"L'utente da lei chiamato, al momento non è raggiungibile". Al momento non sei raggiungibile? Forse per me non sei mai stata raggiungibile, o forse solo una volta, ma era tana la paura di farmi male... Sei la storia d'amore non vissuta più dolce che abbia mai vissuto. Resta sempre non raggiungibile... sono uno che vive di sogni... e sogni devono restare.
Ci saremmo dovuti incontrare prima o poi da qualche parte, era questo il nostro accordo. Se saresti tu venuta da me o io da te, non ricordo. Creduli, a noi stessi l'avevamo promesso, quasi a fugare il timore malamente celato che forse ciò non sarebbe più potuto accadere. Io lo pensavo e tu non lo dicevi che se ogni falda è prosciugata in pozza d'acqua morta l'acqua non torna mai più chiara. Estinta, or tu sei sotto una croce io a temere per questa mia vita che poco amo e a malincuore abbraccio vuoto ad altro vuoto si aggiunge vero e duro è: ammetterlo! Si cresce di dolore se si scurisce la linea all'orizzonte a cui guardi e così si ruzzola ad ogni oscuramento; viene un soffio gelido in una corte vi passa e strappa foglie morte, tu guardi e con il cuore in lacrime ripensi ad ogni affetto perduto. Appena ieri, con un nodo alla gola, ho dovuto prendere atto che ci saremmo riabbracciati solo nel ricordo. Oggi festosa ad altra vita, tra volte stellate, anima tu torni. Si apre un solco nel cielo e vi passi; il virgineo tuo candore impallidisce quello alato della schiera che ti aspetta. Lassù, già addolcita e conquista il tuo sguardo casto l'infinito indifferente. Per intero percorso il calvario dei giorni, distaccatasi da questo mondo, colomba t'aggiri per elisie sfere sgombra di pena e di dolore dimentica dell'immeritato male che la vita con accanimento ti addusse. Ieri notte, sai io che così di rado sono visitato dal sogno, tua madre ho rivisto come se fosse stata reale: con un sorriso, più ampio e solare di quelli che in cuore conservo da quando era viva, mi ha detto che tu già preghi per noi, per noi che canne al vento frali e ondulanti restiamo, qui, sul ciglio romito di un presente che scoscende e tra indifferenza e stagioni al sole e all'ombra si consuma. Oh povere stente strozzate parole, balbuzie che dir vorrebbero e... non sanno!
Quando con le sue mareggiate uomo tristezza ti palleggia venuto meno il pericolo di dire parole indurite a chicchessia accorrono e fanno ressa nugoli di pensieri che non puoi fermare. Progetti e ricordi, in gran pompa sfilano e ti danzano intorno; ti rivestono con le loro trame li odi e ti mozzano il fiato: tu, chiudi gli occhi e non dici parola. Ieri, oggi, domani... gli sterili figli della nostra vita mortale, i fantasmi del nostro durare che ci ricatturano con le loro storie! Come lontani spari in giorno di festa che l'occhio non vede il cuore che batte e spera il rimbombo ne ascolta. Velleità, ideali pagliuzze accese, faville che pur rivivono nelle pupille espulse da neonati vagheggi nel silenzio chi sa dove frottole andranno a morire! Cederesti del tutto. Poi, improvviso si spezza il cerchio attorno a cui giri senza saperlo rinvieni e ritrovi il respiro. Pacato, dentro più non ti guardi, riprendi il tuo ritmo umano... Ma lo scontento ben presto riparla, allarga le braccia e ti viene incontro di te ancora prende possesso, ti fa suo! Cessa l'interiore sciabordio: ozia l'ora e si annera il tempo; spogliato rimani di ogni senso. Dimesso, tra scherni di ombre che covano fredde sere future riarso ripensi alla vita che passa... alla speranza che al limite vana ti consuma rigonfio d'illusioni. E mentre più accidiato temi gli sfasci che il vuoto perpetua riascolti i passi dei nemico che conosci il niente e la morte. Tra scaglie e pietre arse, assetato di sereno essere pure ritorni a cercare una polla per dissetare la speranza che domani ritrovi un altro te stesso.
La speranza è quella virtù che ci accompagna tutta la vita, ci illumina quando tutto è buio, accende un sorriso quando ormai sorridere sembra impossibile, ci conforta nei momenti disperati, e ci dà la forza di vivere quando vivere sembra non avere senso, ci fa credere in un domani migliore, dando un senso a tutto quello che c'è stato.
Se mai ce ne fosse bisogno compiaciuta spendi a mio favore qualche frizzante e olezzante parola quando interrogata da civettuole di me lontano a caso racconti: nel totale, poi sai non sarò così diverso da come mi vuoi. A chi non sa nulla di noi e non è toccato da amore mostra che giusto avevano visto i nostri cuori, che un miracolo esistenziale, tardivo e raro, pur è possibile per chi spera. Ben di rado ci è consentito ribaltare un destino franato ma testimonia che ancor talvolta è possibile che una bottiglia vuota si riempia e disseti una vita che anche gli uccelli di malaugurio possono essere smentiti quando pregni di sicumera cianciano che da una pozza torbida mai si può attingere acqua chiara. -Chi da luce rischia il buio!- proclamò un poeta correremo questo rischio improvvisata dicitrice tanti curiosi poi lasceremo a bocca chiusa e con un palmo di naso.
Ma in quante foto sparse nel mondo ci sono io!? Mi faccio e rifaccio questa domanda, nell'attesa che finisca anche questa giornata. Ed in questa, spero fruttuosa attesa, l'unica cosa che posso fare, è pensare. Sono sempre attorno a me, tutti pronti, a cogliere il movimento impercettibile. Chissà poi per quale motivo! Ed io devo restare impassibile, ai flash abbaglianti delle foto, ai raggi taglienti del sole, agli scherni sterili delle persone. Fortunatamente tra un po', calerà il buio ed io avrò soltanto voglia di tornarmene a casa, e mettermi impassibile nel letto. Paradossale, mi viene in mente! Io sono Alvaro, almeno così mi hanno ribattezzato in Italia, e sono la sfinge che, ogni giorno, attira l'attenzione dei passanti a Castel Sant'Angelo.
Nell'azzurro infinito un bioccolo argentato, come isola lontana avvisto nel mare cielo. Che farà là solo e immoto, non teme l'appressarsi dell'ora che scardinerà il suo batuffolo di vapore mutandolo in altra fattura? Incerto e ignoto è ogni destino! Se penso al mio nei mutamenti che il dolore imprime viene da interiore cisterna sonora l'eco di un tonfo di vuoto accadere. Perché non rende il viver una ragione? Oh il miraggio che ci inganna e del vero ultimo ci priva! Almanacchi di pagine indecifrabili studieremo un giorno nell'Aldilà! In un fermento di puro silenzio, riapriremo il solco sempre assetato di una conoscenza che non appaga l'antico bisogno di saper per certo perché qui siamo e non altrove.
Del difficile mestiere di vivere come te, poco e male appresi: spezzare il cerchio della solitudine oltre l'ozio guardare la luna e i falò appieno comunicare con gli altri scovare una fida compagna foggiare amore e illusioni emergere da un torbido domani precluse attività io le riconobbi: goffo, tutto mal intesi negli anni. Tu forse più di me sapesti che se ben interiorizzati e seguiti (assecondandone il ritmo) soffrire diventa meno caro e l'esistere si fa desiderio continuo che vuoi appieno godere. All'alba, all'invito degli eventi sorridendo al sole che ti guarda ti persuadi ad andare per il mondo: un viluppo poi segue volubile frana si sfrangia e smentisce quanto strepitante avevi creduto. Se vieni ai ferri corti con la vita bisogna che raschi con perizia la pruina delle illusorie apparenze per trovare un senso a quanto ti accade e metterne in luce la vera sostanza: il significato supertemporale il rinveniente che non si racconta il pathos sgusciante che non si descrive l'esaustivo che giustifichi e plachi una vita febbrile scondita e rapinosa. Ammettiamolo pure senza sforzo: bisogna ben conservare la speranza e attizzare l'abitudine di illudersi non irrigidire l'elasticità istintiva se vogliamo con gusto sopravvivere se non vogliamo già stenderci stanchi, consapevoli e più lucidi, nella fossa tombale del nulla.