Tu sei come quelle stelle che non cadono mai, belle, luminose, uniche. Ce n'è pochi come te e per me sei e per sempre resterai l'unica persona capace di farmi sognare. Ti amo e ti amerò per sempre, non dimenticarlo mai e non scordarti mai quei bei giorni che sembrano un sogno, belli come il tramonto, e non scordarti quella luna che ci sorrideva e quelle stelle che ci illuminavano e ci illustravano il cammino, la giusta via che però non imboccammo mai...
Già sei qui, che illumini la mia notte, che illumini i miei rancori. Mi sorridi, ma cerchi di non guardarmi, mi accarezzi ma cerchi di non toccarmi, mi ami, ma cerchi di non avvicinarti. O amore mio, che solo col potere degli occhi illumini le mie notti più della luna. O amore mio, al solo scontarsi dei nostri sguardi le stelle arrossiscono e sembrano lasciarci soli, noi due in un mondo bellissimo, noi due nell'immaginazione. Al sorgere del sole tutte le paure scappano con la notte, volano lontane e ci lasciano nei nostri sogni, grandi amanti, impauriti l'uno dall'altro e dal potere dell'amore.
È strano pensarti ancora come se il tempo trascorso non avesse avuto alcun peso sulla mia ragione e sulla mia esistenza. Pensarti e vederti ma solo nella mia mente, nei ricordi, nelle lettere, nel testo di alcune canzoni, nelle foto, solo in astratto o ancor peggio... averti vicino ma non poterti sfiorare, non poter far parlare il cuore al posto della mente.
È strano rileggere le tue parole, suonano così profondamente false, come se fossero semplicemente il copione di un qualche film ben strutturato. Ciò che sembra mai è... e ora questo vento caldo non mi lascia dormire ma mi riscalda il cuore freddo provando a scacciare le tue bugie, le tue menzogne e la tua ipocrisia.
Riesco solo a guardare quest'acqua che scorre... scende giù per il mio viso sono lacrime? Un tempo vi era un sorriso ora solo una tempesta in me. Impossibile guardarti, impossibile abbracciarti, impossibile amarti. Perché dietro ogni mio gesto c'è sempre lui, c'è sempre quell'accordo, sempre quella canzone la nostra. Vorrei trovare l'occasione, vorrei farlo diventare il passato, vorrei iniziare un'amore incondizionato. Ma non ci riesco o forse non ci voglio riuscire perché il suo volto vivrà sempre in me e non può svanire.
Ma chi sei? Ma cosa siamo? Eri un desiderio strozzato, un sogno impossibile, un amore proibito. Un gintonic sbagliato. Ed ora? Sei un'inconsapevole donatrice di star bene, una bambina da proteggere, una naturale e trasgressiva presenza costante. Sei tante cose che non sai, e che non ti dirò mai. Sei le pagine parlate di un diario mai scritto. Sei uno di quei fiori che crescono dalle mattonelle. Potresti essere un dolce futuro, o forse resterai solo una stella appesa al cielo, che non cadrà neanche la notte di ferragosto. Nonostante tutto, siamo affini... ... e il sapore delle nostre risate, e troppo forte per disperdersi nel vento.
Piove. Quel pianto lento cade inesorabilmente verso l'infinito verso qualcosa che non si conosce per cui si ha paura... così piove... si ha paura della pioggia, si ha paura dell'indeterminato. Per questo eravamo tanto vicini ma mi tenevo tanto lontana. Per questo ho timori, paure, incoscenza, rancore, rimorsi e rimpianti... per questo non saper capire chi mente, non saper riconoscere con chi potrebbe nascere l'amore, non saper riconoscere quando può diventare qualcosa di più e troncarla perché sembra qualcosa di meno; oppure perché si ha paura, per questo, sempre per la paura di soffrire ancora.
Disappetente di vita per indigesti anni da tempo non mi affratello che con fedeli vaneggiamenti, di ideali donne e amori illuso a vanvera ciancio e ne sconto inganno, luce e tenebra più non mi riguardano; assaggio di tripudi non corteggio per i mali dell'animo; a rimedi non credo. Perduti volti e cuori amici, ricordi talvolta passeggia la memoria per poi addurli a tenermi compagnia. Pressurizzati nella mente bollono devitalizzano e svaniscono fasci di pensieri dal giorno rastrellati; sprovvisto di attributi, non visto vivo. E pensare che una volta scoppiettavo di vita e su una pila di illusioni sfioravo il cielo! Pregno di pestilenze surgelanti in un recinto di solitudine tristezze svago o intreccio e ivi mai vi transita anima viva. Quando pur rimosse fossero le transenne del mio chiuso cosa mai potrei rispondere al passante che chiedesse i connotati del mio esistere, chi mi riconoscerebbe vivente? Deformato da inferti silenzi quale stampo potrebbe contenermi ridarmi forma: tanto sfigurato come potrei somigliare a un uomo! Al meglio, mi figurerei come una goccia d'olio combusto sospesa su uno specchio d'acqua pura che sasso o piombo aspira divenire per non insultare un raggio di sole e offenderne luce e tepore. Sconfessando cattedratici opinionisti che di eternità si sostentano senza contravviso penso che non si duri che lo spazio di un frangente: il buio il vuoto e il niente terrifichi sigilli verranno apposti sulla porta chiusa del destino e non vi è sortilegio o rispolverata teologia che un giorno giunga a rimuoverli. Per quanto abile e onnipotente pur se riprodurmi volesse un Creatore come poi ripetermi potrebbe!
Nel canestro dal bordo sfigurato i frutti estivi ormai son rari l'autunno già serpeggia tre le foglie, improvvisi piovaschi dispettosi cancellano gli ultimi i rabeschi sulla sabbia incisi, timide folate rinfrescano l'aria. Il cielo azzurro acceso di sole rimpiangeremo quando l'inverno arriverà spargendo gelo tra i rami. Qualcuno, conosciuto sul lido e a cui abbiamo stretto la mano siglando un arrivederci irripetibile, certo più non incontreremmo se mai domani tutti ritornassimo al mare. Chi mai tiene i fili delle stagioni, chi all'impazzata spara pallini minuti nel mucchio che si attarda ignaro! Lungimiranza spiegaci l'arcano che assottiglia il fascio degli umani: dove mai sarà chi più non vedremo quando un altro giro avrà compiuto la girandola solare? Forse nel mezzo del cielo avrà trovato la sua dimora e noi rimasti quaggiù da lassù additerà inviandoci un saluto. Come atterrisce e si prolunga l'evoluta delle cose perdute! Dalla memoria, sbucherà un dì il ricordo di colui a cui parlammo da vivo a vivo, di chi ci ha preceduto sulla linea di arrivo nella maratona che ha per traguardo l'ultimo vuoto. Passiamo, passiamo senza poter restare!
Che bella è questa notte. Sarebbe un peccato addormentarsi presto. Ci sono notti in cui, starei sveglio a guardare il niente e a riempire il buio con le mie fantasie. Ci sono notti in cui, non mi sembra neanche di vivere solo, e mi sento abbracciato dai miei colorati pensieri. Questa notte te la dedico. Tra qualche ora l'incantesimo svanirà, e ci ritroveremo tutti di nuovo sulla griglia di partenza, per affrontare la solita folle corsa che non dà spazio ai colpi di scena. La solita folle corsa che non accetta esseri pensanti, ma solo macchine produttive. La solita folle corsa che ci vedrà ancora lontani e divisi ... e chissà per quanto tempo ancora. Ora puoi capire perché mi piace la notte e forse puoi anche capire perché ti ho imprigionato tra queste righe... ... anche se non riuscirò mai a dirti che le ho scritte per te.