È una dònna che accènde di biànco i suoi bàttiti scùri, che si sfiòra i capèlli, a cercàre disègni di spàzi nascòsti, nei cui pàssi puoi lèggere i sègni del tèmpo, tòccano il pètto.
Donne prèse dal sènso costànte del vìvere il giòrno, a cercàre quel pàsso più avànti di cùi c'è bisògno, spèsso si guàrdano intòrno, altre vòlte non guàrdano dòve finìsce lo sguàrdo degli òcchi.
Hanno dèntro un respìro divèrso, ogni fiàto potrébbe sembràre che aspètti sperànza, coi sospìri buttàti nel vènto, o con àttimi in viàggi di sògni duràti un secòndo.
Pòssono chiùdere un cuòre in cristàllo dai rìflessi ròssi, sanguinàrlo fin dòve anche il sògno si pèrde, o lasciàrlo cadère, sanno strìngerti fòrte, o svanìscono còme una nèbbia che rèsta fin dèntro le òssa.
Un bicchière di vètro che gràffia, coi colòri ridòtti in frantùmi, così fràgili quàndo il rifùgio del cuòre scompàre, lasciàndole nùde, un diamànte di pùra emoziòne, mille fàcce di stèssa brillànte invenziòne, tanto fòrti da sàper trovàre risòrse, quàndo anche al diàvolo né manca ùna.
Fanno chièdere còsa le pòrti a vedère le lòro ragiòni, il mistèro è quel dòno di cùi troppo spèsso le fànno regàlo, "che riuscìre a capìrti è impossìbile, dònna", Sì, sorrìdono, e pùre a se stèsse lo ammèttono,
ma di dèntro c'è un pìccolo "vèrbo" che dà sempre è scrìtto, dice sèmplicemènte, che fòrse, a comprèndere lòro non cì vuole mòlto Basterèbbe guardàrle negli òcchi.
È cominciata, posso sentirlo, come un legame, antico, o forse appena nato, posso capire che è tempo di indossare le mie vesti, nuove, per un motivo che è quello a cui han marchiato la mia essenza.
Avverto queste nuove vibrazioni, da tempo ormai infinito, esistono al momento stesso dell'inizio, e sembrano voler invadere, comprendere ogni altro suono, per zittirlo, nell'assordante silenzio del nulla.
È insito nel genere mortale, concepire in se, la fine. L'infinito ha posto in ogni sua parte, ciò che ne motivi l'esistenza, La morte dell'essere. Per chi come noi, è preposto a perdurare, l'unica via, resta l'inganno.
Ispiro i miei sogni, nel fuoco che arde dentro, lo stesso che è un richiamo dalla gente, inconsapevole della propria condanna, al soffrire di speranze, fino a far sentire un tiepido tepore di banali circostanze, come una ricerca motivante. Quel fuoco ha l'ardire di non volersi spegnere, per continuare a consumare ogni nota che ne anima la musica.
Tu, di tutti, sei l'unico che avrà il sangue per piangere delle mie scelte, esisto perché amore così forte si distingue da se stesso, e non ha scampo ne dal compiacersi, ne dal disperarsi. Se di questo amore immenso, se ne fa cornice su di un muro a parte, nascerà un dipinto dai colori tenebri e nutriti di rancore, e a voler ritrarre quel che è condannato ad osservare, mostrerà il suo amore, quel che odio ha trasformato.
Non posso che trasporre sentimenti in suoni, vibrerò le corde, dal peccato alla bestemmia, fino al senso del perdono. Ma di me, tutto è quello che ho il bisogno di cantare, La tristezza avvolgerà i miei sensi, e potrò farne musica. Ho la pena e la fortuna, di chi ascolta i gemiti dell'anima, attraverso il canto, io li sento appartenermi, e saranno quel che per me sono.
Ali di un calore candido, per cieli di cui la bellezza ho solo un ricordo, che sfuma nel mio petto, come mille lacrime di sangue. Quel che ascolta la mia essenza, è quest'unico tormento. Le lacrime dell'amore, tutte, mi appartengono, sono il dono, puro, di ogni figlio dal cielo, ed io conservo quel momento, in cui l'amore ha perso.
Non conosco che di riflesso quel che vivi del passato, per me è guerra, sfida, motivo di costringersi a migliorare, ricerca della sinfonia finale, della fantasia reale, Ho due ali che conoscono caverne ed antri scuri, e che se in cielo son vibrate, è per soffiare al nero più totale della notte. Non avrò posto nel tuo ritorno, se non dalla parte di chi scompare.
Per questo dovrò essere capace di tradire, ancora, per non rimpiangere l'amore del soffrire, il giusto del peccato, la convinzione che seppure ti indichino come per l'avverso, è questa la mia strada. Forse, sarà poter tornare a confondermi con quanto ho amato, tornare ad esistere nel bianco, quel bianco che cancella altri colori, che nella sua luce, non conosce impurità, e nella sua essenza, non ne ha bisogno, per mostrare qualunque cosa esista, e niente.
Anche il nero, anche il nero mostra tutto, e niente, ma ha la sfortuna di sprofondarsi all'interno, di aprirsi per avvolgere i pensieri.
Il nero, con il nero ho concepito la morte, ... oppure è solo quel che penso.
La morte... vibra, come fosse per far nascere un Dio.
Per noi, che di lei ce ne serviamo, è il passaggio alla rinascita, ed io tornerò alle mie ali. E tradirò, ancora.
La ragazza con le ali prese i suoi tre passi prima di volare, li percorse con respiri profondi come brividi.
L'uomo col cappello, dimenticò finalmente la pioggia, e guardò il cielo, oltre la striscia davanti agli occhi.
L'uomo dagli occhi di ghiaccio, si accorse del fascino rosso del fuoco, e cadde assieme alle sue lacrime.
La donna vestita di bianco, trafisse l'anima coi colori del sangue, tutti, tranne il rosso, tinsero la sua pelle.
La bambina scalza, contò i piccoli sassi sulla strada, avevano lo stesso numero dei suoi passi, scheggiati.
Tutti, in un solo momento, si accorsero che oltre le loro porte chiuse, non c'erano strade già battute, ma percorsi da inventare, da costruire, con l'essenza dei propri inganni, col sapore dei propri peccati, coi frammenti dei propri errori.
Niente risultava inutile, di quella nuova sensazione, ogni goccia, era per se, appartenente ad un'identità, finalmente.
Identità.
Nemmeno gli eroi avrebbero più fatto finta di tenerla nascosta. Non c'erano più parole a penetrare i nervi, se non per rafforzarli, tesi, come il vento.
Una forza nuova.
Senza nessun pregiudizio, scevro da considerazioni scadute come codici vecchi, striscianti.
Pugni chiusi.
A stringere quel nulla di cui s'intesse il desiderio ardente, il motivo a continuare.
L'uomo col bastone si chinò per batterlo per terra. Tre volte.
Come sempre mi accogli, come sempre, Roma, il rifugio dalle mie pene che viaggiano con me, eppure quando ti vedo spariscono, come sempre, Roma, mi accogli come se fossi ua tua figlia, Roma, mi vuoi come io ti voglio, e ci amiamo, Roma, ci amiamo lontane da tutti, in te sento la mia essenza, Roma, nei tuoi rossi di cielo vedo il mio sangue, nei tuoi albori un sorriso innamorato, Roma, ho sbagliato tutto, ma il tuo calore mi fa sentire viva come se avessi ancora tempo per rimediare, tu mi dai sprazzi di me, Roma, e a sprazzi ti vivo e mi vivo, quando tu come sempre mi accogli, come sempre, Roma.
Accarezzami, stringimi, amami, fa che io sia il centro dei tuoi pensieri, che il tuo respiro sia il mio, riempimi del tuo sapore, sciogli le mie paure e liberami, coccolami, odorami, mordimi e assaggiami, vivrò di te, ogni tuo desiderio avrà la mia voce, il tuo sguardo i miei occhi, il tuo profumo l'odore del mio dolce nettare, il tuo cuore si fonderà col mio nella parola amore.
Questa notte pioveranno le mie belle, questa notte rimarrò con il naso all insù ad aspettar le stelle.
Almeno tre per poter accarezzare i miei pensieri, almeno tre per poter realizzare i miei desideri.
Staccatevi da la dove non vi posso vedere. Mosratevi a me con la vostra luce.
In movimento vi farete spazio tra le invidiose che rimarranno lì ferme ad apettare il loro turno per farsi nuovamente notare.
Stelle cadenti che avete sempre accompagnato i miei momenti più belli parlatemi ancora, parlatemi stanotte.
Scendete e fatemi emozionare. Con il naso all insù e in punta di piedi, con l illusione di potermi avvicinare, vi sussurrerò tre desideri, tre pensieri, tre piccoli sogni che vorrei realizzare.
Caro amico, oggi più che mai ho bisogno del tuo affetto Le mie giornate diventano ogni istante più tristi Le mie lacrime sempre più bagnano il mio viso ed il mio cuore si stanno frantumando in piccoli pezzi per un amore non corrisposto. Amico, sei l'unico con cui poter parlare perché non esisti sei qualcosa di astratto un essere che solo la mia mente conosce e forse proprio per questo mi rivolgo a te. Perché non ci sei perché non mi puoi giudicare come il resto delle persone.