La speranza è quella virtù che ci accompagna tutta la vita, ci illumina quando tutto è buio, accende un sorriso quando ormai sorridere sembra impossibile, ci conforta nei momenti disperati, e ci dà la forza di vivere quando vivere sembra non avere senso, ci fa credere in un domani migliore, dando un senso a tutto quello che c'è stato.
Se mai ce ne fosse bisogno compiaciuta spendi a mio favore qualche frizzante e olezzante parola quando interrogata da civettuole di me lontano a caso racconti: nel totale, poi sai non sarò così diverso da come mi vuoi. A chi non sa nulla di noi e non è toccato da amore mostra che giusto avevano visto i nostri cuori, che un miracolo esistenziale, tardivo e raro, pur è possibile per chi spera. Ben di rado ci è consentito ribaltare un destino franato ma testimonia che ancor talvolta è possibile che una bottiglia vuota si riempia e disseti una vita che anche gli uccelli di malaugurio possono essere smentiti quando pregni di sicumera cianciano che da una pozza torbida mai si può attingere acqua chiara. -Chi da luce rischia il buio!- proclamò un poeta correremo questo rischio improvvisata dicitrice tanti curiosi poi lasceremo a bocca chiusa e con un palmo di naso.
Ma in quante foto sparse nel mondo ci sono io!? Mi faccio e rifaccio questa domanda, nell'attesa che finisca anche questa giornata. Ed in questa, spero fruttuosa attesa, l'unica cosa che posso fare, è pensare. Sono sempre attorno a me, tutti pronti, a cogliere il movimento impercettibile. Chissà poi per quale motivo! Ed io devo restare impassibile, ai flash abbaglianti delle foto, ai raggi taglienti del sole, agli scherni sterili delle persone. Fortunatamente tra un po', calerà il buio ed io avrò soltanto voglia di tornarmene a casa, e mettermi impassibile nel letto. Paradossale, mi viene in mente! Io sono Alvaro, almeno così mi hanno ribattezzato in Italia, e sono la sfinge che, ogni giorno, attira l'attenzione dei passanti a Castel Sant'Angelo.
Nell'azzurro infinito un bioccolo argentato, come isola lontana avvisto nel mare cielo. Che farà là solo e immoto, non teme l'appressarsi dell'ora che scardinerà il suo batuffolo di vapore mutandolo in altra fattura? Incerto e ignoto è ogni destino! Se penso al mio nei mutamenti che il dolore imprime viene da interiore cisterna sonora l'eco di un tonfo di vuoto accadere. Perché non rende il viver una ragione? Oh il miraggio che ci inganna e del vero ultimo ci priva! Almanacchi di pagine indecifrabili studieremo un giorno nell'Aldilà! In un fermento di puro silenzio, riapriremo il solco sempre assetato di una conoscenza che non appaga l'antico bisogno di saper per certo perché qui siamo e non altrove.
Del difficile mestiere di vivere come te, poco e male appresi: spezzare il cerchio della solitudine oltre l'ozio guardare la luna e i falò appieno comunicare con gli altri scovare una fida compagna foggiare amore e illusioni emergere da un torbido domani precluse attività io le riconobbi: goffo, tutto mal intesi negli anni. Tu forse più di me sapesti che se ben interiorizzati e seguiti (assecondandone il ritmo) soffrire diventa meno caro e l'esistere si fa desiderio continuo che vuoi appieno godere. All'alba, all'invito degli eventi sorridendo al sole che ti guarda ti persuadi ad andare per il mondo: un viluppo poi segue volubile frana si sfrangia e smentisce quanto strepitante avevi creduto. Se vieni ai ferri corti con la vita bisogna che raschi con perizia la pruina delle illusorie apparenze per trovare un senso a quanto ti accade e metterne in luce la vera sostanza: il significato supertemporale il rinveniente che non si racconta il pathos sgusciante che non si descrive l'esaustivo che giustifichi e plachi una vita febbrile scondita e rapinosa. Ammettiamolo pure senza sforzo: bisogna ben conservare la speranza e attizzare l'abitudine di illudersi non irrigidire l'elasticità istintiva se vogliamo con gusto sopravvivere se non vogliamo già stenderci stanchi, consapevoli e più lucidi, nella fossa tombale del nulla.
Natale di luci e colori nelle strade gelide. Poveri stesi su cartoni e stracci maledetti. Musiche pastorali venute da angoli bui ridestano colombe di pace su muri bianchi.
Splendono gli auguri d'oro e d'argento con figure di pastori senza gregge. Dietro vetri con neve artificiale si nascondono mani senza pane.
Natale di fantasmi in decadenza. Religione in maschera politica. Politici con guanti di prelati romani. Tanta nostalgia scoppia dentro.
Rinasce una stella nel lontano oriente. I re magi sono uomini senza cammello. Giuseppe un operaio senza tetto, Maria una ragazza incinta in fretta.
Natale di un bimbo senza più dolori. Natale della terra senza più padroni. Natale del cielo senza inquinamento. Rinasci o Cristo con mezzaluna a stella.
E intanto aspetto te. E intanto aspetto che ci pensi un po', e intanto aspetto che mi pensi un po'. E intanto aspetto che tu capisca che la vita è una questione di momenti e che il più delle volte non si ripetono. E intanto aspetto che tu dia un senso alle tue azioni, che tu non dia importanza alle tue convinzioni. E intanto aspetto che passi l'inverno, il freddo gela pure le emozioni. E intanto aspetto che arrivi l'estate, con il sole tutto sembrerà più comico. E intanto aspetto che giunga da lontano un suono che dia la voce ai tuoi sguardi silenziosi. E intanto aspetto che passino le mie paure, che passino le mie perplessità. E intanto aspetto che passi in fretta tutto questo tempo che dovrò aspettare, che mi sembra interminabile se lo immagino senza te.
Da che respirai a pieni polmoni fragranze di rose quanti sono gli anni passati, quanti petali e ciuffi poi il vento ha strappato al petto e al crine di giovanili speranze portandoli via! Tra sassi e streppeti, stanche membra, aggirandosi tra ricordi, vitali tremiti cercano in una sterile ascesa di duri e infittiti silenzi. Solo un cigolio di anni, di tanto in tanto, stridulo ancora risuona lungo una solitaria strada senza ritorno, solo malinconie indelebili come scarabocchi imbrattano le nivee pagine dell'anima mia! Non basta, non basta la speranza a ricomporre quanto il tempo disfa con le sue nefande devastazioni ricorrenti! Non può la cenere ritornare ceppo e il ceppo tronco, non può il fiore avvizzito espandere la corolla se gli stami non smettono l'incessante morire! Tutto è uno scendere infinito senza salire. Senza riposo, polvere, traspirata dal tempo, sulle cose si addensa e, ne sommerge l'essenza. Cristalline trasparenze offuscate cedono il passo ad obliqui profili dalle oscure movenze! E mentre perdute presenze salpano per sempre per mete d'oblio tra tristezze nuove e antiche, il cuore afflitto si mostra sciogliendosi in pianto in uno sfioro d'angoscia.