Profondo mar, perché tanto m'attiri? Cielo infinito, e se volassi anch'io? Seguire il fiume, secondare il vento, librarsi sugli effluvi e le armonie, farsi portar dove silenzio regna, là dov'è luce, color, melodia, pace. Sì, cerco la pace vera, duratura, ma non intendo morte, ché spaura.
Bisogna che io fermi la mia corsa per prender fiato e dedicare un giorno a scoprire la gioia del far niente, ad apprezzar quello che mi sta intorno.
Voglio inondare il corpo mio di sole, e dissetarmi all'acqua di una fonte, portarmi in riva al mar verso il tramonto, tuffarmi nella schiuma delle onde.
Poi perdermi a mirare il firmamento, vestirmi del chiarore della luna, sentir gli olezzi che mi porta il vento, contar tutte le stelle ad una ad una.
Proseguire il cammin sarà poi lieve e, ripreso il vigor, più volentieri il passo nuova spinta seguirà di una mente ormai sgombra di pensieri.
Candidi fior che profumate l'aere, gemme di luna puri come neve, festosi messagger di primavera, gaie promesse di giovanili amori,
fra i templi greci nella valle in festa io vi ricordo in Agrigento, al centro d'un folleggiar di canti, danze e luci: sagra dell'amicizia e della pace.
Petali fra le chiome di donzelle, rametti nelle strade e le vetrine, tripudio di beltà e giovinezza, che l'alma invita a ben sperare ancor.
Implori e nessun'eco ha la tua voce, chiedi pietà ma niun tende le braccia, è sordo il mondo all'altrui bisogno e la coscienza uman pare che taccia.
C'è chi ti dà un'occhiata infastidita, chi ti butta un soldino nella mano, chi ti fa cenno che non ha moneta, allunga il passo e tienesi lontano.
Povera donna col bimbetto in braccio, che infreddolita e smunta chiedi aiuto seduta sul gradino di una porta, perché sì avversa sorte tu hai avuto?
C'è tanta gente ricca a questo mondo e altra che fra stenti di dibatte; a fronte di chi spreca a te non riesce di procurare alla creatura il latte.
E ingiusto il fato? Diciam così è la vita? No e poi no; la colpa è tutta nostra, dell'egoismo della razza umana, che per gli altri pietà più non dimostra.
E allora guardo il cielo e mi domando: proprio nulla può far lOnnipotente per rimestar le carte a questo mondo e ridonar sorriso a tanta gente?
Mormora il rigido sentiero quando s'incrina nell'aggiustar rotta mangerà delle briciole del suo assestarsi per comprendere che nessuna vita avanza nel rigido progetto che la mente crea.
La vita è fluido divenire, che muta durante tutto il suo avanzare.
Come fiume dall'imprevedibile corso farà ribollir le sue acque così la vita avanzerà non senza rumore tra gli stretti argini di un vivere che solo apparentemente divora.
Come fiume che non conosce letto avrà flessibile corso e volterà faccia ovunque i suoi sogni migrino. Così è la vita, quando di se stessa ha memoria.
Muto stagno, dalle acque fetide è invece il viver cieco, quello che non ascolta canto e neppure vede sole, dove gli uccelli non migrano e dove i cuori non lodano cuori.
La vita è ciò che il tuo cuore sceglie decidi fiume che ribolle o fetido stagno.
Stelle sulle punte piegate sorrisi donati amori mai incontrati ora ombre generose di tristi giorni assolati pietoso cotone bianco il vostro viso accarezza freddo l'abbraccio che vi ha rubato.
Ombre del passato fantasmi colorati sopra il lago, fermo. Una leggera bruma coccola le piume delle folaghe, lontane. Alghe, profumi evanescenti ricordo antico. Uno sbattere d'ala, improvviso dissolve il riflesso del sasso e l'onda, fiacca lambisce la mia mano. Sei Tu, eterno inganno, dolce sospiro, nell'ultimo attimo tutto riprendi, anche me, forse: Natura.