Ho fatto un sogno per davvero strano, dove volavo perch'ero un gabbiano. Cercavo un posto dove star tranquillo;. Non inquinato e senza l'assillo di guerre tra la gente, tra i viventi, tra chi lavora e classi dirigenti; un posto, in questa Terra, dove ognuno per sopravviver non mangi nessuno; una foresta, un bosco, un orticello dove convivi il Falco col Fringuello; dove qualsiasi essere vivente, consumi solo quel ch'è marcescente! Senza l'ipocrisia del perbenismo, che crea quel ch'è "esimo" e "ismo"; Con questo sogno in testa, sorvolo una foresta; scrutando attentamente, sorpasso un continente: giro per lungo e largo... Mi desto dal letargo! Ritrovo un mondo in "ia": rima con utopia!
Le noti tristi di una canzone, ti trascinano lontano! Tra i fumi di una sigaretta e di un bicchier di vino, ti senti dentro l'anima un fuoco di ribellione. E si canta! E cantiamo alla miseria, che ormai ci vergogniamo di avere! Cantiamo le disgrazie. Cantiamo i mali, vecchi come il male di uno Stato che ancora non c'è!
La mia vita è un caos con momenti di pathos tanti misteri irreali discorsi virtuali i dubbi son tanti le verità non son distanti una sola certezza amo solo te e la tua tenerezza.
Passo, ad un passo da una scogliera, l'aurora non viene o non esiste. Il tempo è un'acqua senza meta, perpetua il suo moto incessante, la luce da un presagio di uno scatto di immagine. Nell'incerto mio quadro, mio mondo davanti, plano, cerco l'assoluto nel mio mare opaco, segno i confini mobili che mai saranno invasi, afferro la montagna per parlare, per ore, per anni, di quei discorsi spenti ormai dismessi, cercando la risposta tra le onde.
Siamo inganni, metamorfosi di immagini intagliate nei ricordi, ferite non chiuse di un amore oscurato dall'autunno, chiodi in un muro maestro, orologi privati di un giro di ago, fermi immagine del sempre continuo incessante sperare, l'ingresso vietato per chi non sa desinare vizi e virtù di una vita scomposta in tasselli, bloccati dal vento nelle eclissi di ogni promessa sfumata.
Non ho paura. Non ho paura del buio... farà giorno non ho paura dell'uomo nero... è soltanto nella mia mente non ho paura di perdermi... ritroverò la strada non ho paura di cadere... mi rialzerò non ho paura di partire... ritornerò di una cosa soltanto ho paura... di perderti.
Siamo gocce della stessa pioggia, siamo raggi dello stesso sole, siamo atomi della stessa molecola... siamo io e te: indivisibili, eterni, angelici... siamo la stessa anima divisa in due corpi, io te, tu me...
Seduta sulla sabbia che fresca e umida mi cinge, ti guardo, ti immagino vicino, sento il vento e sono polvere, mossa da te, in balìa della tua volontà che mi controlla seppur io non voglia, mi spoglia l'animo e mi riempie di te... ti sento dentro, fuori... sei ovunque... scaldami... proteggimi da me stessa.
"Giochiamo per ridere" - disse la bambina. Tu dici: "La casa cammina", io dico: "L'albero piange". Cominci tu - dissi - tu sei la più piccola devi sognare. Chiuse gli occhi con le dita e continuò: "La casa è sulla torre e la luna dorme, i pesci camminano sotto l'ombrello, la balena entra nell'autobus, schiaccia una vespa e si sgonfia. Il semaforo è viola, passano tutti sui fili della luce e nessuno cade, nessuno piange e guardano avanti. I cani portano le cravatte, le scarpe parlano con le foglie insieme a Babbo Natale senza sonno".
Perché non ridi più - disse la bambina. Adesso tocca a te. Chiudi gli occhi.
"Era notte e c'era il sole, gli uccelli erano liberi senza timori, gli uomini volavano senz'ali, le macchine erano giocattoli di pane. Tutti mangiavano, nessuno comprava era il mondo di molti regali. Non c'era bisogno di fare gli esami tutti sapevano senza studiare".
Ho vinto io - disse la bambina e dormì contenta continuando a sognare...
Vennero anche le stelle quella notte sulla fonte dei miei sogni. Inseguivano gazzelle africane sotto la luna piena di fumo. Un macigno silenzioso guardava la montagna parlando dolcemente al cuore. Era una sera africana con batuques, varimba e sudori, danze e grida di donne senza uomo.
Valeva la pena sognare sulla spiaggia vicino a una barca senza pescatore. Scesero le stelle sulle acque, caddero molte in una rete appesa a quei sogni accesi quando il cuore si rintana senza parole.
Vennero anche le stelle quella notte ma l'uomo era solo a meditare, sciogliendo nodi fatti da ragazzo in un mattino aperto al sole.