Scritta da: Maria Schillaci
in Poesie (Poesie personali)
Un vento ammantato di stelle,
il tramonto infuocato sul mare,
il sorgere argenteo della luna:
questo è poesia.
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Un vento ammantato di stelle,
il tramonto infuocato sul mare,
il sorgere argenteo della luna:
questo è poesia.
Guardo,
lungo la via,
differenti libertà
muovere i loro passi.
Ascolto,
lungo la via,
differenti giustizie
muovere i loro passi.
Perdono il silenzio,
perdono una carezza che
anelava a sostituire le parole,
perdono il mio treno che
deragliò
dai binari della vita.
Ma c'era qualcosa di forte
e senza rete
nei suoi occhi.
Una sigaretta dopo l'altra
e firmo l'aria con
boccate di fumo.
Un volto appare sul fondo del bicchiere
troppe volte svuotato di fretta.
Ma quale viso,
quale nome,
quale ricordo,
se tutto fonde e confonde?
E la realtà è metallo liquido
in cui annego,
labile sogno divorato da tarli
dove annaspo,
macchia sottile di te.
Sfiancata dal silenzio creato,
la malinconia prosciuga
le energie positive.
Si spegne un giorno per ricaricarsi
e poi tutto ricomincerà,
il mondo riprenderà a girare e forse
anche a funzionare
quando alla testa colpirà
qualcosa di duro
come l'amore...
Non siamo uguali:
anime in cammino,
nello stesso tempo,
ognuna con i suoi colori.
Non siamo uguali:
anime in cammino,
nei giorni e nelle notti,
ognuna con le sue attese.
Non siamo uguali:
anime in cammino,
sulla stessa strada,
ognuna con i suoi dolori.
Non siamo uguali:
anime in cammino,
nello stesso Universo,
verso lo stesso tempo.
Saremo uguali:
anime ferme,
all'ultimo istante,
senza più:
colori,
attese,
dolori,
tempo.
Guardi nello specchio,
insopportabile nemico,
non trovi ciò che speri
odi ciò che vedi.
Il riflesso di un immagine
Distorta della realtà
Che chiede ancora.
Il tuo guscio scompare
Mostrando le ossa,
spigolose alleate,
e i tuoi occhi spenti
non vogliono vedere
se non la perfezione.
Non ti accorgi che
La soffocata anima
È ciò che conta.
Torna a sorridere
Come un tempo
Facevi con me.
Stella di notte
tu dietro il microfono
di un telefono
dici che ami,
fra le tue mani
un sogno lontano
senti la vita scorre via
io so che sei la mia
stella di notte buia.
Come il buio dentro me
da quel momento che non c'è
un cielo con una stella brillare,
un cuore che sento rombare,
un fiato che mi fa respirare,
non c'è luce per me.
Amarti è l'infinito che
non avrà fine per te e per me.
È finito lo sconquasso
ho deciso, vado a spasso.
Dopo tutta quella furia
giace languida l'anguria.
Il fiume in piena l'ha portata
per far sì che sia mangiata.
È finita la tempesta
e bisogna fare festa!
Me la mangio volentieri
mentre osservo i corvi neri.
Hanno fame e in comitiva
cercan cibo sulla riva.
Mi ritengo fortunato...
sto godendo del creato!
Uomini contro i loro simili
come bestie impazzite,
fragore di ordigni di morte,
sangue e distruzione fra gli inermi.
La follia umana è esplosa
ed ha per nome guerra,
e per effetto il terrore delle genti,
e per cagione l'avidità dei forti.
Chi ridarà vita a questi corpi esangui,
quale mano pietosa asciugherà
le lacrime di tante madri affrante;
potranno mai scordare gli occhi di un bimbo
la visione terribile dell'odio, della morte?
Ma nel deserto sto gridando la mia rabbia
e la mia voce si perde sulla sabbia.
Ho capito che ci piacevamo veramente quando
abbiamo cominciato a rallentare nel parlare, nello scriverci
stirando i discorsi
in una temporalità dilatata
ho capito che
prima di assimilarlo completamente
trasformavamo il linguaggio scritto in suono
poi
lo introitavamo nel nostro corpo riducendolo in impulsi elettrici
infine
in calore
parlavamo più lentamente
sempre più lentamente
permettendo alle parole di fare un giro più lungo nel corpo
prima di lasciare la bocca
è come se volessimo assaporare lentamente ogni sillaba misurandone la salinità
lasciandola rallentare sulla lingua
frenandola con gli incisivi
e poi
infine
liberandola nell'aria scegliendo bene la direzione
la traiettoria
è come se volessimo riascoltare quello che ci diciamo cercando di afferrarne l'eco
prima che sia troppo tardi e svanisca del tutto
le frasi che ci scambiamo sono sempre più rade ma i silenzi fra loro
sono spessi di parole sorde.
Appena uscito
ho visto i tuoi capelli neri e ricci superarmi nel traffico,
i tuoi occhi girare l'angolo a sinistra,
l'inconfondibile espressione del tuo volto,
il tuo sorriso,
spuntava sotto un casco nero,
eri su uno scooter grigio
adesso,
invece,
il tuo corpo è addosso una bionda,
oppure no... eccolo,
... anzi è lì.
Scompongo e ricompongo puzzle possibili
frugando fra le tessere l'immagine di te
... ma non ti conosco ancora.