Poesie personali


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie personali)

Otto e mezzo

Sono apparsi tutti
i personaggi
del mio povero proscenio
con superbia tracciano l'ultimo scorcio di via
custodi del provino
di chissà quali comparse
o supponenti primiattori.
Io sono l'edificio
cementato dalla loro presenza
quasi come forme sull'orlo del tempo
madri presenti.
Li sento nella circolazione sanguigna
dei muscoli
col tonante fragore dell'assoluto.
Operai instancabili
dei pensieri fragili
medici della filosofia quotidiana.
Mattatori che si alzano
dall'obitorio della notte
raccontano vecchie storie
sempre le stesse
con lo stesso viso di allora
e lo stesso suono della laringe
il monologo della vita.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie personali)

    Vita

    L'orizzonte tra le fusa
    di un aquilone
    che si sposta nelle onde del vento
    sul ciglio di un mondo deserto
    gli occhi fissi al barlume di un cielo muto
    senza risposte: ad ogni pensiero
    ceruleo o nelle liti tempestose
    carcerato nel singhiozzo del reale.
    Ora solo un campanaccio
    di ritorno dall'alpeggio
    mi cinge con vigore
    alla parata della vita.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie personali)

      La rivoluzione

      Nella simbiosi dei mille colori dell'epidermide
      negli stessi deboli neuroni
      la rivoluzione
      nella scuola per l'unico fine: l'emancipazione
      e la scure al cervello
      della scuola delle differenze
      la rivoluzione
      a bersaglio del dogma
      ma nel centro libero
      della comune umana
      la rivoluzione
      nella ricchezza di tutte le voci
      e nei generi scrollati
      dal potere del dominio
      la rivoluzione
      l'orizzonte della dissoluzione
      dell'afflato padrone
      e il naufragio cosciente dell'individuo solo
      la rivoluzione
      l'economia del destino dialettico
      che si esaurisce
      nella rivoluzione.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie personali)
        Lettera da te Sono stanco
        mi scrivi
        sono stanco
        della notte delle streghe
        dello sguardo sempre uguale
        sul mio culo da lebbroso
        mi scrivi
        è difficile sai
        terribilmente difficile
        prendere la responsabilità di essere frocio
        sono stanco delle omelie
        delle tonache con gli scarponi chiodati.
        Che senso di nausea
        di schifo
        mi scrivi
        baciarmi nel buio come un assassino
        sfiorare l'amore nella prigione del silenzio
        rubare la felicità dietro i vetri
        nascosto dal mondo "normale"
        e fuori solo dita puntate
        parole di veleno
        sulle mie cosce aperte come una puttana
        sono stanco
        mi scrivi
        non combatto più
        "l'inferno sono gli altri"
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie personali)
          La Tregua L'occhio non vede
          dove il cuore incespica
          e il palpito incolore s'incaglia sui binari dell'indifferenza.

          La memoria si è affievolita
          imbarbarita e sola
          posta sull'altare del buio.

          Sono segni da restituire
          per la pianta assetata dell'uomo
          per i figli orfani della storia.

          ** il titolo è tratto dall'opera di Primo Levi "La Tregua".
          Molte volte il nostro piccolo occhio e il nostro cuore
          dimentica la sofferenza dell'umanità, tutto viene revisionato,
          anche il nostro ricordo.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie personali)
            Favelas In questo bosco di nullità
            dove il semplice calore dell'alito
            cancella i segni del tempo
            dove la palude
            confina col cielo
            e come birilli le piccole vite per gli squadroni
            sorge nella pece uno scampolo di vita.
            Sono margini d'esistenza
            a cavalcioni sull'inferno
            e all'orizzonte piedi nudi su vetri appuntiti.
            Copri di fango
            i loro occhi frigidi dal freddo
            perché la sabbia di Rio
            si vende a chi trova un altro Brasile.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie personali)
              Don't cry Argentina Don't cry Argentina
              sui tuoi aerei pieni di urla
              sopra corpi scaraventati nel mare
              dal cielo con i tuoi scarponi militari
              don't cry Argentina
              con la coppa del mondo
              innalzata dai sorrisi assassini
              dei tuoi Videla
              don't cry Argentina
              sullo sguardo delle madri
              intorno a piazza Major
              con gli occhi di corpi straziati
              le unghie e la lingua recise della libertà
              dont'cry Argentina
              sulla notte omicida
              della tua storia.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie personali)

                Il vestito più bello

                Ti ho disegnato addosso il vestito più bello
                e ti ho guardato a lungo.
                Sono arrivata fino alla porta del cuore
                ho aperto ed ho guardato anche là
                e mi è piaciuto quello che ho visto,
                o forse ho visto quello che mi è piaciuto...
                su, su, sono entrata nella tua testa
                ed ho letto i pensieri,
                ho letto quelli scritti con la mia grafia,
                erano belli e dentro c'ero anch'io.

                Ti guardo e penso:
                se ti spoglio cosa resta?
                Cosa resta sotto il vestito,
                dentro il cuore, nella testa...
                Cosa resta di quello che vedo,
                di quello che leggo,
                di quello che penso che tu sia?

                Resto io.
                Resta la mia passione stupida
                che con la violenza di uno schiaffo sonoro,
                improvviso,
                ritorna ogni volta al mittente.

                Resti tu.
                Quello vero,
                quello che non conosco,
                che non oso guardare,
                e che forse non mi piacerebbe neanche...

                Ma è così bello il tuo vestito,
                non toglierlo,
                voglio guardarti ancora!
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