Poesie personali


Scritta da: Antonio Recanatini
in Poesie (Poesie personali)

L'intellettuale grillino

L'intellettuale grillino conosce il titolo del romanzo,
il contenuto lo inventa, lui è un inventore.
Non legge i libri, ma guarda tutte le figure
e quando ripete la lezione odia l'interruzione,
odia le domande, ma pretende la cattedra.
L'intellettuale grillino è un po' anarchico,
un po' fascista, a volte razzista, mai comunista,
però ama il popolo e a esso dedica il miracolo.
L'intellettuale grillino compra al supermercato,
tanto a lui interessa il movimento, il palcoscenico,
non il disagio, tanto meno il disoccupato. È regale lui!
L'intellettuale grillino non regge il confronto,
teme di perdersi per strada, teme di non poter aprire il blog.
Sprigiona il tanfo quando il sapere lo disarma.
O palcoscenico o grigiore!
L'idealità non sconta la pena, è già penosa da par suo.
Non conosce le regole del gioco,
ma è sempre elegante e riverente col padrone,
Non osa contraddire il capo, senza affonderebbe
in un angolo nascosto fino a che vergogna sverni.
L'intellettuale grillino diverte gli incoscienti.
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    Scritta da: criscri
    in Poesie (Poesie personali)

    Lingue profane

    Lingue profane addensandosi vanno
    a guisa d'infedel, menzognera orazione
    nel triangolo d'ombra di disperso mondo
    che tremante respiri delusi affastella.
    Or non s'ode il primigenio brulicar
    D'una speme da cui fuoco germini
    Di solidali e avvolgenti seduzioni
    Di uomini da uomini vestiti
    Madidi di sorrisi ormai obliati
    Ove il mondo gemente s'asconde.
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      Scritta da: criscri
      in Poesie (Poesie personali)

      Nel cielo di Superga

      Scintillava in un cono d'aria
      il ruggito d'un orgoglio granata;
      sulla pelle di mille campi di pallone,
      l'impronta color sudore e determinazione,
      di chi nel libro di ogni partita,
      aveva scritto pagine indelebili di vita;
      "che bello poter narrare un giorno ai nipotini,
      i fasti dei nostri calcistici destini,
      grande Toro, in questa maglia che portiamo con onore,
      vedrai il segno di quanto ti portiamo,
      sete di vittoria ed eterno amore".
      Non sapeva, no,
      l'aereo che scelse di alzarsi in volo,
      che il cielo tramortito da nebbia e nuvole,
      lo avrebbe lasciato miseramente solo,
      con esistenze
      di sportivi fieri e indifesi,
      su cui qualcuno aveva scritto,
      la maledizione
      di dover appasssire precoci,
      come le rose di autentica bellezza;
      il sogno
      chiuse gli occhi un istante soltanto,
      e quella storia di trionfi
      dolce, pura, leggiadra come un canto,
      si ritrovò mucchio di frantumi
      al cospetto di una cupola indifferente;
      Superga, lo sai,
      il tuo ricordo ha ancora voce per parlare,
      di quei calciatori invincibili,
      che il tuo esserci ignaro e basaltico,
      andò ad annientare;
      una sciarpa allunga le sue braccia,
      in uno spicchio incontaminato d'urano,
      come a voler ringraziare commossa,
      quelle stelle che le insegnarono,
      il fascino del luccicare festante,
      per una vittoria importante.
      Chiudete lo sguardo, sportivi,
      e la loro memoria ritornerà,
      colorata di immarcescibile mito;
      a voi,
      Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin,
      Dino Ballarin,
      Emile Bongiorni,
      Eusebio Castigliano,
      Rubens Fadini,
      Guglielmo Gabetto,
      Ruggero Grava, Giuseppe Grezar,
      Ezio Loik, Virgilio Maroso,
      Danilo Martelli,
      Valentino Mazzola, Romeo Menti,
      Piero Operto, Franco Ossola,
      Mario Rigamonti, Julius Schubert.
      Lo sport vero,
      non conosce il morso del morire.
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        Scritta da: Bryan Finadri
        in Poesie (Poesie personali)

        Nichil

        Davanti un foglio bianco
        Dove l'abisso dei miei vuoti non dà pace
        Perché ha da esser vomitato
        Lì davanti
        Che non sia più affar mio
        Col petto gonfio a celar le più misere viltà
        Per dare un senso
        Per dare un nome
        Che possa anche un solo rigo legittimare
        Le pene del nulla e i singhiozzi del troppo
        Perché di altro non son buono
        Abbellire ciò che già è bello
        Ed imprimere il mio dolore su queste pagine
        Sicché tu possa fingere
        Per un momento
        Che sia tuo
        Quasi fossi ancora vivo
        Ma non lo sei
        No
        Non lo sei.
        Composta giovedì 9 novembre 2017
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          Scritta da: Elettra Verganti
          in Poesie (Poesie personali)

          L'inconfessabile

          Mi diletta l'intenzionale negligenza
          la solerte amnesia della cura di me

          Più dell'usanza di lusingar se stessi
          mi par vezzo da Narciso languire al
          bocciolo maculato del dimenticarsi

          l'abbracciare il doppione compatito
          il tristo mendicante di questue mai
          raccolte, d'oboli rimessi ai generosi

          All'umana pietà chiedo peraltro che
          faccia come voglio: darmi niente e
          afferrare quel ch'è mio, ch'io possa
          urlare ai quattro venti quanto ostile
          m'è la vita e cattiva l'indole funesta

          Così mi compiango e ne ho delizia
          e posso dir poeta di quell'altra che
          derido beffarda come se non fossi

          io.
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            Scritta da: Elettra Verganti
            in Poesie (Poesie personali)

            Tutte le cose sono mortali

            Si ostinano irrimediabili
            le crepe sulla parete nuda
            Sul dorso del cancello
            un brecciato recidivo snobba
            tre strati di vernice verde

            Dei quadri ammattonati
            mi par di vedere solo lì dove
            con metallico dispetto
            cadde la teiera grigia
            spargendo scuro sulla traccia
            incolore dell'intacco

            Tra sussulti stizziti
            le suture della vena d'asfalto
            vanificano la colata nuova
            e l'inutile rimedio
            dell'uomo in arancione

            Il cigolio del pomello non mi cura
            È nato già con lui quel suono acido
            di stoppia calpestata
            Né mi accorgo più del gocciolare
            sillabico sul rivolo della ceramica

            Tutte le cose sono mortali

            Si crespa la mano che le tocca
            annebbia l'occhio nel mirarle

            E si diviene avvezzi alla linea
            precipitata e storta che trapassa
            l'intero che eravamo.
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              Scritta da: Aquilablu59
              in Poesie (Poesie personali)

              Avanzare

              Ombre che si perdono
              nell'oscurità della notte.
              Maschere incomprese,
              lasciate oltre il margine
              di un foglio bianco.
              Dove tutto è
              confuso nell'uso.
              E l'emozione
              viene fraintesa.
              Nella corsa
              di quel qualcosa
              che si è perso
              nella vita.
              Per non accettare
              il compremesso
              di trovare se stessi.
              In un orgoglio
              che non ammette,
              che il perdonare...
              è già avanzare.
              Composta sabato 11 novembre 2017
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