Il silenzio il dono più prezioso che ci sia, oggi che tutti noi abbiamo perso la via nel frastuono che dovrebbe riempire ma è soltanto un tuono di una tempesta di arida sabbia di un deserto fatto di pura rabbia. Rabbia per il vuoto per la solitudine per la malvagità che sono oggi il moto di un andare verso il nulla illusione meretrice che ci culla.
Luna stella dell'amore, di tutte le stelle la più vicina agli uomini, si dice che tu hai tante facce e che sei mutevole nel cielo così uguale. Ma gli uomini non sanno che anche tu sei uguale: come un girasole che si dischiude alla luce del sole e lo segue nel cielo per farsi riscaldare e nutrire, anche tu ruoti nell'universo alla ricerca della luce del sole.
Luna stella dell'amore che tutti cercano e vogliono da te, quando gli uomini quanti uomini capiranno che le tue tante facce sembrano tante perche tanta è la tua sete d'amore? Loro non sanno perché è così tremula la tua luce quando si riflette nelle acque del mare, negli occhi degli avidi uomini. Che ne sanno della tua paura di rispecchiarti: paura di scoprire che l'unico Amore che tu possa ricevere sia quello che proviene dalla tua immagine riflessa, paura che gli insipidi uomini come se non bastasse ti chiameranno Narciso. Ma nella notte un lupo solitario ti grida, rivolto alla tua luce, il suo Amore.
Navigatore solitario tua unica compagna la solitudine. Tu l'ami immensamente ma sei sempre pronto a tradirla dimenandoti per farti scorgere quando all'orizzonte vedi un'altra vela di navigatore solitario.
Nei solchi del tempo, ormai fermo, un'impronta indelebile. Incantesimo o preludio ad un futuro dorato? Intanto questo corpo deve andare avanti percorrendo spazi in un tempo bloccato.
È bello tra amici ravvivare la memoria, e parlare un po' della nostra storia, quando gli unici detersivi in cucina erano qualche foglia spinosa e la spolverina.
Quando si usava la cenere per il bucato, eri sicuro che nulla veniva inquinato. Quando il vino si faceva nelle piccole cantine, prima che la scienza invantasse tante polverine;
C'era anche allora la scuola di cantina; senza andare a Padova, la si imparava in cascina, Il papà era il maestro, il nonno il professore, ti insagnavan a pigiar ed a dargli il bollore.
Il vino allora lo si beveva e non faceva male, oggi se non stai attento, finisci all'ospedale. Pensate che una volta se ti sentivi giù il dottore ti incitava a berne un po' di più
La scienza ed il progresso ci facciano i piaceri: di lasciar la natura come era ieri, perché lei con noi è sempre generosa, se gli facciamo torto diventa dispettosa.
Un vecchio e un asinello scendevano dalla montagna perdendosi lentamente negli ultimi colori della valle. Una foglia di quercia cadeva su mani stanche, l'argento degli ulivi rinfrescava la speranza. Un pettirosso salutava il sentiero curvo, il vecchio cavalcava senza premura. Erano ormai due ombre il vecchio e l'asinello carichi d'umanità accumulata dentro. Camminavano nel silenzio pensando al domani. L'oggi era già passato pieno di speranze. L'asinello odorava l'ultimo fiore rimastogli negli occhi. Il vecchio sognava nella sera la gioventù trascorsa. Uno sguardo nella valle una campana in lontananza il viaggio continua ma l'asinello non raglia!
Questo destino non mi vuole aiutare, lontano da te per forza devo stare, ho dimenticato tanti dei tuoi profumi ma mi ricordo sempre dei tuoi costumi.
Quello della mia terra mi piaceva molto, ma ovunque io sia stato non ho mai più sentito. Quanti figli hai nel mondo che hai perduto e quello che non è mai ritornato.
In molti sono quelli che sono partiti ma non devi essere triste nessuno mai ti ha dimenticato, io sento molto il desiderio di venirti a trovare per vedere te è la mia famiglia accarezzare.
La sera ti penso sempre prima che mi addormenti per ricordarmi di te con quel sentimento. Ma adesso solo il ricordo è rimasto di questo tuo figlio, che senza volerlo hai prestato ad un'altra terra che prima non conosceva,
da dove aspetta un destino che mai arriva, mi piacerebbe molto da te ritornare ma il destino insiste che qui devo restare.
Quando è che si chiuderà quella finestra, quella finestra che dà sul cortile del passato, si il passato, che d'accordo con il presente riesce ancora a prendersi gioco di me... Lui mi tiene legata e ride, si ride di me, perché infondo sono io che non riesco a fare a meno di guardare da quella finestra, faccio il suo gioco, e lui mi guarda e ride, è passato, eppure, è così presente che fa ancora male.
Entra pure se vuoi, la porta è aperta e non ci son catenacci a tenerti fuori. Entra pure se vuoi, è la mia vita questa, cenere dappertutto e un gran puzzo di bruciato. Ti servirà un po' di coraggio e tanta voglia di iniziare, perché è dalla polvere che devo ripartire. Ma se guardi bene laggiù nell'angolo c'è un fiore, un bocciuolo ancora acerbo che aspetta un sorso di vita per crescere e poi sbocciare. Entra pure se vuoi, porta con te un po' d'amore e una favola da raccontare perché anche fiori vogliono sognare.