luridi e pur sozzi.

    Questo e ben altro è la vil ricchezza
    che in vero è solo squallida miseria
    in quanto al male volta e a cattiveria;
    assai lontana d'Egli, àncora di salvezza.

    Vera ricchezza è quella che in cuore
    si tiene, che di spirito è, non materia
    e all'animo più apporta miglioria
    e sa donare con ardore amore.

    Quest'ultima tu abbia d'abbondanza
    e a uso dell'altrui mettila in atto,
    per gli altri l'amor tuo sia loro motto,
    non sia timor, se in altri discrepanza.

    Quell'altra lascia l'abbiano gli avari,
    miscredenti, ipocriti, triviali.
    Destino loro è sol bocconi amari
    ché di lor cattiveria traboccano gli annali.

    Tu sei gioiello d'altissimo splendore;
    restati bella nel tuo bel candore,
    non offuscare, mai, per l'altrui l'amore,
    lasciati guidare dal nobile tuo cuore.
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      Scritta da: Rosarita De Martino
      in Poesie (Poesie personali)

      Alla piccola Giuliana

      Affronto caldo casco
      per bellezza
      di mia capigliatura.
      Ma ecco, improvvisa,
      mi sorprende
      una risata argentina.
      Ora avanzi
      in lunga sala
      adorna di grazioso vestitino.
      Ed ecco,
      con vezzoso sguardo
      di donna,
      affidi i tuoi capelli d'oro,
      ad accurato taglio.
      Ti guardo estasiata,
      mentre dai tuoi occhi
      splendidi di bimba
      partono,
      brillano
      raggi di luce.
      Li afferro svelta
      e raccolgo
      le tue perle di gioia.
      Composta giovedì 16 dicembre 2010
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        Don Lollò

        Non si capisce qual ch'è il motivo
        di quella grinta del porco cattivo;
        non si capisce, ancor, perché al mattino
        dimenasi don Lollò al balconcino.
        Si sa, però, ch'è insofferente nato
        e il mal ch'addosso porta è una nota
        ch'à disegnato sulla suina faccia
        e la stortura ch'à in gambe e braccia.

        L'accosto al pirandelliano personaggio
        non è al mostro nostro un omaggio
        ma è sol per illustrare la tracotanza
        di questo don Lollò dell'ignoranza.
        IL teschio in toto di cervello privo
        lascia abbondante spazio a corrosivo;
        La colpa è certo del paterno gene
        tramatore di male, sdegnator di bene.

        Quello, il vero don Lollò, l'intollerante
        aveva di che dare al confidente
        ché beni possedea in terre e case
        e perdere potea danaro, tempo e cose
        per rimanere agiato, in ogni caso.
        Quest'altro, storpio, brutto e d'altro stampo
        cui sola proprietà è l'essere intrigante
        resta misero, impertinente questuante.
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          Fiore

          Dettami o mio Signore parole alate che superi
          Il lor suono di capinera il canto ond'io imperi
          In versi corta esistenza di sì cotanto splendido
          Gran Fiore. Descrivere vorrei suo volto candido
          Col garbo e maestria del sommo Dante ma in povertade
          Di pensieri m'accingo ad affrontare in umiltade
          Ardua impresa con mente mia che flette e non connette
          Chè al cospetto d'Anima sublime, stanco, non permette
          Ravvicinar divario frapposto in povertade di pensieri
          Miei e magnitude di grandezza Sua.
          Dea, che di Latona figlia e del gran Giove dio degli dei,
          a somma vetta dell'Olimpo assisa che al Dio di luce
          Apollo fosti sorella, di ninfe circondata, in castitade,
          degl'Inferi, del Cielo e della Terra Triforme venerata,
          di caccia assai devota, dei boschi protettrice, peristi!

          Stella che brilla di mattino e all'apparire del sole
          Corre e va via; Viola di prato di delicato odore,
          fragile e bella inebiatrice dei campi tutt'intorno,
          Garofalo rosso di profumo intenso, candido
          E di purezza intriso Giglio; peristi! E vuoto
          Intorno a Te molto lasciasti.

          Ma nello spiccare lo volo nei luminosi Lochi
          Che agli Angeli di Dio son riservati, seme lascasti
          In terra a germinare che sviluppò e in luce crebbe
          Di luminosa luce e di bellezza a simboleggiar
          La Tua figura eletta. Un Fiore fosti, come tal peristi;
          Fiore altro come tale in terra non è che ognuno
          Al Tuo cospetto affievolisce; nessun paragone degno
          è esserTi posto.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)

            Gemme

            D'Epifania, d'incerto sole, in tiepida giornata,
            giunge la prima Gemma tant'amata.
            Brillano i suoi occhi per bontà ed amore,
            di tenerezza mi riempie il cuore.
            Suo lamento è dolce nota,
            bel carattere denota.

            La seconda, ch'è seconda in tempo,
            di luce brilla più del firmamento;
            lunghi capelli, grand'occhi, luminoso viso
            a giugno mi perviene all'improvviso.
            Tutto piglia, tira, strilla,
            tutt'intorno ad ella brilla.

            In un febbraio tetro, freddo e gelo
            la terza, poi, calata m'è dal cielo;
            di gioia sussultar fa l'alma mia
            mentre m'appresto a dir l'Ave Maria.
            Occhio piccolo, lucente,
            sguardo fermo, intelligente.

            Nell'odoroso di fiori e biancospino maggio
            mi giunge all'improvviso il grand'omaggio
            di quarta Gemma splendida, lucente che tra le Gemme
            è Gemma delle Gemme.
            Tosto pare assai carino,
            un tantino birichino.

            A capodanno la quinta mi compare
            venuta all'improvviso a illuminare
            la nera notte di fulmini percossa,
            di vento e tuoni forti molto scossa.
            Di furbizia mente fina
            lesto offre lo spuntino. *

            Cinque di Gemme splendide ho nel cuore,
            ognuna d'inestimabile valore.
            La vita che pur tanto m'ha deluso
            in fin sì grandi beni m'ha profuso.
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              Scritta da: Giuseppe Catalfamo
              in Poesie (Poesie personali)

              Babbo Natale

              Una notte da Babbo Natale
              per poter dal camino entrare.

              Vedere quell'uomo che scalcia il suo cane
              e dello stronzo, per gioco, farne un tizzone

              Una notte da Babbo Natale
              per poter dal camino passare.

              La mano serpente sul bimbo fermare
              portarla col resto, nel camino, a bruciare

              Una notte da Babbo Natale
              per narrare un solo finale.

              Cuccioli e infanti accarezzati da bimbi
              Genitori ed anziani tornati un po' acerbi.

              Albeggiare sornione da Babbo Natale
              per poter nel caveau, della Banca d'Italia, entrare

              Sacchi riempire di soldi, monili e gioielli
              per lustrarmi la casa, non più con semplici orpelli.

              Va bhè che sò "babbo"
              è Natale, mi battezzo Gabibbo.
              Composta venerdì 17 dicembre 2010
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                Scritta da: Armando
                in Poesie (Poesie personali)

                Siamo figli degli ormoni

                A molti è capitato di sentire
                che siamo tutti figli dell'amore
                ci assale allora un forte batticuore
                il dubbio si vuole approfondire.

                Nella foga cerchiamo di zittire,
                i vecchi che con senno e con fervore
                provano a farci uscire dal languore,
                e gli occhi a tutti tentano di aprire.

                I giovani non stanno ad ascoltare,
                gli innamorati sempre son sornioni,
                quelli di mezza età san solo urlare.

                In questa confusione ai più coglioni
                l'amor col sesso è facile scambiare
                lasciandosi ingannare dagli ormoni.
                Composta giovedì 16 dicembre 2010
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                  Scritta da: Simone Sabbatini
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Tanto in un perché

                  Ho tanta rabbia dentro, e non è bella:
                  sarà che l'italiano è una lingua un po' fasulla,
                  che t'attacca sul palato quel suo retrogusto amaro
                  di significati e sfumature opposte
                  - controsinonimi assurdi infiammano i cuori...
                  Dentro alle parole non sappiamo più nuotare,
                  galleggiamo, siamo naufraghi violenti
                  abbarbicati sopra motti abbandonati
                  e irriverenti, spesso osceni
                  - barbe lunghe, barche rotte, notti insonni:
                  ci perdiamo dentro quadri disegnati
                  abbiamo lingue ancora sporche di vernice.
                  Composta martedì 19 dicembre 2006
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