Passo, ad un passo da una scogliera, l'aurora non viene o non esiste. Il tempo è un'acqua senza meta, perpetua il suo moto incessante, la luce da un presagio di uno scatto di immagine. Nell'incerto mio quadro, mio mondo davanti, plano, cerco l'assoluto nel mio mare opaco, segno i confini mobili che mai saranno invasi, afferro la montagna per parlare, per ore, per anni, di quei discorsi spenti ormai dismessi, cercando la risposta tra le onde.
Siamo inganni, metamorfosi di immagini intagliate nei ricordi, ferite non chiuse di un amore oscurato dall'autunno, chiodi in un muro maestro, orologi privati di un giro di ago, fermi immagine del sempre continuo incessante sperare, l'ingresso vietato per chi non sa desinare vizi e virtù di una vita scomposta in tasselli, bloccati dal vento nelle eclissi di ogni promessa sfumata.
Non ho paura. Non ho paura del buio... farà giorno non ho paura dell'uomo nero... è soltanto nella mia mente non ho paura di perdermi... ritroverò la strada non ho paura di cadere... mi rialzerò non ho paura di partire... ritornerò di una cosa soltanto ho paura... di perderti.
Siamo gocce della stessa pioggia, siamo raggi dello stesso sole, siamo atomi della stessa molecola... siamo io e te: indivisibili, eterni, angelici... siamo la stessa anima divisa in due corpi, io te, tu me...
Seduta sulla sabbia che fresca e umida mi cinge, ti guardo, ti immagino vicino, sento il vento e sono polvere, mossa da te, in balìa della tua volontà che mi controlla seppur io non voglia, mi spoglia l'animo e mi riempie di te... ti sento dentro, fuori... sei ovunque... scaldami... proteggimi da me stessa.
"Giochiamo per ridere" - disse la bambina. Tu dici: "La casa cammina", io dico: "L'albero piange". Cominci tu - dissi - tu sei la più piccola devi sognare. Chiuse gli occhi con le dita e continuò: "La casa è sulla torre e la luna dorme, i pesci camminano sotto l'ombrello, la balena entra nell'autobus, schiaccia una vespa e si sgonfia. Il semaforo è viola, passano tutti sui fili della luce e nessuno cade, nessuno piange e guardano avanti. I cani portano le cravatte, le scarpe parlano con le foglie insieme a Babbo Natale senza sonno".
Perché non ridi più - disse la bambina. Adesso tocca a te. Chiudi gli occhi.
"Era notte e c'era il sole, gli uccelli erano liberi senza timori, gli uomini volavano senz'ali, le macchine erano giocattoli di pane. Tutti mangiavano, nessuno comprava era il mondo di molti regali. Non c'era bisogno di fare gli esami tutti sapevano senza studiare".
Ho vinto io - disse la bambina e dormì contenta continuando a sognare...
Vennero anche le stelle quella notte sulla fonte dei miei sogni. Inseguivano gazzelle africane sotto la luna piena di fumo. Un macigno silenzioso guardava la montagna parlando dolcemente al cuore. Era una sera africana con batuques, varimba e sudori, danze e grida di donne senza uomo.
Valeva la pena sognare sulla spiaggia vicino a una barca senza pescatore. Scesero le stelle sulle acque, caddero molte in una rete appesa a quei sogni accesi quando il cuore si rintana senza parole.
Vennero anche le stelle quella notte ma l'uomo era solo a meditare, sciogliendo nodi fatti da ragazzo in un mattino aperto al sole.
Un geranio rosso pende dal balcone guardando l'uomo correre nel giorno: lo guarda, gli parla, lo ascolta gettando i suoi petali al vento. Solo un uccello si ferma a giocare con la chiazza rossa nata nella notte.
Oggi i fiori nascono e muoiono feriti da occhi indiscreti. I raggi di sole non sono gli stessi di ieri.
Un geranio rosso pende dal balcone si spezza e cade. Nessuno lo raccoglie, viene calpestato. Un cane lo fiuta gli strappa l'odore. È morto anche oggi un geranio rosso nato per vivere la bellezza poche ore.
Te ne sei andata via, lontana da me... Ma dovunque tu sia... Guarda la luna, ed io farò lo stesso... Ma se nn ci dovessimo vedere lì... Dai un "bacio" ad una stella, che poi lo porterà da me, e mi dirà che mi hai pensato...
Ho bisogno di uscire, finalmente dopo tanto tempo dopo tante sofferenze, ho avuto la fortuna di trovarti, tu amico mio, ho bisogno di te, e ho bisogno di essere, essere, essere senza subire pregiudizi altrui, grazie amico mio che vivi, e che insieme a te, riesci a farmi vivere per quel che sono. Grazie.