Bellezza cattiva troppo lontana da toccare. Sfugge alla presa. Impercettibile muro Che ci divide. Rincorro l'idea di assaporare la tua bocca e incontrare la profondità dei tuoi occhi. Senza stancarmi ti sogno, ti desidero immaginando il tuo profumo con le mani lungo la tua calda schiena per farti mio. Il tuo respiro unito al mio. Unico battito. Apro gli occhi e mi lascio dondolare in un momentaneo stato di soddisfazione.
Correre, fuggire, sottrarsi senza capir da chi, senza saper perché; strane inquietudini, paure confuse e indistinte di mostri senza volto; bisogno di gridare, di sciogliere il tuo pianto sulla spalla di qualcuno che ti sussurri il coraggio; e intanto correre, correre, inciampando, ansimando.
Poi la salvezza del risveglio nel presente e il sollievo che l'incubo è finito, anche se dentro di te vaga traccia rimane di ciò che hai sognato e ancor ti chiedi adesso da chi fuggir volevi, se da una minaccia altrui o da te stesso.
Il sole sorge al di là del mare, un nuovo giorno sembra iniziare, ma una sciagura avanza, invisibile e inaspettata travolge settembre, mese di dolore per cui il mondo, come un orologio privo di carica, si ferma e smette di girare.
All'orizzonte due dardi feriscono il cuore della grande mela e due giganti, simboli di una nazione intera, terminano per cadere giù come castelli di sabbia, un silenzio di riflessione si espande tra i quartieri, occhi stupiti osservano le mille persone gettarsi nel vuoto per la disperazione e le fiamme invadono i gemelli del cielo, le urla di sconforto risuonano nell'aria e le loro vibrazioni fanno tremare la terra ai propri piedi.
Cadono fiocchi di cenere che si spengono sui desolati e ormai caotici marciapiedi di Manhattan; La speranza, se pur si sia tramutata in pura falsità, rimane viva negli occhi di tutti, le preghiere cercano di detergere l'aria, ormai macchiata dal solo panico.
Un boato assordante turba New York, la torre nord sembra aver ceduto, milioni di vite, sepolte dalle macerie, fanno si che la linea della loro vita si spezzi, la gioia di un istante come breve sogno si dissolve nel nulla ed il sacrificio di una vita volare via come foglie al vento.
Un secondo tuono uccide una nazione che si inchina e domanda pietà, sembra che anche la torre sud sia caduta giù, a questo punto, tutto è ormai perduto, si spera solo che il grande incubo trovi tregua; altre tante innocenti persone per follia umana abbandonano questo mondo e tante altre milioni di famiglie si spaccano come melograni ormai maturi.
Un enorme mantello di fumo copre il tutto, e persino il cielo, poco tempo fa, azzurro e sereno, smette di splendere e si rattrista quasi stesse per piangere.
La polvere sale in cielo, tutto si spegne e si fa cupo, le tremila persone divenute anime gremiscono la porta del signore e a gran voce esigono spiegazioni per cosa mai sia successo quel triste undici settembre; i reclami proseguono ma dalla porta nessun suono, nessuna voce si diffonde.
Il cielo a poco a poco s'è oscurato, in lontananza già rimbomba il tuono saette e lampi quasi squarcian l'aria, uccelli a volteggiar più non ci sono.
Un vento strano all'improvviso arriva con strani odori ed umide folate, scuote le cime degli alberi ed infuria contro le persiane già serrate.
Poi senti picchiettar le prime gocce di sopra ai tetti e una finestra sbatte, ancora un lampo, un tuon ravvicinato ed apre il ciel le sue cataratte.
Fitta e scrosciante ora vien la pioggia, odor di spenta polvere recando, in mille rivoli corre per le strade, sul selciato le sue bolle formando.
La gente allunga il passo, va al riparo, apre gli ombrelli che il vento rivolta, sotto le tende dei negozi aspetta o stretta sul gradino di una porta.
Chi può raggiunge l'auto correndo, c'è chi accetta un passaggio da chi passa, chi copre il capo alzandosi la giacca o il sacco della spesa buffo indossa.
Certo, per qualche ora è lo scompiglio, ma più tardi sarà l'aria più pura, gioirà la campagna e il nuovo verde renderà più splendente la natura.
Prima del silenzio senza preavviso repente arrivò un colpo di vento portandoti via. Prima che il cuore si facesse vuoto vano quanto aspettai che poi riapparissi nella mia vita! Credendo non tutto perduto per sempre tra rivoli di speranze nelle langhe o nei ruscelli del sogno ti cercai Ne passò di tempo prima di convincermi che oramai scivolata oltre il versante opposto a quello del mio destino, più non saresti tornata. Randagio nella notte, ramingo, un cane uomo, tra vicoli ancor si aggira abbaiando ad ogni ombra che sotto la luna par somigli alla tua.
Un senso di frescura sulla pelle, gli scarponi che affondan nella terra facendo gracidar le foglie morte, luce irreal filtrata dalle chiome di alberi svettanti verso il cielo. L'occhio si posa su ridenti fiori, il piede inciampa su sterpi contorte, il profumo del muschio inebria l'aria. S'ode stormir di fronde e mille uccelli intracciano lor canti con i grilli. È il bosco, degli gnomi e delle fate, affascinante e dal mistero avvolto, dove la mente trova il suo ristoro e l'alma un indicibile conforto.