Ero lì da sola, in angolo buio, isolata da tutti. Ero sola senza nessuno e poi Poi sei arrivato tu, tu che mi ami e mi hai insegnato ad amare!
I giorni passavano e io mi rendevo conto sempre più di quanto ti amavo. Un dì ti sei fatto avanti e da quel giorno non ci siamo più lasciati Ti ringrazio per questo!
In quei giorni bui, senza vita, pieni di tristezza e di freddo sei arrivato tu: Tu che con un sorriso m'illumini la strada. Tu che con un semplice ciao mi rendi felice. Tu che con un bacio mi fai sognare. Tu che mi rendi felice ogni momento del giorno! Quei giorni sono spariti, in me ci sei solo tu!
Infiorare avrei voluto i nostri giorni e il tuo capo infrondare con altri allori, il denutrito cuore saziare con bacche di gelso e more ma... solo accartocciate foglie e lazzi frutti di seccato legno oggi appena so darti in dono! Viene il momento in cui tutto agonizza e ogni cosa, esangue vacua si scompone, da roghi morenti che non si avvivano crepitii più non ascolti e nell'anima ammalata, che non sa più stare in piedi, solo silenzio di ceneri sale e rimane. Altra foce non ha questo mio male che fiotta con ardita foga se non l'infinito chiuso del vuoto. Ma nella fedeltà che non muta, dall'ammutolito mio fagotto, per uno stretto forame un filo di speranze, fluendo a te conduce. È da questa mia prigionia che aspetto un gesto tuo, che pane d'amore mastico adagio e capriola qualche speranza; è qui che qualche foglia ancora riparo trova dal vento; è in quest'ombra che un sasso non si arroventa fissato dal sole. Pur se ambiguo e scialbo appare il sorriso del domani e specchio d'acqua il volto sereno non rifrange, ignora lo stesso il mugolìo che da quest'oggi in fuga tu odi; sfollato da un tuo bacio il lagno rauco del mio gemito, inudibile, si allontani via dissolto!
È da molto che spendo i miei giorni allo scuro! In fuga dal mio rinchiuso, come una volta, domani, seguirò una rotta solare, estranei mi fisseranno occhi schivi di donna trapassandomi il cuore! Ossigenato dai giardini dei cortili circostanti, invasivo alle narici mi raggiungerà l'olezzo che si diffonde dai fioriti tralci protesi oltre le infocate ringhiere. L'orma dei miei passi su polverosa redola, dirà che di lì un uomo è passato. Avvisterò qualche sparuto passero che, al dispiegarsi della mia ombra silente, alipede, spiccherà un volo. Grigioverde lucertola immota in oziosa postazione, vedrò poi spaventata svariare per il brullo muro crepato alla ricerca di un latibolo fidato che tutta l'accolga riparandola dal rischio di un accadimento temuto. Domani, una svagata occhiata lancerò ai cartelloni ingialliti; sedotto dal fragrante richiamo di una tazza di caffé spumoso, stanco, mi fermerò in un bar a contare i gelati che si sciolgono tra le mani accaldate di bambini avvampati accorsi in frotte dal popoloso rione vicino. Domani sarà un trasgredire! L'innesco di un moto riottoso avvierà una covata rivolta, capovolgerò le mie malinconie; ad un'insurrezione aderirà questo cuore orfano di sole e di oscurità prigioniero. In un mondo di piccole cose, un altro sarò per un giorno meravigliando me stesso!
T'avrei creduta sulla parola se solo mi avessi detto: - Non voglio che tu vada via! - È da inenarrabile tempo che, esiliato dal tuo cuore, di te più non ho cercato notizie. Nel vuoto che mi lasciasti come avrei potuto? Al di là dello squarcio raro di un ricordo, affiorò, di tanto in tanto, il periscopio della nostalgia per scrutare sull'orizzonte delle cose perdute una labile scia da te lasciata. Quante volte nel silenzio l'orecchio tesi all'eco del frangente della tua vita! Scancellata, in modo definitivo dal mio taccuino ogni antica annotazione che ti riguardasse, a chi chiedeva dove tu fossi, o se per doloroso rammentare correvo a te remota, io non seppi dire se oltre la fitta cortina dietro cui eri scomparsa probabilmente ancora ti aggiravi. Per affermare che tu sia di certo svanita non ho prove adeguate, in un impensato angolo del mondo, tu sarai! Talvolta avrai pensato al ragazzo con la motoretta che tremante arretrò al suo primo bacio, ti sarai chiesta se questo rinsecchito flabello di canna, agli assalti delle folate oggi ancora resista. Si, sono qui, risparmiato dal turbine, a vangare nella memoria le ignite zolle di un amore che apparso alato ratto fuggì privando le mie pupille di esistenziali guizzi di luce. Resati irreperibile quaggiù, nell'aldilà, in cui so che credi, forse ti rintraccerò nel mezzo di un folto nugolo di ombre, per riannodare un filo doppio da te, senza pietà reciso.
Ascolta le sue parole Ti dice di non piangere Ti sussurra non disperarti Ti racconta la verità Ti urla vivi
Poesia mia Vai dal sole e raccogli il suo calore Vai dall'acqua e raccogli il suo tepore Vai dalla terra e raccogli i suoi frutti
Portala a lei, lei seduta su quel sasso in riva al mio pensiero quella dolce ragazza indifesa, pensierosa, felice, dubbiosa e incantevole che sta pensando alla sua vita al suo dolore e a tutto il resto.
Ascolta le sue parole Ti dice di non piangere Ti sussurra non disperarti Ti racconta la verità Ti urla vivi
Poesia mia Raccogli i suoi pensieri. Racchiudili nei desideri. Racchiudi la sua vita e raccontamela
Racchiudi i suoi sogni e mostrameli Portali a me, fammeli leggere. Fammi sentire quello che sente. Fammi vedere quello che vede. Fammi provare quello che prova. Falle capire che le voglio bene. Falle sentire il mio cuore che batte, quando la vede. Falle sentire i miei pensieri. Falle vedere i miei ricordi. Falle rivivere i bei momenti Falle risentire le emozioni provate. Falle sentire i dolori della vita passata.
Liberami da questo essere... Manda via da questo cuore le ombre, da questa mente gli spettri, da questi occhi i ricordi. Basterebbe un sorriso, basterebbe il tuo viso, basterebbero le tue mani. E non avrei più paura del domani.
Piano piano apro il cassetto dell'anima mia. Cerco e trovo: i fili arancio dell'allegria; i fili rossi della pazzia; i fili neri dell'odiare e i fili bianchi, ancor più belli, del perdonare.