A te, amante d'uno sport che della fatica fa il suo inno, che di tenacia crea eroi impavidi uomini caparbi, decisi, difficili da spodestare da quel arnese che ha per motore il solo cuore.
Solo due però son gli appigli alla strada, che mantengon a fatica ritto nell'azione ogni più grande campione.
Un po' come la vita, difficil da domare, a volta aimè. Eppur si cade.
E quest'ultima caduta, col dolor nel cuore, purtroppo ti è stata fatale.
Tu, campione del pedale sei stato fortissimo attore e maestro d'inestimabile virtù
E come chi col cor t'amato e Col dolor ricorda, sempre Duro ma mai cattivo
Luca, che per l'ultima volta hai smontato due ruote da quel mezzo con cui ognuno di chi vi sale condivide ora gioie e or dolori.
Ma, or noi tutti, con affetto e stima rimontiam per te un paio d'ali cosicché inizi la scalata l'ultima di questa vita verso la cima d'estasi infinita, si che chiunque prima o poi vi arrivi mai ritorna. Su forza l'ultimo colpo d'un pedale stanco fin lassù oltre il ciel dove campioni d'ogni tempo ti attendono per progettar la fuga per la vita. Ciao Luca.
Nel profondo ti ho sepolto, senza più darti ascolto.
Ti sento gridare e scalpitare Sei ancora vivo, eh? Non vuoi mollare...
Che sciocco! Volevo solo salvarti, evitarti altri infarti. Era un modo per custodirti al sicuro, moriresti, con un'altra dose di quel cianuro! Appena il pericolo fosse passato, io ti avrei liberato.
Invece, tu hai rotto le catene, sei evaso dalla mia prigione, e guardandomi negli occhi mi dici:
"Tu non mi blocchi! Se mi chiudi la bocca, sei tu la sciocca!
Io sono Amore, tu non puoi capire, né sapere quale scopo ha il mio volere.
Mi hanno ferito, tramortito, e il tuo pensiero è inviperito. Stai tranquilla, io so dove espandere le mie radici...
Ora, è ovvio, mi maledici ma in un giorno, forse anche lontano, ti prometto che dirai ancora Ti Amo..."
i Rema stento e è vetta mare a riva; l'arida aria, smarrisce marci grani marci ai piedi di pietra; buco a lato, buco incolore quell'acqua che manca: ma vivo; gambe sulla riva bianca di sale sole e crini radi; il fiato l'anche, smunti a reggere'l tronco: mani sanno di poco corpo; al collo arriva vena violata lunga; il viso svelle pelo bronzino; le labbra: lamelle riarse: tempie incavate occhiciglia: -presa nella pancia la morte figlia-: misuratala la vista s'incomoda scorgendo astuto di sagoma comoda
ii che fionda, blocca, da svelto s'accomoda le granfie, poi tardandosi raccomoda non è fame risfila s'assottiglia; male l'essere quella strada piglia mezzi denti verso le carnicelle verso di sangue per le vene snelle, rasente terra sente la saliva scende buio d'odori lunghi piani sa come buio scende piano arato; senza, senza forzare viso, sfianca trabocca, là, nell'interiora manca cavando avidamente, di filato, riavendosi imbrattandosi a brani: si legano, un ossetto fa da piva
iii straccia di denti sentendola viva; stira tenendo'l capo, l'arti sani, gli occhi dischiude di rosso ramato ascoltandola l'ellisse che sbranca: musica d'una sera scura, bianca; nelle viscere crude novo nato d'un gioco vivido di forze immani trascina cibo a una pianta lasciva largo s'appoggia svanendo storielle. Alba ridesta le carni animelle, occhi coglie fessure nella ciglia; nella bocca d'insetti gozzoviglia ancora, con la rabbia; ma calmo, scomoda la carne, svanisce da legna scomoda.
Iv Viene lesta piovana fin che comoda sveglia l'essere: lascia terra comoda: busto ginocchia piano si sgroviglia dritto sulle gambe acqua meraviglia forte dall'alto: le mani palelle sui peli del viso labbra di felle: secca di sangue forza rediviva cola, lasciando che schiena risani; sbarcando nel primigenio cordato fisico conserva ma senno arranca è la buona sorte, ospite l'abbranca: con altre zampe pasto lavorato acqua ferma verdi fogli mediani: irrobustito troverà sorgiva.
I sogni non devono mai smettere cominciamo a sognare quando siamo nel grembo materno Viviamo di sogni e speranze I sogni sono il frutto della nostra anima del nostro cuore I sogni sono scolpiti in ognuno di noi, ci lasciamo accarezzare ogni notte lasciamo che diventino realtà Non lasciar cadere la tua mente a un infinito oblio Sii serena, il tuo rivolgerti a me mi da forza di credere che qualcuno oltre questo muro c'è In te tanto amore da dare e da ricevere Guardati allo specchio, ammirati guarda dentro te quanto di bello e di vero hai ancora da dare ti assicuro è immenso Continua a sognare non potrà rubarli nessuno Sogna.
E poi mi fermerò a guardare: ombre riflettersi in specchi d'acqua, voglie nascondersi tra la folla, pensieri scappare guardandosi indietro, sguardi fugaci rubare immagini. Sono seduta e guardo lontano. Laggiù infondo dove il cielo si confonde con la terra, dove lo sguardo dell'anima trapassa i colori e le immagini, va oltre... oltre la vista oltre il sapere oltre la parola.
Noi non possiamo cambiare ci adeguiamo al quotidiano, ma all'improvviso esplode il nostro lato predominante il nostro vero io Allora! Non cambiare resta così come sei Amati per come sei te stesso.
Si avvicina il giorno fatidico, vorrei tornare indietro, ma sono in bilico, ho dedicato a quel momento versi, ma dopo un anno si sono persi.
Ricordo, come fosse ieri, lo sguardo tuo incollato a quello mio, il sorriso accennato e il cuore a mille, sono l'oggetto che vorresti, volti le spalle.
Il sogno è ormai finito dietro un vetro scuro, il mattino ha cancellato un boccone amaro, cosa rimane di " quel momento" ormai vissuto, forse un ricordo inciso o mai avuto.
Mio triste Dio della bellezza in prosa non potevi far di me la tua sposa, hai scelto la giusta rima da fare chiudere gli occhi e lasciarmi andare...