E passeranno giorni, mesi, anni. Le nostre storie non cambieranno. Ci ripareremo dalle persone, frequentandone altre. Ci ripareremo dalla sofferenza, ridendo per le stronzate. Ci ripareremo dal caldo, buttandoci in acqua. Continueremo ad inseguire i nostri sogni, i nostri obiettivi. Continueremo a sperare, a pensare, a mangiarci i nostri sospiri. Ognuno vittima del proprio essere, sbagliato o non. Solo gli invidiosi vorranno giudicare. E continueremo entrambi così: tu nel tuo bastardo modo d'essere, io nel sperare che tu possa cambiare. E passeranno ancora giorni, mesi, anni. La vita è un'altra cosa, vorrei farti capire. La vita è un'altra cosa, forse me lo hai già dimostrato.
C'è qualcosa nell'aria, che ci unisce e ci riconduce l'uno all'altro, a dispetto di ciò che appare. È un pensiero costante e frequente che alimenta una quotidianità, latente ma costante. Questo qualcosa, non subisce né pioggia né vento e non muta espressione neanche al sole. Io lo chiamo amore, tu chiamalo come vuoi!
Una luce da lontano si avvicina. Corre verso di me! Ma cos'è? È una Stella. Oh, cara luce, è bello vederti. Troppo tempo ho trascorso al buio. Finalmente, di nuovo illuminato. Ti prego, stai vicina a me. Non andartene. Segna il mio percorso, Illumina il mio cammino, Uccidi il mio passato. Se accetti di rimanere, io farò di te la mia regina. La mia Stella polare. Adesso non ti rimane che darmi una risposta. Basta un Si Per dar vita ad un nuovo Universo.
Una luce che si accende nel buio un raggio di sole in mezzo a una tempesta, un sorriso in mezzo a un mare di lacrime, un bambino che nasce in mezzo a una guerra, un pezzo di pane in mezzo alla miseria, una faccia amica in mezzo a tanti nemici, un coperta calda in una notte gelida, un bicchiere d'acqua in mezzo al deserto, il sorgere del sole dopo ogni tramonto, la certezza che ci sarà un altro giorno per qualcuno. Tutto questo si chiama speranza.
Un giorno di primavera scrivendo e scherzando mi accorsi quanto sei vera ridendo e cantando. I tuoi dubbi e i tuoi difetti li confronto con i miei mi accorgo che son perfetti più che mai li rivivrei. Enigmi, codici e segreti non bastano per confortarti fra le tue pareti anzi intralciano. Non voglio farti del male preferisco disubbidire al mio cuore sprofondare nell'infinito mare e portare con me il tuo amore. Sei piccola, sei dolce mi lasci senza le tue parole hai rubato il mio cuore sei il mio Raggio di Sole.
Nell'anticamera del cuore vuoto, immobile una vetusta signora silenziosa ho visto aspettare. Strano, è incomprensibile non ha fretta di entrare! Uno sbirciare dalla toppa di tanto in tanto, poi quella assenza di impazienza, che tanto stride con il concitato correre della gente per la vita, va convincendomi che la nera velata che fuori sosta attender più non debba. Apro la porta e gentile con un mezzo inchino nella stanza dei miei silenzi l'accolgo. -Venga Signora, dica pure...- -Guardi se ha da fare non importa passerò altro giorno, sa, ho tanti impegni!- Lei, è stato molto gentile, non tutti, è vero, come lei, sono ben disposti a darmi udienza ed io ben so apprezzare il gesto suo! Molti vedendomi orribile e disadorna, fuggir vorrebbero, intimoriti e pavidi, inventano mille scuse per mandarmi via! I suoi occhi non vedo in fuga o rabbrividire, né pugno minaccioso a me rivolto dà spavento a questa Falciatrice sempre in pena per compito ingrato che il fato le ha assegnato. Si lo so, son buia e cupa, cieca, di mezze parole, nessuno mi parla se non con voce roca, solo cuori già impietriti io trovo; qualcuno, una volta..., ora ricordo, mi disse che ben più accetta sarei stata se depliant avessi distribuito pubblicizzando crociere per paesi dove le notti hanno sapore di risveglio e da mattina a sera sulle nuvole si vola. Io, in quei paradisi non sono mai stata e, se qualcuno, mi avesse chiesto garanzie sulla veridicità dell'offerta, onesta, non avrei saputo che dire. Ma non mi faccia essere prolissa, io non sono avvezza agli sproloqui, più trattenermi non posso, a malincuore... devo andare! Quando pur dovrò tornare ricorderò della sua accoglienza, lei è uno dei pochi che, nel vedermi, disumanamente non mi ha sul grugno la porta sprangata! Arrivederci, arrivederci...- Incredulo e stupito da un siffatto personaggio, richiusa l'altra porta ritorno con un sorriso alla vita.
"L'utente da lei chiamato, al momento non è raggiungibile". Al momento non sei raggiungibile? Forse per me non sei mai stata raggiungibile, o forse solo una volta, ma era tana la paura di farmi male... Sei la storia d'amore non vissuta più dolce che abbia mai vissuto. Resta sempre non raggiungibile... sono uno che vive di sogni... e sogni devono restare.
Ci saremmo dovuti incontrare prima o poi da qualche parte, era questo il nostro accordo. Se saresti tu venuta da me o io da te, non ricordo. Creduli, a noi stessi l'avevamo promesso, quasi a fugare il timore malamente celato che forse ciò non sarebbe più potuto accadere. Io lo pensavo e tu non lo dicevi che se ogni falda è prosciugata in pozza d'acqua morta l'acqua non torna mai più chiara. Estinta, or tu sei sotto una croce io a temere per questa mia vita che poco amo e a malincuore abbraccio vuoto ad altro vuoto si aggiunge vero e duro è: ammetterlo! Si cresce di dolore se si scurisce la linea all'orizzonte a cui guardi e così si ruzzola ad ogni oscuramento; viene un soffio gelido in una corte vi passa e strappa foglie morte, tu guardi e con il cuore in lacrime ripensi ad ogni affetto perduto. Appena ieri, con un nodo alla gola, ho dovuto prendere atto che ci saremmo riabbracciati solo nel ricordo. Oggi festosa ad altra vita, tra volte stellate, anima tu torni. Si apre un solco nel cielo e vi passi; il virgineo tuo candore impallidisce quello alato della schiera che ti aspetta. Lassù, già addolcita e conquista il tuo sguardo casto l'infinito indifferente. Per intero percorso il calvario dei giorni, distaccatasi da questo mondo, colomba t'aggiri per elisie sfere sgombra di pena e di dolore dimentica dell'immeritato male che la vita con accanimento ti addusse. Ieri notte, sai io che così di rado sono visitato dal sogno, tua madre ho rivisto come se fosse stata reale: con un sorriso, più ampio e solare di quelli che in cuore conservo da quando era viva, mi ha detto che tu già preghi per noi, per noi che canne al vento frali e ondulanti restiamo, qui, sul ciglio romito di un presente che scoscende e tra indifferenza e stagioni al sole e all'ombra si consuma. Oh povere stente strozzate parole, balbuzie che dir vorrebbero e... non sanno!
Quando con le sue mareggiate uomo tristezza ti palleggia venuto meno il pericolo di dire parole indurite a chicchessia accorrono e fanno ressa nugoli di pensieri che non puoi fermare. Progetti e ricordi, in gran pompa sfilano e ti danzano intorno; ti rivestono con le loro trame li odi e ti mozzano il fiato: tu, chiudi gli occhi e non dici parola. Ieri, oggi, domani... gli sterili figli della nostra vita mortale, i fantasmi del nostro durare che ci ricatturano con le loro storie! Come lontani spari in giorno di festa che l'occhio non vede il cuore che batte e spera il rimbombo ne ascolta. Velleità, ideali pagliuzze accese, faville che pur rivivono nelle pupille espulse da neonati vagheggi nel silenzio chi sa dove frottole andranno a morire! Cederesti del tutto. Poi, improvviso si spezza il cerchio attorno a cui giri senza saperlo rinvieni e ritrovi il respiro. Pacato, dentro più non ti guardi, riprendi il tuo ritmo umano... Ma lo scontento ben presto riparla, allarga le braccia e ti viene incontro di te ancora prende possesso, ti fa suo! Cessa l'interiore sciabordio: ozia l'ora e si annera il tempo; spogliato rimani di ogni senso. Dimesso, tra scherni di ombre che covano fredde sere future riarso ripensi alla vita che passa... alla speranza che al limite vana ti consuma rigonfio d'illusioni. E mentre più accidiato temi gli sfasci che il vuoto perpetua riascolti i passi dei nemico che conosci il niente e la morte. Tra scaglie e pietre arse, assetato di sereno essere pure ritorni a cercare una polla per dissetare la speranza che domani ritrovi un altro te stesso.