Volare sui campi di grano, scendere sul mare ad increspare le sue onde, scomodare il manto di mille animali, muovere un vecchio mulino, cantare sulla cima di una montagna. Ho sognato di essere vento, ho sognato di soffiar contento. Ma dove soffierò: se i campi di grano diventano centri commerciali, se il mare altro non sarà che una che una chiazza d'olio, se gli animali li potrò trovare soltanto nelle enciclopedie, dove soffierò, se le pale del mulino saranno bucate, dove soffierò, se le cime saranno appianate? Ho sognato di essere vento ma il mio soffiare ore è un grido e un lamento. Potrei portare la mia voce fra i grattaceli di New York, Potrei scuotere auto e camion perennemente in coda sulle autostrade, ma non mi abbasserò a tanto. Perciò aiutatemi, amici miei, a soffiare con me perché in questo momento mi sento solo e ho bisogno della vostra forza per continuare a soffiare. Ho sognato di essere vento e soffierò finché anche l'aria non diverrà cemento. Forse un giorno l'uomo riuscirà a chiudermi impotente in una scatola ma adesso lasciatemi soffiare perché ho ancora qualcosa da dire.
Il cuore batte forte mentre i minuti scorrono lenti, ancora più lenti nella frenesia dell'ora X. Il trillo del campanello... ... sei tu... ... la bocca secca... ... il corpo un fremito. L'ansia mi assale, il cuore in gola... ... un abbraccio, un bacio e tutto svanisce. Un sogno, il mio sogno nel lago dei tuoi occhi trova pace nell'ardente bacio di un tanto atteso desiderio. Carezze, sguardi, non si hanno parole solo risposte ai nostri pensieri che si fondono core oro dietro lo sprigionio di una fiamma per poi ricomporsi in qualcosa di più prezioso, non cedibile, non acquistabile se non dalle nostre anime. Imbarazzo mentre i vestiti cadono giù nell'attesa di un giudizio che la dolcezza dei tuoi gesti e il calore delle tue mani placa come l'onda del mare si placa nell'immensità delle acque limpide in un giorno d'estate. Sei in me, tu ed io. Un solo io I sospiri risuonano nella mia mente catturando il mio sogno che, consapevole dell'incertezza assapora ogni istante lasciando libero sfogo alle emozioni che forte fanno battere il cuore. Le immagini di noi riflesse allo specchio, i nostri corpi abbracciati cullano i pensieri nella speranza di un domani fatto d'Amore. È successo, il Sogno, il mio Sogno, è divenuto realtà.
Ho visto come trattiamo la nostra Casa. Come distruggiamo il nostro mondo. Come ci diamo da fare per estinguerci. Si versano lacrime e cibo in nome della Carità. Ho visto tutto questo e so. Quanto siamo folli a pensare di poter scappare. Quanto ignoriamo del mondo se pensiamo di dominarlo. E mi chiedo: che accadrà quando il mondo griderà vendetta?
Quando solo ti senti e l'ultimo malinconico spinoso passo di spirale serrandosi ti avvolge e l'animo costringe in oblique tristezze, finisci col tirar pugni nell'aria o sputarti allo specchio pur di sottrarti ai colpi mortali che il dolor vibra al tuo esser vivo. Ad altri dir vorresti di te, delle tue pene... dell'esilio forzato del cuor che indomito non si prostra al corteo d'ombre dei giorni vuoti che passano morti lungo i viali che un tempo furono della giovinezza. Murate restano le parole che sulle labbra mute, come semi rattrappiti in aride zolle, agonizzano inerte. Ignorato dal mondo che con sguardo idiota senza guardarti ti fissa, soffri e contorci te stesso cercando di rifarti le forze, riemergere dal gorgo e aggrapparti all'istinto che trascina alla vita. Al vano gioco ritorni: altre albe verranno dalla volta trapunta di stelle! E se anche la ruota del torchio che le speranze macina non si inceppa, se anche non cessa l'ansia che ti fa infelice, nel sogno amico aspetti che qualcuno raccolga l'opaca sorte che ti inserra per trasformarla in un brivido di luce.
Inutili pensieri offuscano la mente tua, gocce di sudore dalla tua fronte rugosa scendono, forte il dolore di Lei ti prende, come un albero in autunno spoglio e inerme Al trascorrere del tempo vivi questa tua nuova e inaspettata verità, solo, in balia del vento, cerchi una ragione, una ragione che non c'è. Neanche l'arrivo della primavera placherà quel dolore di una vita spezzata prematuramente. Lei dall'alto del cielo veglierà su di Te e su tutto ciò che ti circonda.
Un delicato respiro giunge a me, tu dolce pargolo dormi nel tuo mondo ed io come incantato, rimango ad ammirare il tuo viso, che ai miei occhi si manifesta tondo come la luna e splendente come il sole. Sei la stella del mio cuore, la mia gioia, il mio dolore. Il frutto dell'Amore.
Quanto tempo ci ha separato, dove eravamo noi due... alla ricerca di un affetto, alla scoperta di una verità... all'entusiasmo poi svanito. Chi ti ha mandato da me, quanti angeli ti hanno sussurrato il mio nome? Ma ora posso viverti, scoprirti profondamente... ora puoi vivermi, abbracciarmi teneramente... non ci sarà tempo che ci separi, nessun rimorso che ci richiami... il mio rimorso ora sei tu, per non averti vissuto finora in tutta questa vita.
Tardiva dispare l'ultima stella nel cielo. Albeggia. Spirati sono i notturni sogni. Sbuca il giorno, longevità di tedi, cruda lentezza d'ore per chi come te niente si aspetta, uomo solo! Tu certo ricordi le gremite vie da tempo più non ripercorse come alle prime luci ricominci lo spingere, il pestare, il gran vociare, i tafferugli dei credenti in corteo alla supplica diurnale delle illusioni! Fuggito dagli altri, sposato te stesso, rintanato da tempo nel tugurio dei giorni un fiume in magra dentro ti corre detriti di sangue sedimentano, stagna una tremore in arterie spossate; un affievolire di flussi ti stanca di essere vivo; vano aspetti la bonifica di un sorriso, una interiore implosione di palpiti uno scoppio di riso da labbra mute... La bussola che non illuso pur segui va impazzita e senza meta tutte le direzioni per te sono uguali, l'ora della meridiana sul quadrante dei giorni perduti ripercorre il ritmo del dolore che si ravviva, nel buio ritrovi i pioli della pena che risali, nell'ombra del mondo ti lasci svanire. Dimmi: - Tornerebbe la speranza se cessasse il grido di ali spezzate, se ritrovassi la magica chiave per la toppa del cuore? - - Ma l'illusione manca! - Tu dici! - In una radura spopolata, dalla vita sono stato sbattuto e ivi, sosto smarrito: corre e si assembra il nulla che mi parla, un silenzio di sale mi nutre; pensieri amari insabbio e spalo asciugando lacrime al sole. Senza fine è l'attesa in questa caducità di uno sconvolgente accadimento umano. - Chi ti occupa e opprime? Ah, cosa potrà mai più decantare il limaccioso respiro che a malavoglia ancora ti tiene in vita? - Oh uomo solo, come ti somiglio! All'aratro del tempo seguirà un solco solo vi giaceremo entro per sempre.
Nel tedio dei giorni vuoti dalla tolda, confusa tra mille, un fazzolettino colorato ti ho visto agitare additando un saluto a me canuto fermo sul molo! Un refolo messaggero me ne ha portato il profumo ma il tuo veliero, presago delle sirti della rada, in rotta già dirige per altri porti; all'estremo limite scomparso qui non farà mai scalo, ed io che giammai potrò raggiungerti, col pensiero, appena potrò mandarti un bacio! Senza essermi stata accanto, vanita e non rinvenibile, ancestrale candore di cigno più non ti rivedrò apparire dall'orizzonte dei sogni perduti nell'intorpidire del ricordo. Eluso il richiamo di un terrifico strapiombo fuggirò tra ritrovate solitudini; da un ermo promontorio nelle compagne ore infelici che in stuolo già mi aspettano, scruterò azzurre distese a te pensando, sole che scompari; serioso, ti raggiungerà il cuore abbaglio di sogno non consumato. Ah allucinazioni in viluppo tripudi vissuti, amenità volatili, che sempre mi restano dentro quando pura magnificata essenza, salsedine ti riporta il mare!