Sì, è proprio vero, quando sembra che la tua anima stia per librarsi, ecco che quell'uragano si ripresenta ai tuoi occhi, sì... così tempestivo, impulsivo, imperterrito... E ti prende, ti trascina via, ti porta in abissi infernali... E la tua mente si oscura, i tuoi pensieri si confondono, la tua anima si spegne... Si spegne di quella luce che aveva donato le ali ad un animo terreno...
Il canto delle fronde dell'albero cheto, il fremito della vita, nel bosco smeraldo, come vento hanno spazzato il pensiero lieto della dama tra le canne, del suo sguardo spavaldo.
La rabbia dell'onda che infrange lo scoglio, esso non morirà, resterà sepolto, dolente guardiano sul mio cuore veglio, l'anima segnata porterà sempre il tuo volto.
Tra i passi incerti sfrigolano le bronzee foglie, tra la spuma che sprizza avanza dolente il lupo, sulla strada di grigi ciottoli si accascia la moglie, il vento ha parlato fra le canute canne, ora sferza il nero dirupo.
E sto quì ascoltando ciò che ci accumuna, ascoltando quelle parole impresse ormai nella mia mente, e che vorrei fossero realtà... E sto quì, fra i miei sogni, li vedo... sì sono proprio lì... a un passo dalla mia mano eppure non riesco ad afferrarli... E sto quì, tra lacrime e sorrisi, disegnando il tuo volto nei miei pensieri, cercando di renderlo sempre più indelebile... E sto qui per vivere dei tuoi sguardi silenziosi, dei tuoi sorrisi nascosti, del tuo essermi indifferente e dedito allo stesso tempo, del modo in cui mi fai sentire per vivere di te... E sto quì, sperando in un nuovo miraggio che solo una tua parola potrà darmi...
Giungi dall'Est per me così lontano come un fragile ma indomito uccello migratore
Vuoi sfuggire ai tuoi passati tormenti e trovare nuova linfa per la tua giovane vita
O forse sei qui alla ricerca della via eterna per la tua anima perduta
Il tuo sorriso incanta il mio animo attento
Le tue buffe confusioni son dolci note per la mia ferrea logica
La tua gioia di vivere mi avvolge in un dolce abbraccio foriero di calde sensazioni
Ed è per questo che le rigide porte del mio cuore cedono inesorabilmente come un forte ben armato ma pur sempre indifeso alla forza debordante di un grande esercito
Ma a volte, si sa, la vita è crudele e ti dà ciò che ripugni e ti toglie ciò che ardentemente desideri come in un pazzo e scellerato gioco senza senso
E quindi siamo qui a contemplarci solamente le nostre virtù nella ormai inesorabile certezza che mai un domani saranno completamente condivise dalle nostre anime e dalle nostre menti.
Buona fortuna comunque mia piccola grande Natasha.
Quando vetrina di cristallo puro incontaminato mi mostri, Mare, un cosmo di sconosciute creature, quando lampeggiano riflessi di vitree scaglie o spume o in un video immaginato zampilli i tuoi giganti esplodono, quando percorro l'offesa piaggia al morir di un mareggio e mi imbatto in carcasse di conchiglie o stracci di fondali o in uno sparuto osso di seppia stupito allor mi sovvien che nella notte dei tempi da te, principio equoreo, un giorno emersi uomo. Ah quante volte rapito familiare il tuo palpito riascolto come ai tuoi ritmi che di improvviso mutano altezza e tono mi abbandono! Come seguo il lacerarsi dello smisurato telo d'azzurri ad ogni strappo di vento; come ti sciorina l'insulto dei nembi al sopravvenire di una bufera! E il tuo viso che si corruga all'insorgere di un delirio lontano, le nivee frange che attaccano e devastano lidi, i getti di pulviscoli cristallini che spezzano lo sguardo all'orizzonte levato, il risucchio rabbioso di bocche ebbre al dilatarsi dei tuoi polmoni, gli scompigli di ectoplasma, i bollori di salsedine che si scagliano su venati ciottoli di riviere: cancellazione di battigie, rovesciar di scafi, affondar di navigli! Oh calma divina quando stremato in bonaccia ti assopisci in un accadere nullo! Incessante viver il tuo che ti rinnova sotto lo sguardo di un sole passante che si specchia e dilegua al passo dell'ora. È in questa immensa tua statura che un piccolo me accresciuto si ritrova che più gagliardo un sangue ritorna e mi ricaccia nel giogo della vita persuaso da richiami ineludibili giunti da fraseggi di altri sogni...
Solitario vagabondo senza fato, tu solo hai visto lo splendore delle bianche luci, candide vie degli esseri dolenti segnati dal marchio porpora dello sguardo fiero, azzurrina luce dei suoi occhi stanco e malfermo avanza il suo passo, montagna scossa dalle grandi radici la cui cima nera non comprende e nell'ovattato silenzio attende il mediatore, che dorme fra gli spiriti sorriso dal sole.
All'ombra di un albero solitario aspetto il Bibi del villaggio. La sua risposta mi viene da lontano da un mondo abitato da persone piene di sapienza e poche parole.
Immobile scrutava l'aria del mattino posata sui fiori del mango secolare. Un tucano batteva il suo becco richiamando la notte nella tana.
Lo guardai racchiuso nel silenzio. Non ruppi il suo segreto. Era un vecchio che parlava coi morti consultando l'oggi, ieri e il domani.
All'ombra di un mango mi fermai ascoltando il Bibi che parlava. La sua voce limpida di silenzio mi riempì il cuore e mi lasciò contento.
Era un'ombra che danzava con la notte masticando i ricordi di leggenda sperduta nel ventre delle zucche di una marimba con note senza vento.
Era un'ombra germinata da semi raccolti in segreto in piena foresta. Le mani toccavano dei raggi di luce caduti da un ramo di um mango in festa.
Era un'ombra che danzava da ore al ritmo dei tamburi scavati nel tempo. Cercava nell'aria un'estasi d'ebrezza battendo la terra con umana dolcezza.
Era un'ombra di uomo o donna, non so, giocando a nascondiglio con la notte. Era vestita di conterie, semi e conchiglie e la luna guardava senza parlare.
D'improvviso il cielo è nero, la foresta cambia la sua voce, un lampo spacca le nuvole un fragore esce dalle rocce.
Il Dio della pioggia è sceso cammina sullo zingo della casa l'accompagnano tamburi forestieri e "makocho" venuti da lontano.
Gli alberi cadono frustrati dal vento, il tetto di paglia è un nido nell'aria, un cane abbaia al Dio che passa e rantola all'angolo come frustato.
Le foglie di mandioca sono d'argento, il miglio s'inchina baciando la terra, le papaie cadono su foglie antiche mentre un pipistrello resta appeso sotto il mio tetto amico.
Così piove in questa terra d'Africa quando il Dio maschio decide di pisciare. Quando invece col sole piove dolcemente dicono: "È Dio femmina che ci vuol bagnare".
Quando l'aureo disco del giorno più non vedrò apparire all'orizzonte e nel mio cielo non vi saranno stelle, quando più non mi giungerà il suono vario dell'onda o gridìo di voci, tacerà per sempre questo mio cuore ma fino ad allora, ancor vi parli la tortura di questa passione, che voi, brama prediletta, con indifferenza, appena ascoltate! Quando dal vuoto imprigionato a voi libera ripenso, in alto vanno le mie inumidite orbite; alle illusioni, promesse strappo perché nel vostro petto cavo un posto sicuro io trovi. Se sapeste nel chiaro guardare, vedreste i miei occhi scuri fissarvi senza tregua; se dai vostri pensieri non escluso, meno penoso sarebbe il ritmo scandito dal mio dimesso andare. È da troppo tempo che guardo le pieghe della vostra bocca senza baciarle; voi non sapete che mi chinerei, fino a spezzarmi, per raccogliere, come primizia, un sorriso, da voi lasciato cadere! Non ponete altri sgambetti a questo cuore che inciampa sulle crespe del vostro animo gelato. Udienza accordate ad un amor che non s'affioca e arrestate la dolce tortura che perpetrate! Guardatemi come la prima volta: un rossore, vi ritornerà dal mio volto.