Se potessi incontrare i tuoi occhicome allora, forse non ti perderei, come la luce luce comincia perdersi nel cielo, come l'ombra malinconica si perde nell'età dei miei pensieri... vorrei trovarti sempre lì, tra i turbini del vento, tra la luce delle stelle... vorrei poter respirare ancora in te, la vita, e come mio ultimo dono amarti... in silenzio.
Dietro quelle nuvole un tappeto di stelle osservava dall alto quelle lacrime, figlie di una canzone, dolcemente accarezzavano le mie guance. "Cheek to cheek": Un film, un ballo, una canzone, un amore... Sotto quella coperta mi volevo rifugiare per nascondere i miei segreti, svelati poi da una "passione"...
Ho sognato il ricordo di quel nome "Susana"... Le montagne di biscotto, la stella chiamata come me, le caprette rosa che fanno "ciao", le note musicali... Ho sognato gelosia per quel profumo rul retro di un albero di pere che mi fissa... Perché ho sognato questo? Perche!? Basta...
Ricordi vaghi riaffiorano, la malattia dell'anima risorge impietosa.
Io ti guardo, risorgere dalle tue ceneri, ma la speranza non mi abbandona, accompagnata dalla forza dei miei valori, cullata dal calore profuso che alimenta quel coraggio disperato, sospinta a salvaguardarmi dal tuo mondo che mi rifiuta... per quel mio passo che avanza, solo apparentemente temerario, in cui tu vedi la nullità del tuo essere, l'ipocrisia dei tuoi atti.
Ancora perplessa, ti osservo sferzare la tua collerica insana indomabile ira e dipingi ogni luogo con i colori perversi del tuo malessere, per sopportare quel dolore immenso infinito sublimato che mai ti abbandona.
Incapace di amare, preferisci l'odio all'indifferenza... In un circolo senza fine riproduci copioni uguali a se stessi ma... rimani esterrefatto da chi riesce a sopportare la tua crudeltà, a rispondere al tuo astio sussurrando parole che, come una ninna nanna, invitano a sopire la tua anima affranta.
Insoddisfatti, agitati, anni compressi in un angolo di cuore.
Il Bene eluso dalla visione totalizzante del freddo opportunismo che non ammette errori contro titanici millantatori di formali ideali.
Valori etici radiati da ogni dove. Sacrifici umani di gente ignara del proprio destino. Carnefici addestrati da misticismo bellico.
Nessuna "Pulzella" salverà l'Umanità da questa guerra "dei mille anni"!
Vite sdraiate al sole: bidite refrigeranti o mosche fastidiose, un'uguaglianza drammaticamnte contrapposta, ancora l'eccezione che conferma la regola, ma quale nefando pensiero folgora chi non si arresta a tanto?
La rosa che un giorno t'ho donato, l'ho rivista insieme a qualche fiore: nel rivederla sul tavolo, ho provato un tonfo di letizia dentro il core! Non l'hai buttato via il nostro fiore!? L'hai tenuto riposto: ma perché? Vuoi farmi capir che in te l'amore È ancora vivo, come lo è in me? La rosa che t'ho dato non è vera, ma è bella, forse più se mai lo fosse. Io t'ho dato una rosa finta, perché giammai doveva scomparir: infatti l'ho rivista, bella, linda, sul tavolino facendomi soffrir! Mi ha fatto male, sì, perché la rosa è rimasta nel tempo come era; l'amore tuo, effimero, è una cosa come te: rimasto m'è chimera!
Due cose mi dan contentezza, mi rendon gentile anzi tre e mi danno vigore: dei bimbi d'asilo infantile la brezza; dei vecchi l'attesa senile; il tuo amore.
Se sai che t'amo, ascolta: dissolvi i tuoi timori il tuo sogno non sfiorire sbalza oltre la foschia e al limine esteso il tuo sguardo ancora mi ritrovi. Son qui che ti aspetto mentre la sabbia scivola nella clessidra e il tempo della nostra vita si consuma| Fa presto! Ritorna! Riportami i tuoi baci ancora le dita della tua mano si intreccino alle mie le labbra tue dolci incontri come la prima volta, vieni libera il mio pensiero dal labirinto senza uscite se intrappolato vaga tra le stanze della tua assenza. Cedi a questa dolcezza che ti insidia, placa l'arsura del cuore smarrito tra le dune in cui il tuo editto l'ha confinato abbandoni poi il mio sudario intriso di nostalgia e di malinconia. Vieni: è certezza quest'amore che dentro tuona lampeggia e dà acqua alla tua rosa in agonia sradicami dal ceppo a cui la catena della tua indifferenza mi imprigiona. Dai piglio a quest'affetto che si accende nel mio petto se vicina ti penso e un'onda di tenerezza segreta ti raggiunge sotto l'arco di chiarore che ti illumina come un sole continuiamo a vivere in uno scambio di sogni e mescoliamo le nostre vite. Dubbiosa, che possiamo perdere se null'altro di tangibile s'afferra dal vorticoso vuoto dei giorni? Sbalza, sbalza oltre le rovine datti ali immortali e spirito ritrovami afferrami e portami con te in alto oltre le miserie della vita ove solo soffi d'amore spirano. È sulle scale dell'essere che sfinito t'aspetto come respiro che ritorni! Vuoi che io qui muoia o mi rialzi pieno di vita e aumentato di amore ti dia ancora il braccio e risalga verso la luce? Resterò su questa scala a filtrare dal silenzio il rumore dei tuoi passi a sillabare domani le tre sillabe del tuo nome per ridarti un volto. Se sai che t'amo, ritorna varca il confine e abbracciami prima che su quelle scale io muoia.
Il tempo inconiugato Ho camminato sui sassi levigati: dopo due passi acuminati vetri. Ne valesse la pena potrei anche ferirmi; ghermirmi dal lontano e ritornare. Ma il moto ondoso della malinconia pietoso, a volte, mi cela il suo confine un monte avvolto dalla dura nebbia ove spicca la vetta un po' sorniona... Ho cominciato su vetri acuminati: dopo due passi, sassi levigati... Ne valesse la pena potrei anche fermarmi. Ma il moto ondoso della malinconia tutto sommato non è quello che sembra. Come una dura nebbia di zucchero filato.