L'amica la chiamo, l'amica la ho... quando male sto. Mi consola, mi aiuta, mi sostiene quando sto male: mi vuole bene. Ho ragione, ho torto il mio viaggio verso la felicità è corto, ma all'obiettivo io voglio arrivare e dall'amica mi sento gridare: Ti voglio bene! Non ti voglio scordare! Il cuore si scioglie, non lo sento gelare. La notte cala, l'amica dorme io la sogno in varie forme: brutta, splendida, bella ma per me è sempre una stella. Litighiamo e facciamo pace, la nostra amicizia tanto mi piace. È dolce e buona, nel mio cuore si trova, in una piccola zona. Sto precipitando, sto cadendo, mentre io cado piangendo lei mi porge la mano, non mi fa andare lontano. Quest'amica la stessa mia sofferenza ha avuto, così a vicenda ci diamo aiuto. Insomma, l'amica in tutto ti aiuterà ed inoltre ti proteggerà.
Amica che non dice i tuoi segreti, che profuma di pineti. Un suo occhio sembra la luna, una sirena seduta su una duna. È bella e sorprendente, è molto intelligente. È bella e simpatica, dolce ed acrobatica, ma un po' permalosa, quando non riesce a fare una cosa. Siamo molto amiche, siamo super mitiche, le voglio un bene enorme, la penso... mentre dorme. Mi sogna? Mi pensa? Spero che la sua felicità sia densa. Se di aiuto ho bisogno, lei non si leva di torno. Ho bisogno di aiuto... ... e la vedo venire e mi accorgo che la vita non può finire se hai amiche speciali... se hai amiche geniali!
Corpo di donna che desidera lui soltanto, ali di farfalla per volare via, all'occorrenza, una fata per ricordare come mi chiamava. In memoria di te Che mi ascolti, da qualche parte forse mi pensi, e nel sonno mi tocchi...
Raccogli nei giardini dell'anima dove non sempre sbocciano fiori. Spesso incontri deserti e aridità; ti scontri in nubi di lunghe piogge, ma non ti fermi. Sei sprofondata nei miei densi silenzi e caparbiamente hai sempre nuotato per farli parlare anche quando soffrivano di un raro amore amaro. Disinfetti la mia durezza nel tempo acido che suda amore e sangue. Vivo al margine ma tu sai camminarmi a fianco, senza vertigini, sull'orlo del vuoto, anche quando diventa coscienza irrespirabile. Mi tieni la mano e insieme vediamo il centro. Ed è questa la nostra amicizia, mentre diveniamo splendide perle quando il pianto muta in riso: guardiamo in sogni diversi ma con il medesimo sguardo.
Vorrei arrotolare i margini del tempo e riavere quei giorni colorati di parole, sfumati di pazienti segreti scivolati via dalle nostre vite, nell'unico luogo in cui esse potevano incontrarsi, quando non sapevamo nemmeno cosa volesse dire toccarsi. Vorrei lasciare l'abbraccio di questo desiderio, e liberarmi dalla tagliola della sua morsa di ferro che mi tiene prigioniera di questo sentire. Vorrei fuggire da questo sogno, perdere questa ombra e volare libera sopra le stelle, oltre il mare della tua indecisione per non venire travolta dall'onda della tua noia. Non ti voglio più nella mia vita. Non ti voglio più in alcun posto. Liberami di te. Rendimi la mia libertà!
Mi chiami sognatrice per una notte e ti ascolto. Sogno un angelo che con una carezza cancelli il mondo, sogno ancora solo quell'aeroporto. Ti ascolto ancora ma senza parlare e penso sia finzione io e te, tu con me. Io fragile ma mai così bella con un sorriso di perla. Non desidero sapere niente di te ma voglio sognare il presente per farlo diamante e farti mio per questo attimo che sarà per sempre; cancellare il tuo dentro e disegnarlo di nuovo con il mio colore. Domani troverò uno spazio da riempire con questo sogno!
Sarà il mio silenzio a parlarti. Mettiti all'ascolto, chiudi gli occhi e tendi l'orecchio al rumore delle mie onde che s'infrangono a metà, la condanna del mio non amore, la bocca del mio vento. Il mio cuore si frantumò in una tempesta, ed il giorno si fece notte quando te ne andasti per sempre. Ho smarrito il cammino tracciato dalla tua speranza. So dove sei ma non vengo a salutarti perché mi sento schiacciata dal peso dei tuoi occhi. Non tocco la foto del tuo volto perché la lapide è fredda e muta e mi urlerebbe che sei lì sotto. L'anima intorpidita dall'inverno della tua assenza fa scorrere oceani di sale amaro. Sono un girasole senza sorriso, a testa in giù, unico in un deserto di silenzio, nella mia calma di facciata, nella mia caotica quieta indifferenza. C'è una nebbia irrisolta che porta a perdermi nei miei spazi perpetuamente vuoti. Papà, è tutto così sottile, la vita, e tu non ci sei. Trovo un posto per il silenzio ma esso porta i tuoi occhi. Nessuno mi libererà mai. Il buio è il mio manto e nella notte dello spirito vago a cercarti. Annaspo nel fango per ritrovare le stelle e mi dico che sei tu la polvere di cui sono fatte ora. Esse prendono a brillare forse quando tu mi sorridi. La tua mano di vento mi accarezza il cuore e vola con me quando, all'inseguimento della vita, cerco ancora una traccia di te.
Hai tentato di afferrare i tramonti per preservare quello splendore, hai cercato di liberarmi dal silenzio per ritrovare ancora un mio debole bagliore... Ma bramavi testardamente la parole, mentre solo il buio dovevi ascoltare se volevi capire. Ho rifiutato la tua mano, unico faro nel mio oceano nero, poiché la notte del dolore rende ciechi dinanzi a quello altrui. Non riconobbi che il tuo abisso era identico al mio. La mia zattera si squarciava tra le ondate dei ricordi di una vita felice che si squagliava inesorabilmente. Con il nulla colmai il mio vuoto quando il tuo amore l'avrebbe riempito di luce. Lande di desolato silenzio si dilatarono; baratri di inspiegabili rancori tra noi si aprirono. Prigioniera del lutto, non sapevo riconoscere in te l'ultimo lembo di una famiglia superstite della forbice della morte. Ti plasmavo disperatamente in mio padre mentre avrei dovuto semplicemente amarti perché sei mia madre. Nessuna di noi è sopravvissuta, indenne, al dolore. Ora il mio buio ha ritrovato le parole, e ti tendo la medesima mano che un giorno rifiutò la tua. Accarezzami il cuore, insegnagli a trovare ancora della vita il colore e l'amore, senza paure, con ali leggere.
Disegno il tuo silenzio in attimi evanescenti: un modo per averti, un solo istante per sfiorarti. Non c'è altro di noi. Distillo le gocce di rugiada dei tuoi sorrisi, errando in dissolvenze di sogni per svanire in un bacio. Ma al risveglio resta qualcosa di reale: la parte buia di me, l'eccesso, la tristezza e la noia, il dolore e la gioia, l'anima che vive, il mio dionisiaco. Semplicemente tu!
Corro sotto un acido sapore di color metallo. Sanguino sotto le lenzuola e continuo ad immaginare le mie gambe distese sulle spine di una rosa. Rimango nella solitudine di un cane che non trova più padrone. E metto giù il guinzaglio. Non posso più tornare. Non posso immaginare quanto tempo perso a piangere della mia vita. Distesa sulle mie speranze... Alzati, dimentica la tua risata, infantile preda. Sanguino dentro. Lacrimo nella mente. Corre la ragione di una candida speranza. Immagino di non tornare, di non capire quello che succede, nel magico calore di una mano amica.