Poesie personali


Scritta da: Michele Gentile
in Poesie (Poesie personali)

L'ora perduta

La strada deserta promuove
solitudini, troppe speranze
ancora da puntellare.
L'ora perduta è un rumore familiare
la chirurgica attesa prima
di chiudere la porta.
Così il silenzio allaga questa stanza
e io imparo a nuotare
rubando al tempo
la sabbia più amara.

"L'ora perduta è d'improvviso una stagione ritrovata"
Composta sabato 22 settembre 2018
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    Scritta da: Michele Gentile
    in Poesie (Poesie personali)

    La stirpe dei poeti

    Con radici aggrappate al vento
    e la morte ai suoi piedi
    torna alla luce
    la stirpe dei poeti.
    Continente sommerso, prole di tempesta
    nelle alcove del crepuscolo
    il seme del silenzio
    feconda parole.
    Trema l'aria al suo passaggio
    si accendono le costellazioni
    fino a tradurre gli orizzonti
    in violente vertigini.
    Non la gloria, l'onore del nome
    né medaglie sul petto trafitto
    va sperando
    ma pace, oblio e abbandono,
    l'onere della solitudine
    va chiedendo
    senza che nessuno si accorga
    di quanta strada ha fatto
    e di quanta ancora
    ne manchi per l'inverno.
    Composta venerdì 6 luglio 2018
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      Scritta da: Marta Emme
      in Poesie (Poesie personali)

      Acquarius

      Or, signori paffutelli* (politici), mi
      sono rotta i corbelli, anzi da un
      pezzo; perché fare moralismo è
      diventato un vezzo, come anche
      trattar l'Italia con disprezzo*
      (dall'estero, senza mostrar alcuna
      considerazione). Poi c'è chi, nei
      partiti, a sostener la patria non è
      avvezzo, fa l'umanitario, sì, ma lo è
      solo a tempo perso* (di facciata).
      Non ha solidità, in politica, ciò che
      non ha prezzo* (costo) e il prezzo
      non lo pagan lor signori* (politici),
      ma sempre chi si rompe da mane
      a sera i maroni* (cittadini), quelli
      che, semmai, tolgono col voto tutte
      le ambizioni* (di governo). E poi, in
      questa circostanza a Macron, quello
      della Francia, a suo dire, gli è venuto
      mal di pancia, e col vomito pure*
      ( "vomitevole il comportamento
      dell'Italia", taluno dice), mentre
      invece è chiaro che nasconde mire
      oscure: che i loro porti * (francesi)
      son gioielli e non meritano di certo
      quelli* (migranti); non sia mai tra i
      piedi averli! Moralisti da strapazzo,
      buoni solo a giocare a rubamazzo.
      Ai piscialletto si mettono i pannoloni
      e poi via a dormire con tanti bei
      bacioni, perché chi ha deboli gli
      sfìnteri non può contar, se non a
      interim* (di chi li ha forti). Unitevi,
      italiani e non fate il bene dei rufiani,
      perché ognuno nella sua patria* (dei
      migranti e non) ha diritto a viver per
      raggiunger, lì, la vecchiaia* (bisogna
      aiutarli nei paesi poveri e depredati,
      ove vivono). Or, io son ben piccina,
      come può esser una moscerina che
      svolazza furbettina sopra la cesta *
      (di frutta) posta sulla madina* (madia),
      ma in realtà son per tutti assai
      meschina. Ma si sa che... la tempra
      si nutre anche di fetenza e della
      tempra or non si può più fare senza.
      Composta mercoledì 13 giugno 2018
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        Scritta da: Laila Ken
        in Poesie (Poesie personali)

        L'arcobaleno della mia vita

        Il mio sguardo affettuoso
        abbraccia la tua presenza,
        nelle mie pupille pervinca
        si riflette l'immagine di un arcobaleno
        che si staglia
        dinanzi a un cielo argentino
        sopra un mare trasparente
        che non conosce orizzonti.

        La realtà di un sogno luminoso
        divenuto uomo troppo in fretta.
        Un tenue sorriso
        mi sfiora le labbra
        alla memoria di quanta strada
        hai già percorso.
        Il calore di mille emozioni
        mi pervadono
        nell'espressione del tuo domani.

        Nel mio cuore la speranza che tu trovi
        la possibilità di mondi
        capaci di irradiare la tua anima
        con le luci dei colori dell'arcobaleno.

        La muta implorazione
        che l'aurora del tuo futuro
        illumini la tua mente e il tuo cuore
        rischiarandoli da ogni paura,
        che la vita
        ti sia lieve nelle difficoltà e generosa
        nella gentilezza, nella dolcezza,
        nella bellezza del tuo esistere.
        Composta martedì 10 luglio 2018
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          Scritta da: Laila Ken
          in Poesie (Poesie personali)

          La notte prima degli esami

          La notte prima degli esami
          è una notte come tutte quante
          ma un po' più speciale,
          puoi passarla da sola
          o sulla spiaggia con trenta amici intorno
          e in ogni caso non sarai mai solo,
          ti terrà compagnia l'ansia.
          La notte prima degli esami
          la senti addosso come quando con una coperta ti copri dal freddo
          perché è l'ultima sera
          l'ultima ora
          l'ultima notte
          che sei giovane fin dentro alle vene
          perché è l'ultimo squarcio di luce
          è l'ultima volta
          che puoi respirare
          prima di diventare grande.
          La notte prima degli esami
          hai lo stomaco in subbuglio
          e ogni tanto pensi - sto morendo - ma non è vero,
          anzi,
          stai vivendo un sacco
          stai vivendo forte
          e c'è moltissima vita dentro a quella notte
          moltissima che difficilmente ne vedrai di nuovo così tanta tutta insieme
          e respiri e ridi
          e sei così piena di paura, e di speranze, e di voglie, e di giorni passati con la testa piegata sulla scrivania
          e pensi che faccia schifo il fatto
          di lasciare che qualcuno ti metta un voto
          e c'hai ragione
          ma tanto quel che sei non vale come quel che gli altri pensano tu sia
          vale tanto e tanto di più
          vale di più e lo devi sapere.
          La notte prima degli esami hai una paura dannata
          ed è bella così, ed è bella per questo
          questa notte fantastica
          perché una cosa così piccola in verità
          ti sembra così enorme
          ma è giusto così
          vuol dire questo, crescere,
          dare ad ogni cosa il peso che ha.
          Comunque c'è da godersela
          la notte prima degli esami
          perché è l'ultima notte
          l'ultima volta
          che sai che non è ancora ora di crescere
          che non sei ancora grande
          e puoi essere giovane
          spaventata
          debole
          ribelle
          puoi essere felice e poetica
          puoi scriverti sulle mani delle formule
          che non ti ricorderai mai
          e ridere a crepapelle
          fino a che non è mattina
          e puoi non essere pronta
          puoi non essere ancora matura
          puoi chiudere il futuro in un scatola
          dimenticartene

          Buona fortuna, che non so se dice
          o se invece porta sfiga
          ma tanto quel che conta davvero è essere felici
          stanotte
          quindi, vedete di riuscirci.
          Composta giovedì 21 giugno 2018
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            in Poesie (Poesie personali)

            I peccati

            Cigola l'aria
            dall'umido e freddo vento,
            ha smesso di piovere,
            suona una campana,
            inizia la messa,
            e i fedeli si sollevano dei loro peccati
            e li lasciano cadere davanti all'altare,
            e il mondo fuori
            non è più lo stesso
            senza quei peccati.
            E piove di nuovo
            tamburellando sulla croce.
            La chiesa è chiusa,
            sprangata,
            e il mondo fuori loda il peccato.
            E piove di nuovo
            piovono bestemmie,
            e crollano campanili,
            e il mondo non è lo stesso
            senza le campane,
            che suonano
            per un battesimo,
            per gli sposi,
            a morto,
            alle preghiere,
            ma tacciono per me,
            perdono io Vi chiedo.
            Composta domenica 12 agosto 2018
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              in Poesie (Poesie personali)

              I bambini giocano alla guerra

              Il loro parlato non graffia l'aria,
              scivola dalla bocca e accarezza l'anima,
              come il dolce canto degli uccelli,
              che il vento si sparge sul silenzio.
              Ma si rompe quest incanto
              dal rumore delle bombe,
              e gli occhi di bambini
              chiedono aiuto al mondo indifferente.
              Anche i grandi erano bambini,
              e giocavano alla guerra,
              spalancare gli occhi d'emozioni,
              per salvare il mondo dai cattivi.
              Il nostro parlato, che scivola dalla bocca,
              pien di brighe,
              e batte troppo dalle doppie,
              gg - rr - zz..., che graffiano l'anima,
              quando parlano di pace.
              Anche noi giocavamo alla guerra,
              e credevamo alle favole,
              che il lupo cattivo ha mangiato la nonna,
              che vince sempre il buono,
              e punito il cattivo
              che ci abbiamo creduto... e ancora ci crediamo!
              Composta sabato 14 luglio 2018
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                in Poesie (Poesie personali)

                La danza delle farfalle

                Primi raggi di sole nascente
                si gettano sulla groppa del prato annoiato,
                e si aprono i fiori di mille colori profumati,
                diventando un palcoscenico
                per la danza delle farfalle,
                offrendo al vento pollini dorati,
                da spargere sul verde campo,
                bagnato con le lacrime dell'alba.
                Danzano sulla musica del vento,
                attonite dall'intenso profumo
                di boccioli freschi,
                e della rosata felicità
                meravigliosamente primavera.
                Ah, la loro vita è breve, fuggente,
                come quei fugaci momenti di felicità
                che presto si spengono,
                come le farfalle,
                quando sono ancora giovani e belle,
                che smettono di danzare
                mentre pian piano,
                il cielo si oscura
                brillano le stelle.
                Composta sabato 7 luglio 2018
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                  in Poesie (Poesie personali)

                  La campana

                  Din, don, dan,
                  suona una campana
                  prima che il sole apparisse all'orizzonte,
                  che comincia a camminare lento,
                  brillante, giallo e caldo,
                  pare senza aver fretta
                  scendere silenziosamente
                  nella notte.
                  E così inizia il giorno,
                  che cammina lento
                  verso l'incertezza del domani,
                  e obbedire al suo destino.
                  Composta martedì 19 giugno 2018
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