Poesie personali


Scritta da: Dario Maretti
in Poesie (Poesie personali)

Irraggiungibile

"L'utente da lei chiamato,
al momento non è raggiungibile".
Al momento non sei raggiungibile?
Forse per me
non sei mai stata raggiungibile,
o forse solo una volta,
ma era tana la paura di farmi male...
Sei la storia d'amore non vissuta
più dolce che abbia mai vissuto.
Resta sempre non raggiungibile...
sono uno che vive di sogni...
e sogni devono restare.
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    in Poesie (Poesie personali)

    Ci saremmo dovuti incontrare prima o poi

    Ci saremmo dovuti incontrare
    prima o poi da qualche parte,
    era questo il nostro accordo.
    Se saresti tu venuta da me
    o io da te, non ricordo.
    Creduli, a noi stessi l'avevamo promesso,
    quasi a fugare il timore malamente celato
    che forse ciò non sarebbe più potuto accadere.
    Io lo pensavo e tu non lo dicevi
    che se ogni falda è prosciugata
    in pozza d'acqua morta
    l'acqua non torna mai più chiara.
    Estinta, or tu sei sotto una croce
    io a temere per questa mia vita
    che poco amo e a malincuore abbraccio
    vuoto ad altro vuoto si aggiunge
    vero e duro è: ammetterlo!
    Si cresce di dolore se si scurisce
    la linea all'orizzonte a cui guardi
    e così si ruzzola ad ogni oscuramento;
    viene un soffio gelido in una corte
    vi passa e strappa foglie morte,
    tu guardi e con il cuore in lacrime
    ripensi ad ogni affetto perduto.
    Appena ieri, con un nodo alla gola,
    ho dovuto prendere atto
    che ci saremmo riabbracciati
    solo nel ricordo.
    Oggi festosa ad altra vita,
    tra volte stellate, anima tu torni.
    Si apre un solco nel cielo e vi passi;
    il virgineo tuo candore impallidisce
    quello alato della schiera che ti aspetta.
    Lassù, già addolcita e conquista
    il tuo sguardo casto l'infinito indifferente.
    Per intero percorso il calvario dei giorni,
    distaccatasi da questo mondo,
    colomba t'aggiri per elisie sfere
    sgombra di pena e di dolore
    dimentica dell'immeritato male
    che la vita con accanimento ti addusse.
    Ieri notte, sai io che così di rado
    sono visitato dal sogno, tua madre
    ho rivisto come se fosse stata reale:
    con un sorriso, più ampio e solare
    di quelli che in cuore conservo
    da quando era viva, mi ha detto
    che tu già preghi per noi,
    per noi che canne al vento
    frali e ondulanti restiamo, qui,
    sul ciglio romito di un presente
    che scoscende e tra indifferenza e stagioni
    al sole e all'ombra si consuma.
    Oh povere stente strozzate parole,
    balbuzie che dir vorrebbero e... non sanno!
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      in Poesie (Poesie personali)

      Quando con le sue mareggiate

      Quando con le sue mareggiate
      uomo tristezza ti palleggia
      venuto meno il pericolo di dire
      parole indurite a chicchessia
      accorrono e fanno ressa nugoli
      di pensieri che non puoi fermare.
      Progetti e ricordi, in gran pompa
      sfilano e ti danzano intorno;
      ti rivestono con le loro trame
      li odi e ti mozzano il fiato:
      tu, chiudi gli occhi e non dici parola.
      Ieri, oggi, domani... gli sterili figli
      della nostra vita mortale,
      i fantasmi del nostro durare
      che ci ricatturano con le loro storie!
      Come lontani spari in giorno
      di festa che l'occhio non vede
      il cuore che batte e spera
      il rimbombo ne ascolta.
      Velleità, ideali pagliuzze accese,
      faville che pur rivivono nelle pupille
      espulse da neonati vagheggi
      nel silenzio chi sa dove
      frottole andranno a morire!
      Cederesti del tutto. Poi,
      improvviso si spezza il cerchio
      attorno a cui giri senza saperlo
      rinvieni e ritrovi il respiro.
      Pacato, dentro più non ti guardi,
      riprendi il tuo ritmo umano...
      Ma lo scontento ben presto riparla,
      allarga le braccia e ti viene incontro
      di te ancora prende possesso, ti fa suo!
      Cessa l'interiore sciabordio:
      ozia l'ora e si annera il tempo;
      spogliato rimani di ogni senso.
      Dimesso, tra scherni di ombre
      che covano fredde sere future
      riarso ripensi alla vita che passa...
      alla speranza che al limite
      vana ti consuma rigonfio d'illusioni.
      E mentre più accidiato temi
      gli sfasci che il vuoto perpetua
      riascolti i passi dei nemico che conosci
      il niente e la morte.
      Tra scaglie e pietre arse,
      assetato di sereno essere
      pure ritorni a cercare una polla
      per dissetare la speranza
      che domani ritrovi un altro te stesso.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie personali)

        La speranza

        La speranza è quella virtù che ci accompagna tutta la vita,
        ci illumina quando tutto è buio,
        accende un sorriso quando ormai sorridere sembra impossibile,
        ci conforta nei momenti disperati,
        e ci dà la forza di vivere quando vivere sembra non avere senso,
        ci fa credere in un domani migliore,
        dando un senso a tutto quello che c'è stato.
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          in Poesie (Poesie personali)

          Se mai ce ne fosse bisogno

          Se mai ce ne fosse bisogno
          compiaciuta spendi a mio favore
          qualche frizzante e olezzante parola
          quando interrogata da civettuole
          di me lontano a caso racconti:
          nel totale, poi sai non sarò
          così diverso da come mi vuoi.
          A chi non sa nulla di noi
          e non è toccato da amore
          mostra che giusto avevano visto
          i nostri cuori, che un miracolo
          esistenziale, tardivo e raro,
          pur è possibile per chi spera.
          Ben di rado ci è consentito
          ribaltare un destino franato
          ma testimonia che ancor talvolta
          è possibile che una bottiglia vuota
          si riempia e disseti una vita
          che anche gli uccelli di malaugurio
          possono essere smentiti
          quando pregni di sicumera
          cianciano che da una pozza torbida
          mai si può attingere acqua chiara.
          -Chi da luce rischia il buio!-
          proclamò un poeta
          correremo questo rischio
          improvvisata dicitrice
          tanti curiosi poi lasceremo
          a bocca chiusa e con un palmo di naso.
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            Scritta da: Dario Maretti
            in Poesie (Poesie personali)

            La Sfinge

            Ma in quante foto sparse nel mondo ci sono io!?
            Mi faccio e rifaccio questa domanda,
            nell'attesa che finisca anche questa giornata.
            Ed in questa,
            spero fruttuosa attesa,
            l'unica cosa che posso fare,
            è pensare.
            Sono sempre attorno a me,
            tutti pronti,
            a cogliere il movimento impercettibile.
            Chissà poi per quale motivo!
            Ed io devo restare impassibile,
            ai flash abbaglianti delle foto,
            ai raggi taglienti del sole,
            agli scherni sterili delle persone.
            Fortunatamente tra un po',
            calerà il buio
            ed io avrò soltanto voglia di
            tornarmene a casa,
            e mettermi impassibile nel letto.
            Paradossale,
            mi viene in mente!
            Io sono Alvaro,
            almeno così mi hanno ribattezzato in Italia,
            e sono la sfinge che,
            ogni giorno,
            attira l'attenzione dei passanti
            a Castel Sant'Angelo.
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              in Poesie (Poesie personali)

              Bioccolo argentato

              Nell'azzurro infinito
              un bioccolo argentato,
              come isola lontana
              avvisto nel mare cielo.
              Che farà là solo e immoto,
              non teme l'appressarsi dell'ora
              che scardinerà il suo batuffolo
              di vapore mutandolo in altra fattura?
              Incerto e ignoto è ogni destino!
              Se penso al mio
              nei mutamenti che il dolore imprime
              viene da interiore cisterna sonora
              l'eco di un tonfo di vuoto accadere.
              Perché non rende il viver una ragione?
              Oh il miraggio che ci inganna
              e del vero ultimo ci priva!
              Almanacchi di pagine indecifrabili
              studieremo un giorno nell'Aldilà!
              In un fermento di puro silenzio,
              riapriremo il solco sempre assetato
              di una conoscenza che non appaga
              l'antico bisogno di saper per certo
              perché qui siamo e non altrove.
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                in Poesie (Poesie personali)

                Ricordando Pavese

                Del difficile mestiere di vivere
                come te, poco e male appresi:
                spezzare il cerchio della solitudine
                oltre l'ozio guardare la luna e i falò
                appieno comunicare con gli altri
                scovare una fida compagna
                foggiare amore e illusioni
                emergere da un torbido domani
                precluse attività io le riconobbi:
                goffo, tutto mal intesi negli anni.
                Tu forse più di me sapesti
                che se ben interiorizzati e seguiti
                (assecondandone il ritmo)
                soffrire diventa meno caro
                e l'esistere si fa desiderio continuo
                che vuoi appieno godere.
                All'alba, all'invito degli eventi
                sorridendo al sole che ti guarda
                ti persuadi ad andare per il mondo:
                un viluppo poi segue volubile
                frana si sfrangia e smentisce
                quanto strepitante avevi creduto.
                Se vieni ai ferri corti con la vita
                bisogna che raschi con perizia
                la pruina delle illusorie apparenze
                per trovare un senso a quanto ti accade
                e metterne in luce la vera sostanza:
                il significato supertemporale
                il rinveniente che non si racconta
                il pathos sgusciante che non si descrive
                l'esaustivo che giustifichi e plachi
                una vita febbrile scondita e rapinosa.
                Ammettiamolo pure senza sforzo:
                bisogna ben conservare la speranza
                e attizzare l'abitudine di illudersi
                non irrigidire l'elasticità istintiva
                se vogliamo con gusto sopravvivere
                se non vogliamo già stenderci
                stanchi, consapevoli e più lucidi,
                nella fossa tombale del nulla.
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Scultura africana

                  Abbracciati a un tronco ancestrale
                  dormivano i sogni della tribù
                  insieme agli spiriti del tempo
                  racchiusi in maschere senza gioventù.

                  Vennero i miei amici africani
                  gettando sguardi con interroganti.
                  Le mie mani erano vuote
                  nella savana ardente di giganti.

                  Mi perseguitano sculture Makonde
                  durante la sera oscura di desideri.
                  Non ballano, non dicono niente
                  sfilano davanti insieme al vento.

                  Abbracciati a un tronco ancestrale
                  dormono il sonno dell'Africa morente,
                  aspettando un eclissi di sole
                  per danzare sotto conosciute stelle.
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    in Poesie (Poesie personali)

                    Uomini nel vento

                    Piedi di marmo nel vento
                    mani di ferro lucente nell'aria
                    occhi di ruggine nella luna
                    tante lacrime rosse sul domani.

                    Dov'è l'armonia eterna dell'uomo,
                    dove sono gli ideali della bellezza,
                    forse i miti frustrati nelle caverne
                    sono spariti dall'umanità moderna?

                    Camminano solitari i poeti maledetti
                    sotto falsi archi di trionfo
                    costruiti con pietre troppo fragili
                    da uomini con ferite profonde.

                    Colori gettati sulle tele
                    sono linee rotte dallo spavento.
                    Figure piene di tristezza
                    germinano in terreni di bellezza.

                    È questo il nuovo occidente
                    perduto in labirinto con varie uscite.
                    Si avvicina il giorno senza notti
                    con mani pulite e mente arrugginita?
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