Salire e scendere questo tragico bianco dentro il colle madre che pasce sui fianchi in corolle di tanti ricami pennellate di tanti colori adottati dall'astro perenne nutriti da linfa piovosa.
È un piacere guardarvi che rallenta il profumoso percorso in fondo alla via ridono ancora gli occhi ride ancora il cuore.
I primi doni della vita nei fiori di primavera dischiudono un sorriso; una lacrima segna il volto del cuore come una stilla di rugiada, sollievo e passione, una perla apre un'eterna primavera. La tua voce trapasserà il tempo, aurora dalle dita dorate accarezzerà un mondo di luce, e apparirai come dolce armonia, una speranza ed una promessa.
Quel foglio macchiato ti sperde nel mondo attrice impacciata ora sai gli anni perduti a trasmettere tutto di te. Strada fatta. Erba bruciata e tu girasole solitario resti immobile ai margini del campo di gramigna. Il sole ti assolve un peccato veniale che i puri stanno a guardare voglia di fuggire forse l'unica scelta è dormire.
È un'eco dell'anima un palpito d'ali che s'insinua nel cuore. Silenzio e contemplazione sono il suo volto. Il radicale finire non compie l'amore perché intimità mistica intuizione dell'essere. Un raggio creatore lo matura, cresce fatto foresta e mondo con più anima sovra terra inospitale.
Da tempo non so distinguere emozioni so scrivere però i pensieri ti vedo che forgi cupo vedo il tuo sguardo inquietante vedo l'arte che ti abbraccia sento il tuo desiderio dell'immutabile sento che graffi mordi la vita ma vedo che sai lisciare i giorni oggi mi turba come ti vedo mi turba come ti sento mi turba come ti ascolto e sei come sei mi spaventa.
Immagine di luce un angelo etereo un amore immortale consumeranno giorni della vita. Quanti incanti sentimenti austeri per i miei occhi dalle luci eterne. L'amore non divide la sua immagine abbaglia avvolge travolge inebria. Voce solitaria germoglia selvaggia primavera perenne luce della vita. Principessa d'un amore segreto melodia di fili dorati avvinti alla vita. Chimera di luce voce di dolore mistero perenne d'infinito amore.
Volevo sogni reali che domani diventassero regali volevo galoppi solari di mete serene raggiunte volevo parole di oro prive di false voci volevo dieci sorrisi belli dove cento gioie nascere volevo un angelo folle anche un demone tenero volevo certezze di carezze dove risognarmi sempre invece esistevi.
Vano volare nel tempo di libertà scevro nel duro cercare quotidiano vagare di cenci come attimi di verità lontane in mezzo ad un incedere lento di giorni consueti, in una crisalide di tenebre scendere nel profondo dell'ignoto. Vita e morte sola speranza informe per camminare fino a sera e rendere il tempo sogno estatico sonno eterno. Si torce la vita impudente di giorni vani portatori di speranze fallaci, di tedio un mondo triste si dipana nell'orizzonte livido di morti.
Un infinito dolore che il volto ha reso triste nel suo peregrinare tra albe e tramonti contemplati nell'anima e nel ricordo. La vita un nulla, ma nel cuore il desiderio del mondo, di volti familiari, occhi velati dal cielo pur contemplato e pregato in un bagliore di luce fuggente. Ora guardo il tempo che passa, saprò sperare nell'attesa dell'incanto di stringere la sua mano.