Io fermo
Se esplodo implodo
sciolgo il cappio la forca
amplio il ciclico
ruota l'ansicrono
sincrono il metrono
mezz'onda
sonda lo spazio
segna il tempo
Io fermo.
Commenta
Se esplodo implodo
sciolgo il cappio la forca
amplio il ciclico
ruota l'ansicrono
sincrono il metrono
mezz'onda
sonda lo spazio
segna il tempo
Io fermo.
Ultimo esasperato grido
Ultima parvenza di luce
dispersa gracchia nella memoria
placido nero
immerso nel paradosso
dove passa e svanisce il bianco
apollo nascosto alle spalle dell'ombra
fra l'ultima fessura
inarca la forma
lasciando solo l'orma,
dissolta.
Il segno inciso nell'ultimo gioco,
nascosto da un velo di gioia,
è arso nel nitido fuoco,
scoppiato in un'ora di noia.
Ho visto le stelle cadere dal cielo
sentito la voce del vento...
sembravano luci scattate nel gelo
di un cuore sgomento.
Parevan parole già note
confuse da fischi vibranti...
ma tutte le cose remote,
sentite nei tempi distanti,
confondono poche parole
rimaste per caso incastrate
nell'ultimo raggio di sole.
Venite e ascoltate
e poi giudicate la vita
io ho visto rinascere fiori
su terra bruciata e appassita
e ho scelto i giusti colori.
Le lunghe giornate trascorse nel vuoto
le ho tutte riempite di te:
mai più ricadranno su me
per farmi tornare nel tempo remoto.
Sguscio l'oscurità
annaspo brandelli
indugiano sulla pellicola ferita
fervidi artigli squarciano fardelli
Gelide spine traffigono l'iride
si scioglie l'irreale Paride
forme sulle ante
straccia le sue ombre l'errante
Quotidiana esperienza smembra il dolore
sordo strazia il grembo il suo fetore
tenebre sferiche svolazzano su miei occhi
corpuscoli rosso fuoco danzano come pinocchi.
Non parlarmi adesso...
Ora sento le stelle e la Luna,
ora anima coglie bianca luce.
Non hai parlato...
Ieri sentivo pioggia e silenzio,
ieri anima annegava nel dolore.
Non hai suonato...
Quando morivo seduto sul fango,
quando respiravo sapore di brina.
Non suonare adesso...
Già danzo nel candore del nuovo cielo,
già danzo nel sapore di rugiada...
Non so se restare
in questo posto:
dovrei, più o meno.
Chiudermi in una
trapunta di cristallo
per intascare un cent
da chi mi fissa
e saggio decifra i miei "perché".
Non so perché
ma tutto va da se
senza speranza:
o verde Dea,
non posso ormai più
adorarti; semplicemente
mi hai tradito,
non lo posso dimenticare.
Quindi devo andare avanti
da solo, senza di te...
sarà come andare
ramingo per i deserti,
lasciandomi portare
dal vento, e se il
sole piangerà, i miei
occhi faranno piovere
lacrime d'argento...
I petali si staccano dagli alberi
placando i deboli lamenti.
Sfuma in un pantano
il riflesso dell'iride.
Una tiepida euforia
mendica calore
mentre
le favole di primavera
disinfettano le mie paure.
E mi ritrovo qui...
piu sola di ieri,
a cercare sul viso la stanchezza...
anche se ciò non basta a sentire
la presenza di chi è lontano,
o il suono opaco... della voce...
di un tempo.
Solo pensieri spaventati,
e fuggiti davanti al sole,
per raggiungere o tornare
da chi troppo presto non ha più
nulla... ma deve continuare
a vivere.
Tu sei e non sei,
il passato ti rende così presente
e il presente ti rende così lontana.