Il duello
Superfluo sentire in occhi
argentei,
rugiada sul viso.
Ha un sapore amaro
la felicità.
Composta venerdì 15 settembre 2000
Superfluo sentire in occhi
argentei,
rugiada sul viso.
Ha un sapore amaro
la felicità.
Sto nella mente
lavorio incessante
moto senza sosta.
Stremata
quasi insperata
giunge... fine.
Resa dei conti
luce che spiazza
spegne ogni moto.
Inizio di tutto.
Ti affido questo a te, ne sarai la custode,
non importa se talvolta lo graffierai con le unghia
poiché il tuo palmo sarà un eterna carezza a questo mio cuore.
Ti dono tutto me, considerami pure tuo
ma non sarò tuo schiavo, nemmeno a te sarò incatenato,
ne sarò la tua ombra, sarò molto meglio poiché io rispetto a lei vivo
e ci sarò sempre non solo quando ce il sole di un giorno estivo.
Passeranno mesi, passeranno anni ma giuro ti sarò sempre accanto,
anche nelle notti piu buie che tenebre getteranno sul tuo cammino,
farò in modo che la fiamma che arde in me li caccino via.
Da sempre mi chiedevo quale fosse il motivo della esistenza mia,
adesso che t'ho conosciuta so finalmente quale sia il mio destino.
A te oggi regalo parole
a te mare
a te che ti muovi con piccole onde
con modi sinuosi raggiungi la spiaggia
abbracci la sabbia... lasci che l'acqua
dipinga la riva... e rinfreschi le pietre arse dal sole
Poi ti ritiri col tuo ancheggiare...
sto qui e ti parlo... ti ascolto... ti sento.
Lascia che sia
questo vento che soffia
che ci agita i capelli
che ci trascina adagio
dentro vortici di fuoco.
Lascia che sia
questa voce che parla
questa frase sconnessa
d'emozioni trattenute
nelle mani tue,
calde e sudate.
Lascia che sia
questa mano che scorre
con dita tremanti
tra palpiti agitati
e rimorsi di coscienza.
Lascia che siano
queste labbra socchiuse
in un bacio infuocato
che ti dona l'ardore,
e poi ne rubi un altro -
l'ultimo istante
da portare con te
prima d'imboccare
la strada maestra.
Lascia che sia
una parola sommessa
affievolita dal tuo volto
pallido e stanco
che indugia sovente
di fronte a quest'anima
che corre, giocando -
dentro inaccessibili
sentieri.
Lascia che sia
quest'attimo rubato
l'unico scopo
delle giornate tue.
Sorella mia,
forse m'ami di un amore
che non so,
forse cerchi nelle sagome
un riflesso – un volto
che somigli un poco a te.
Fratello mio,
tieni stretto
dentro al cuore
il tuo segreto dei millenni,
senti spento
quel respiro delle labbra,
odi suoni che ricolmano
di lacrime
i tuoi occhi fiduciosi.
Sorella cara,
tieni adesso questa mano
che sussulta di paura
quando dici una parola
che trasuda dal tremore.
Donne e uomini nel mondo
che frugano nei cassetti
dei diletti,
lance amare dell'orgoglio
da tirare verso cuori
per ferire una passione
dal debole germoglio.
Ecco cosa siamo,
sorelle d'uomini
e di donne
che s'incrociano per bivi
e si ridicono parole
pronunciate troppe volte
e si rilanciano vendette
consumate con superbia,
ma non vale mai la pena
di ferire il tuo fratello –
quando quella che ti chiama,
lì sull'angolo,
è una sagoma che ti somiglia.
Come cori mi donavi
tra lampioni e piazze ornate
nel Natale dell'Amore,
mille luci colorate
e fili d'oro sopra i rami,
fiabe smorte del dicembre,
roghi spenti dentro al cuore.
Tra le strade t'accendevi
nelle sere affaccendate
di strozzini innamorati
che temevano prigioni.
E notti di ragioni,
mercatini d'innocenza
dietro squallide intenzioni.
Città cara,
di promesse m'hai tessuta
come fossi all'uncinetto,
mano esperta come sarta
cuci e scuci senza pena.
Nel tuo cuore di cemento
io mi perdo tra i sentieri
e in questi vicoli piccini
ove giace, indisturbato,
il lieto volto della vita.
E corre Marlene
per campi dorati,
l'avvolge un profumo
di terra rinata.
D'aprile si apron
corolle di fiori.
Marlene ora gioca –
bambina inesperta,
col rosso papavero
e un giaciglio di spighe di grano
più alte di un palmo di mano.
Di raggi ne brama
la pelle velata
di brezza leggera –
è già primavera.
S'alza la voce
in un canto stonato
ma dolce quanto un belato,
e col rosso del cielo
ora salgon le stelle
e tra cori nel verde
lei danza con passi di luna.
Marlene,
si muove nel vento
la tua chioma bruna.
Una delusione cocente
fingi che non te ne importi niente,
ma il tuo sguardo non mente.
Solo una persona intelligente
e che ti conosce veramente
capirà cosa ti passa per la mente.
Se per recuperare non farà niente,
vorrà dire che non ti vuole bene veramente.
Sono fiaccole intorno, il canto
sublime. I cuscini sull'erba
i fanciulli nel fiume.
Schizzi d'acqua
è frescura.
Baci colmi d'amore
ed è tutto
canoro.
Sulle ali del vento
il candore
fuga ombre
di oscure parole
proiettate
su nidi di bimbi
adagiati tra piume.
I sorrisi smaglianti
le mani
sono lacci
d'amore.