Poesie personali


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie personali)

La Fattoria di Bradin

Pioggia di guerra
sulle teste dei soldati
Nel baratro di una guerra da cani
Pelle segnata e ferita
Sguardi in fuga oltre ogni frastuono

Pioggia di guerra
sulle teste dei bambini
Con il peso dell'odio negli occhi
Giochi di guerra fuori nei cortili
Ronzio di mosche
su orecchie sorde e bocche di fame

Pioggia di guerra
su corpi nudi di donne
Violenza carnale senza passione
Urlo di paura
sibilo di proiettile
Al di là della linea di confine.

Pioggia di guerra
sulle case di periferie
Bruciate in attimi di lucido bang umano
Bomba odio senza avviso
E distruzione intorno alla fattoria di Bradin

Pioggia di guerra
Sul cortile della stazione
Treni in fiamme sui ponti di ferro
Crateri e buche nelle strade deserte
Acqua veleno da Pristina a Novi Sad

Pioggia di guerra
Bagnati di odio
Avanzano eserciti fantasma
Senza un nemico da scovare
Senza bersagli da colpire
Senza fiori da regalare

Pioggia di guerra
sui carri che vagano nei campi
In file interminabili di speranza e fatica
Oltre ogni muro di indifferenza
La sera
sugli altipiani
tende e stracci
Chiazze di dolore perse in un lembo di terra ferita

Pioggia di guerra
Su questa terra di nessuno
tra una parte e l'altra del mare
Terra contesa col sangue di corpi in pace
C'è pioggia negli sguardi stanchi e tristi
con ancora un pezzo di vita da buttare

pioggia di piombo
pioggia di fuoco
pioggia di odio
pioggia di nulla

bagnati da una pioggia assassina
senza più vita da vivere
sono uomini e donne

Perduti.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie personali)

    12 Settembre 1966

    Sei comparsa al portone
    in un vestito rosso
    per dirmi che sei fuoco
    che consuma e riaccende.

    Una spina mi ha punto
    delle tue rose rosse
    perché succhiassi al dito,
    come già tuo, il mio sangue.

    Percorremmo la strada
    che lacera il rigoglio
    della selvaggia altura,
    ma già da molto tempo
    sapevo che soffrendo con temeraria fede,
    l'età per vincere non conta.

    Era di lunedì,
    per stringerci le mani
    e parlare felici
    non si trovò rifugio
    che in un giardino triste
    della città convulsa.
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      in Poesie (Poesie personali)

      Di fronte alla sieve

      Seduto sul greto di questo fiume torto
      che scorre anonimo e perso, sono solo,
      senza i miei amati denti da latte attorno,
      unico senso, ingombrante aspettativa;
      e l'eco non giunge di temerarie madri,
      né il silenzio di fedeli compagne.

      Sono solo come un cactus e da questo rigo
      d'acqua piango la sorte di sponde separate.

      Verità vecchie e nuove, come pesci, tra le mani
      mi scivolano, filando, non le ripescherò più.

      Fiume dannato!

      Questo incessante andare, moto
      castrante ti vorrei gelare, tanto
      da unire questo mio margine:
      ingannevole solidità tra di noi.

      Natura spoglia perché non mi doni il volto noto?

      Una bigia prende il volo tremato momento.

      Sono solo e certo su questo greto che l'alveo temuto
      non tenterai intraprendere per giungermi accanto.
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        in Poesie (Poesie personali)

        L'opportunità del domani

        C'è sempre un dolore nella vita:
        uno sguardo appeso a una finestra,
        una lacrima negli occhi d'una bimba,
        un uccello ferito da uno sparo,
        una madre che ha perso suo figlio!

        C'è sempre una speranza nel mattino:
        una rosa è nata nel giardino,
        un buco d'ozono è sparito,
        il vecchio ha il cuore d'un bimbo,
        il cancro è già stato vinto !

        C'è sempre un'opportunità nella sera:
        ritornare sui propri cammini,
        scoprire l'Ulisse del futuro,
        la Beatrice dei propri sogni,
        il Paradiso di amori perduti.

        C'è sempre un domani maturo:
        un bimbo fatto uomo,
        una bimba diventata madre,
        gli animali padroni dei boschi,
        la Terra culla della Libertà.
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          in Poesie (Poesie personali)

          L'uomo della violetta

          Era un uomo o un'ombra nel vento
          quella voce appesa sull'albero rotto
          piena di silenzi di luna mattutina
          quando l'anima è ancora bambina?

          Era forse la pioggia perduta nel cielo
          dopo una notte passata all'aperto
          con un cane in cerca d'un padrone
          e il padrone in cerca di se stesso?

          Sono certo che era qualcuno, solo,
          con gli occhi pieni di tristezza,
          con le mani aperte verso il cielo
          e piedi ben poggiati sulla terra.

          Era la voce che si sente nella notte,
          il sospiro delle cose amate a stento,
          il passo lento d'un uomo maturo
          cercando nel bosco una violetta.
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