Era un'ombra che danzava con la notte masticando i ricordi di leggenda sperduta nel ventre delle zucche di una marimba con note senza vento.
Era un'ombra germinata da semi raccolti in segreto in piena foresta. Le mani toccavano dei raggi di luce caduti da un ramo di um mango in festa.
Era un'ombra che danzava da ore al ritmo dei tamburi scavati nel tempo. Cercava nell'aria un'estasi d'ebrezza battendo la terra con umana dolcezza.
Era un'ombra di uomo o donna, non so, giocando a nascondiglio con la notte. Era vestita di conterie, semi e conchiglie e la luna guardava senza parlare.
D'improvviso il cielo è nero, la foresta cambia la sua voce, un lampo spacca le nuvole un fragore esce dalle rocce.
Il Dio della pioggia è sceso cammina sullo zingo della casa l'accompagnano tamburi forestieri e "makocho" venuti da lontano.
Gli alberi cadono frustrati dal vento, il tetto di paglia è un nido nell'aria, un cane abbaia al Dio che passa e rantola all'angolo come frustato.
Le foglie di mandioca sono d'argento, il miglio s'inchina baciando la terra, le papaie cadono su foglie antiche mentre un pipistrello resta appeso sotto il mio tetto amico.
Così piove in questa terra d'Africa quando il Dio maschio decide di pisciare. Quando invece col sole piove dolcemente dicono: "È Dio femmina che ci vuol bagnare".
Quando l'aureo disco del giorno più non vedrò apparire all'orizzonte e nel mio cielo non vi saranno stelle, quando più non mi giungerà il suono vario dell'onda o gridìo di voci, tacerà per sempre questo mio cuore ma fino ad allora, ancor vi parli la tortura di questa passione, che voi, brama prediletta, con indifferenza, appena ascoltate! Quando dal vuoto imprigionato a voi libera ripenso, in alto vanno le mie inumidite orbite; alle illusioni, promesse strappo perché nel vostro petto cavo un posto sicuro io trovi. Se sapeste nel chiaro guardare, vedreste i miei occhi scuri fissarvi senza tregua; se dai vostri pensieri non escluso, meno penoso sarebbe il ritmo scandito dal mio dimesso andare. È da troppo tempo che guardo le pieghe della vostra bocca senza baciarle; voi non sapete che mi chinerei, fino a spezzarmi, per raccogliere, come primizia, un sorriso, da voi lasciato cadere! Non ponete altri sgambetti a questo cuore che inciampa sulle crespe del vostro animo gelato. Udienza accordate ad un amor che non s'affioca e arrestate la dolce tortura che perpetrate! Guardatemi come la prima volta: un rossore, vi ritornerà dal mio volto.
Volare sui campi di grano, scendere sul mare ad increspare le sue onde, scomodare il manto di mille animali, muovere un vecchio mulino, cantare sulla cima di una montagna. Ho sognato di essere vento, ho sognato di soffiar contento. Ma dove soffierò: se i campi di grano diventano centri commerciali, se il mare altro non sarà che una che una chiazza d'olio, se gli animali li potrò trovare soltanto nelle enciclopedie, dove soffierò, se le pale del mulino saranno bucate, dove soffierò, se le cime saranno appianate? Ho sognato di essere vento ma il mio soffiare ore è un grido e un lamento. Potrei portare la mia voce fra i grattaceli di New York, Potrei scuotere auto e camion perennemente in coda sulle autostrade, ma non mi abbasserò a tanto. Perciò aiutatemi, amici miei, a soffiare con me perché in questo momento mi sento solo e ho bisogno della vostra forza per continuare a soffiare. Ho sognato di essere vento e soffierò finché anche l'aria non diverrà cemento. Forse un giorno l'uomo riuscirà a chiudermi impotente in una scatola ma adesso lasciatemi soffiare perché ho ancora qualcosa da dire.
Il cuore batte forte mentre i minuti scorrono lenti, ancora più lenti nella frenesia dell'ora X. Il trillo del campanello... ... sei tu... ... la bocca secca... ... il corpo un fremito. L'ansia mi assale, il cuore in gola... ... un abbraccio, un bacio e tutto svanisce. Un sogno, il mio sogno nel lago dei tuoi occhi trova pace nell'ardente bacio di un tanto atteso desiderio. Carezze, sguardi, non si hanno parole solo risposte ai nostri pensieri che si fondono core oro dietro lo sprigionio di una fiamma per poi ricomporsi in qualcosa di più prezioso, non cedibile, non acquistabile se non dalle nostre anime. Imbarazzo mentre i vestiti cadono giù nell'attesa di un giudizio che la dolcezza dei tuoi gesti e il calore delle tue mani placa come l'onda del mare si placa nell'immensità delle acque limpide in un giorno d'estate. Sei in me, tu ed io. Un solo io I sospiri risuonano nella mia mente catturando il mio sogno che, consapevole dell'incertezza assapora ogni istante lasciando libero sfogo alle emozioni che forte fanno battere il cuore. Le immagini di noi riflesse allo specchio, i nostri corpi abbracciati cullano i pensieri nella speranza di un domani fatto d'Amore. È successo, il Sogno, il mio Sogno, è divenuto realtà.
Ho visto come trattiamo la nostra Casa. Come distruggiamo il nostro mondo. Come ci diamo da fare per estinguerci. Si versano lacrime e cibo in nome della Carità. Ho visto tutto questo e so. Quanto siamo folli a pensare di poter scappare. Quanto ignoriamo del mondo se pensiamo di dominarlo. E mi chiedo: che accadrà quando il mondo griderà vendetta?
Quando solo ti senti e l'ultimo malinconico spinoso passo di spirale serrandosi ti avvolge e l'animo costringe in oblique tristezze, finisci col tirar pugni nell'aria o sputarti allo specchio pur di sottrarti ai colpi mortali che il dolor vibra al tuo esser vivo. Ad altri dir vorresti di te, delle tue pene... dell'esilio forzato del cuor che indomito non si prostra al corteo d'ombre dei giorni vuoti che passano morti lungo i viali che un tempo furono della giovinezza. Murate restano le parole che sulle labbra mute, come semi rattrappiti in aride zolle, agonizzano inerte. Ignorato dal mondo che con sguardo idiota senza guardarti ti fissa, soffri e contorci te stesso cercando di rifarti le forze, riemergere dal gorgo e aggrapparti all'istinto che trascina alla vita. Al vano gioco ritorni: altre albe verranno dalla volta trapunta di stelle! E se anche la ruota del torchio che le speranze macina non si inceppa, se anche non cessa l'ansia che ti fa infelice, nel sogno amico aspetti che qualcuno raccolga l'opaca sorte che ti inserra per trasformarla in un brivido di luce.
Inutili pensieri offuscano la mente tua, gocce di sudore dalla tua fronte rugosa scendono, forte il dolore di Lei ti prende, come un albero in autunno spoglio e inerme Al trascorrere del tempo vivi questa tua nuova e inaspettata verità, solo, in balia del vento, cerchi una ragione, una ragione che non c'è. Neanche l'arrivo della primavera placherà quel dolore di una vita spezzata prematuramente. Lei dall'alto del cielo veglierà su di Te e su tutto ciò che ti circonda.
Un delicato respiro giunge a me, tu dolce pargolo dormi nel tuo mondo ed io come incantato, rimango ad ammirare il tuo viso, che ai miei occhi si manifesta tondo come la luna e splendente come il sole. Sei la stella del mio cuore, la mia gioia, il mio dolore. Il frutto dell'Amore.