Non voglio essere un’inutile briciola della tua vita
Guardi nello specchio, insopportabile nemico, non trovi ciò che speri odi ciò che vedi. Il riflesso di un immagine Distorta della realtà Che chiede ancora. Il tuo guscio scompare Mostrando le ossa, spigolose alleate, e i tuoi occhi spenti non vogliono vedere se non la perfezione. Non ti accorgi che La soffocata anima È ciò che conta. Torna a sorridere Come un tempo Facevi con me.
tu dietro il microfono di un telefono dici che ami, fra le tue mani un sogno lontano senti la vita scorre via io so che sei la mia stella di notte buia. Come il buio dentro me da quel momento che non c'è un cielo con una stella brillare, un cuore che sento rombare, un fiato che mi fa respirare, non c'è luce per me. Amarti è l'infinito che non avrà fine per te e per me.
È finito lo sconquasso ho deciso, vado a spasso. Dopo tutta quella furia giace languida l'anguria. Il fiume in piena l'ha portata per far sì che sia mangiata. È finita la tempesta e bisogna fare festa! Me la mangio volentieri mentre osservo i corvi neri. Hanno fame e in comitiva cercan cibo sulla riva. Mi ritengo fortunato... sto godendo del creato!
Uomini contro i loro simili come bestie impazzite, fragore di ordigni di morte, sangue e distruzione fra gli inermi. La follia umana è esplosa ed ha per nome guerra, e per effetto il terrore delle genti, e per cagione l'avidità dei forti. Chi ridarà vita a questi corpi esangui, quale mano pietosa asciugherà le lacrime di tante madri affrante; potranno mai scordare gli occhi di un bimbo la visione terribile dell'odio, della morte? Ma nel deserto sto gridando la mia rabbia e la mia voce si perde sulla sabbia.
Ho capito che ci piacevamo veramente quando abbiamo cominciato a rallentare nel parlare, nello scriverci stirando i discorsi in una temporalità dilatata
ho capito che prima di assimilarlo completamente trasformavamo il linguaggio scritto in suono poi lo introitavamo nel nostro corpo riducendolo in impulsi elettrici infine in calore
parlavamo più lentamente sempre più lentamente permettendo alle parole di fare un giro più lungo nel corpo prima di lasciare la bocca
è come se volessimo assaporare lentamente ogni sillaba misurandone la salinità lasciandola rallentare sulla lingua frenandola con gli incisivi e poi infine liberandola nell'aria scegliendo bene la direzione la traiettoria
è come se volessimo riascoltare quello che ci diciamo cercando di afferrarne l'eco prima che sia troppo tardi e svanisca del tutto
le frasi che ci scambiamo sono sempre più rade ma i silenzi fra loro sono spessi di parole sorde.
Bellezza cattiva troppo lontana da toccare. Sfugge alla presa. Impercettibile muro Che ci divide. Rincorro l'idea di assaporare la tua bocca e incontrare la profondità dei tuoi occhi. Senza stancarmi ti sogno, ti desidero immaginando il tuo profumo con le mani lungo la tua calda schiena per farti mio. Il tuo respiro unito al mio. Unico battito. Apro gli occhi e mi lascio dondolare in un momentaneo stato di soddisfazione.
Correre, fuggire, sottrarsi senza capir da chi, senza saper perché; strane inquietudini, paure confuse e indistinte di mostri senza volto; bisogno di gridare, di sciogliere il tuo pianto sulla spalla di qualcuno che ti sussurri il coraggio; e intanto correre, correre, inciampando, ansimando.
Poi la salvezza del risveglio nel presente e il sollievo che l'incubo è finito, anche se dentro di te vaga traccia rimane di ciò che hai sognato e ancor ti chiedi adesso da chi fuggir volevi, se da una minaccia altrui o da te stesso.
Il sole sorge al di là del mare, un nuovo giorno sembra iniziare, ma una sciagura avanza, invisibile e inaspettata travolge settembre, mese di dolore per cui il mondo, come un orologio privo di carica, si ferma e smette di girare.
All'orizzonte due dardi feriscono il cuore della grande mela e due giganti, simboli di una nazione intera, terminano per cadere giù come castelli di sabbia, un silenzio di riflessione si espande tra i quartieri, occhi stupiti osservano le mille persone gettarsi nel vuoto per la disperazione e le fiamme invadono i gemelli del cielo, le urla di sconforto risuonano nell'aria e le loro vibrazioni fanno tremare la terra ai propri piedi.
Cadono fiocchi di cenere che si spengono sui desolati e ormai caotici marciapiedi di Manhattan; La speranza, se pur si sia tramutata in pura falsità, rimane viva negli occhi di tutti, le preghiere cercano di detergere l'aria, ormai macchiata dal solo panico.
Un boato assordante turba New York, la torre nord sembra aver ceduto, milioni di vite, sepolte dalle macerie, fanno si che la linea della loro vita si spezzi, la gioia di un istante come breve sogno si dissolve nel nulla ed il sacrificio di una vita volare via come foglie al vento.
Un secondo tuono uccide una nazione che si inchina e domanda pietà, sembra che anche la torre sud sia caduta giù, a questo punto, tutto è ormai perduto, si spera solo che il grande incubo trovi tregua; altre tante innocenti persone per follia umana abbandonano questo mondo e tante altre milioni di famiglie si spaccano come melograni ormai maturi.
Un enorme mantello di fumo copre il tutto, e persino il cielo, poco tempo fa, azzurro e sereno, smette di splendere e si rattrista quasi stesse per piangere.
La polvere sale in cielo, tutto si spegne e si fa cupo, le tremila persone divenute anime gremiscono la porta del signore e a gran voce esigono spiegazioni per cosa mai sia successo quel triste undici settembre; i reclami proseguono ma dalla porta nessun suono, nessuna voce si diffonde.